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James
Passai oltre la porta. Lisa stava seduta con una tazza di tè fumante tra le mani. Era nervosa, lo capii subito perché da quando era piccola aveva un tic alla gamba, la faceva tremare per rilassarsi. Gli occhi di mia sorella erano puntati sul foglio bianco e la penna che erano depositati sul tavolo. Aveva l'aria preoccupata, sapevo che era colpa mia. 

M'avvicinai e presi un profondo respiro anche se in realtà io non respiravo più da tempo. Avevo intenzione di raccontarle ogni cosa. Non sapevo quali sarebbero state le conseguenze, ma lasciarla all'oscuro di tutto pensavo che fosse molto peggio. C'erano delle leggi da rispettare, ma ormai avevo già infranto la prima e stavo continuando a infischiarmene volontariamente. Mossi la penna e la vidi trasalire. 

«James?» chiese speranzosa. I suoi occhi vitrei assunsero la luce vitale che li contraddistingueva. 

«Sì» scrissi sul foglio e prima che mi chiedesse altro incominciai a raccontarle tutto.

Ci fu qualche pausa in cui la penna mi sfuggiva dalla presa e poi mi era impossibile riacciuffarla. Avevo messo sotto sforzo la mia concentrazione e quando finii mi sentii affaticato come se avessi corso una maratona. Chi l'avrebbe mai detto che un giorno scrivere sarebbe stato difficile come lo era fare la cavallina durante l'ora di educazione fisica... 

I raggi del sole pomeridiano stavano lasciando spazio ai colori più artistici del tramonto. Lisa aveva una calma imperturbabile, niente aveva mutato la sua espressione. La sua concentrazione mentre scrivevo somigliava a quella quando leggeva un libro che l'appassionava. Questo mi spaventò. Iniziai a pensare pure che forse mia sorella era un demone e mi aveva tenuto tutto nascosto. 

«Quindi Romya in realtà si chiama Aymor? Ed è un demone che hanno trasformato in umana?»
«L'ha trasformata il Gran Maestro» scrissi correggendola.

«Uhm... poi ci sono altri demoni come i Tau che hanno le corna e le zampe...» fece una pausa «Com'è che invece, questi tizi, Grytelk e Damien sono due... aspetta come hai scritto tu...» cercò nel foglio e poi rialzò lo sguardo «Fighi da far paura. Non dovrebbero essere pure con qualche arto animalesco come tentacoli di polipo o serpenti al posto dei capelli?» Risi a crepapelle. 

Mi era davvero mancata tantissimo la spontaneità di mia sorella. 

Poi scrissi «No, hanno solo una bellezza oscura che attrae tutto come la forza di gravità. Perciò è meglio sapere subito quanto il loro aspetto sia compromettente. Credo derivi dal fatto che sono demoni alfa. Comunque Grytelk ha gli occhi rossi come rubini quindi qualcosa di anormale almeno in lui c'è.»

«Ah! Okay» disse come se le fosse leggermente più chiaro adesso. Beata lei io ancora continuavo a non capirci un tubo. 

«Cosa ne pensi?» scrissi sul foglio. 

«Mi sembra di essere in uno dei libri fantasy che leggo!» rispose entusiasta. Credo che il gene dell'amor proprio sia mancante anche in mia sorella. 

Cari mamma e papà, si può sbagliare una volta, ma due è perseverare e voi avete fatto un pessimo concepimento entrambe le volte.

Grytelk
Mi smaterializzai nei miei alloggi. Il profumo familiare di carta riempiva l'aria, c'erano tre pareti ricolme di libri e altri sparsi da per tutto. Studiare incessantemente su qualsiasi volume era uno dei compiti del braccio destro del gran maestro. Dovevo essere sempre informato su qualsiasi situazione si presentava al mio cospetto. 

Prima di me Reaboss aveva percorso lo stesso cammino, e molti dei tomi presenti sugli scaffali mi erano stati concessi da lui. A un mortifero non sarebbe bastata una vita intera per leggere tutti quei libri, ma io già li avevo studiati e quelle parole ormai facevano parte della mia conoscenza. Il mio famiglio mi seguiva come un'ombra. Mi ricordò quando passavo intere giornate chino sui volumi pieni di polvere rossa demoniaca e lui non mi chiedeva nemmeno di nutrirsi per non disturbare il mio studio. Il mio felino stava acciambellato vicino le mie gambe, ogni tanto si sentiva leggermente russare per via delle sciabole che fuoriuscivano dalla bocca.

La mia stanza era come l'avevo lasciata. Niente era fuori posto o comunque stato spostato da qualcun altro. Richiamai la tenebra e la usai per aprire il portale segreto dove solo io e il Gran Maestro avevamo accesso. 

Al centro di un stanza rotonda come una bolla stava il mio Jillem protetto da uno strato di potere invisibile. Chiunque si sarebbe avvicinato tanto a quel oggetto sarebbe rimasto intrappolato da un sigillo creato molto tempo fa.

Il velo trasparente di tenebra riconobbe il mio tentacolo oscuro che come una chiave aprii lo scrigno. Immerso in un fumo rosso c'era il ruban. Era il mio Jillem. 

Un pugnale simile a un incrocio tra uno sfondagiaco e un keris. La sua lama era robusta a brocco e lievemente inclinata. Fatta di ferro demoniaco rosso e lucente come un rubino, al centro una lunga striatura di tenebra nera divideva in due parti il metallo in ambo i lati, poi continuava intrecciandosi all'elsa e creando una decorazione unica nel suo genere attorno al rubino incastonato e sfavillante. Prima il ruban era stato il Jillem di mio padre, e molto tempo fa di mio nonno. Si tramandava nella famiglia Rub, ovvero la mia famiglia, da generazione in generazione.

Quando impugnai l'elsa sotto i miei occhi comparve Reaboss.
Sembrava che si fosse smaterializzato lì all'improvviso, ma sapevo che era solo un'illusione ottica. La sua figura tetra era un ologramma creato con un incantesimo. 

Nelle terre demoniache era questo il modo di mandare messaggi, ed usare il jillem era il modo per accertarsi che solo io fossi stato l'unico destinatario.

«Ho saputo che quella furbetta di Aymor vi è sfuggita nuovamente. È finita nel preparadiso e io sono diretto lì. Creerò un diversivo per liberarla. Sicuramente lei troverà un aggancio sulla terra quindi il tuo compito è trovarla. Non perderla! Trovala e non fartela sfuggire più!» tuonò rimproverandomi. 

«Dovrai scortarla nelle terre di nessuno.» Già una miriade di domande affollavano la mente. Reaboss sembrò leggermi nel pensiero infatti facendo ondeggiare la tenebra che lo ricopriva disse «Senza alcuna obiezione. So già quali saranno le conseguenze nelle terre demoniache senza un Gran Maestro e il suo braccio destro, ma sono questioni che passano in secondo piano quando si tratta di lei.» 

La figura di Reaboss sfumò piano piano fino a sparire.

Sapevo quanto fosse importate Aymor per lui, ma ancora continuavo a brancolare nel buio per le ragioni che la mettevano in cima a tutto e tutti. 


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