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Azarel
Più passavano i giorni demoniaci, e più non potevo fare a meno di accorgermi dell'unicità di quella bambina. Lei mi guardava ancora storto e stava sempre sulla difensiva, come darle torto dopo quello che avevo provato a fare... 

I suoi occhi ambrati erano affamati di conoscenza, voleva sapere tutto di tutto. Amava le storie che le raccontavo sul paradiso e sulla terra. «Ancora» mi ripeteva quando finivo di spiegarle qualcosa. Era la migliore alunna che si potesse desiderare e tutto ciò che le dicevo entrava nella sua piccola testolina.

«Azarel?» mi chiamò una volta mentre sfogliava un libro umano.

«Dimmi»
«Sarò mai corteggiata da un bel principe?» chiese guardandomi con sguardo sognante. Era una bellissima bambina ricca dell'ingenuità infantile.

«Certo avrai una sfilza di corteggiatori» risposi accarezzandole la testolina. Gli angeli non potevano mentire, ma io ero davvero convinto che avrebbe lasciato una lunghissima scia di cuori infranti. Se solo la sua vita fosse durata tanto...

Non avevo mai avuto figli. Mentre mio fratello accoppiandosi con un'umana aveva generato due mezzi luce, ero il loro zio e amavo quei mascalzoni. Però per lei pian piano che passavamo più tempo insieme provavo un sentimento nuovo. Mi stavo affezionando a un abominio. Dovevo rimanere distaccato e invece sentivo il peso della sua istruzione gravare sulle mie spalle. Guardai fuori dalla finestra, mentre lei imparava tutti i tipi di incanti angelici, la terra era scura come una macchia indistinta di petrolio. Alzai lo sguardo verso il cielo e la caratteristica nebbia rossa demoniaca copriva ogni cosa. Mi mancava la volta celeste stellata del paradiso. Chiusi gli occhi e tentai di visualizzarlo mentalmente per non dimenticare da dove venivo.

Aymor
«Le terre di nessuno?» domandai volendo sapere più cose possibili sul nuovo argomento della giornata.

«Chi le cercava mai le trovava. Chi bisogno ne aveva sotto gli occhi il fuoco dell'entrata aizzava.» Cantilenò Azarel in modo automatico. 

«Non capisco...» dissi confusa, quella litania non mi suggeriva nulla.

«Perché non c'è niente da capire. Sono terre neutrali e per andarci non devi avere brutte intenzioni. Nessun conquistatore è mai riuscito a mettere piede in quei posti e neanche gli esploratori angelici o demoniaci.»

«Quindi nessuno sa dove si trovano? E se in realtà non esistessero?» Vidi per un istante l'alone del dubbio comparire nei suoi occhi zaffiro.

«Tutto ciò che è scritto nei libri esiste» disse in tono perentorio.

«Anche in quelli umani?»

«Per quelli ci sono alcune eccezioni.» Il suo volto s'adombrò leggermente e poi ricominciò a parlare «Ritornando a noi, le terre di nessuno sono un'ancora di salvezza per chi volesse mutare la sua vita.»

«In che senso? Qui c'è scritto che solo gli esclusi trovano la via del fuoco» dissi leggendo le parole precise del tomo che avevo tra le mani.

«Il fuoco rappresenta la purificazione. Entri nelle fiamme per bruciare tutto ciò che riguarda la tua vecchia vita e iniziarne una nuova.»

«Perché qualcuno vorrebbe dimenticare tutto?» m'impuntai guardandolo con intensità. Lui ricambiò mostrandomi una certa tenerezza e tantissima pazienza.

«Sei ingenua Aymor, non sai ancora quanto sia lunga e deleteria la vita di un immortale. C'è sempre qualcosa che vorresti dimenticare...»

«Io non vorrò mai dimenticare niente» dissi interrompendolo. Lui mi guardò arcigno «Non fare mai promesse di cui potresti pentirti.»

La parte più brutta dei ricordi era che comparivano nel momento meno opportuno. Distruggendoti internamente e facendoti perdere nella tristezza del passato.
«Che truppaaaa» disse Damien fischiando e guardando i nuovi arrivati.

Will
Avevo le vertigini e tutto ciò che era nel mio stomaco gridava alla ribellione volendo superare il cardias per fuoriuscire dal esofago. Ingoiai il boccone acido e quando la vista tornò normale vidi che di fianco a me avevo una grossa tigre estinta e nessuno sembrava stupirsi di questa cosa. Mentre dall'altra parte della stanza ci stava il grosso cane che era spuntato nelle mie visioni. Sono andato fuori di testa di nuovo... 

Chiusi gli occhi e feci un profondo respiro. Cercai di riordinare i pensieri e ripercorsi a ritroso il tragitto che mi aveva fatto finire nel buco nero della mia immaginazione. Dopo essere stato a casa di Silvio ero stato spinto come da una forza gravitazionale invisibile verso casa di Lisa. 

Quando bussai la porta si spalancò di scatto e qualcuno mi aveva afferrato per il polso trascinandomi in un vortice confuso. Ora ero, come per magia, dentro una stanza di un grattacielo con due animali giganteschi di cui uno doveva essere semplicemente fatto d'ossa e messo sul piedistallo di un museo. Invece, quando riaprii gli occhi, era a due passi da me. 

Feci un altro respiro profondo per non dare di matto e urlare girando nella stanza completamente assalito dal panico che stava prendendo il sopravvento. Sentivo l'ansia appiccicarmisi addosso come l'umidità in una notte afosa. 

«Will?» Quella voce così soave mi colpii travolgendomi e avvolgendomi in una realtà a me sconosciuta. A quel punto niente fu più così strano, l'impossibile era diventato possibile e le mie visioni erano il mio passato che il mezzo luce aveva provato a farmi dimenticare.


Aymor Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora