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Grytelk
Inspirai profondamente per sentire il profumo della paura. Ma al suo posto c'era semplicemente un odore cattivo, quello del coraggio. Non avevo intenzione di assaggiare l'anima di Will però sarebbe stato tutto più divertente... 

«Non hai paura?» gli chiesi costringendolo a stare in punta di piedi visto che tenevo ben tesa, con un filo di tenebra, la corda attorno al suo collo.

«No, tanto ormai so che c'è un aldilà.»

«Sei furbo Will... è per questo che mi piaci ancora meno.» Mi scrocchiai i muscoli del collo e tirai la corda fino a far perdere aderenza al mortifero. Lui mise le mani sotto il gozzo nel tentativo di alleviare la tensione alla gola. Si dimenava come se fosse una lepre tenuta dalle orecchie.

 Amavo le torture più lunghe ma c'era troppo poco tempo. Infatti, mentre gli spasmi di Will diventavano più deboli insieme al battito del suo cuore, qualcuno mi arrivò alle spalle.

«Demone alfa» disse muovendo in modo scoordinato il collo.

 «Tu mi hai invocato. Tu lasci finire a me quel mortifero. Tu, altrimenti, altro sacrificio dovrai portarmi.» 

L'harpazein entrò nella piccola cavità ripiegando le ali. Aveva i capelli neri legati in una lunga coda alta, il viso angelico ma con un ghigno malefico e delle piume corvine come le sue ciocche ricoprivano completamente le sue gambe. Era una femmina, tutte le harpazein lo erano, sui maschi il veleno non aveva avuto alcun effetto se non l'immediata morte.

«Cosa vuoi Grytelk demone della famiglia Rub?» dichiarò solennemente squadrandomi con superiorità, non appena mollai leggermente la presa sulla corda di Will e lui cadde come un morto sul suolo. 

Non rimasi sconvolto quando mi riconobbe, avevo già avuto a che fare diverse volte con le harpazein e sapevo quanto amassero essere saccenti. In realtà erano delle stronze snob amanti dei pettegolezzi che stavano tese come se avessero infilato un bastone su per il culo.

«Voglio sapere l'esatta posizione dell'entrata per le terre di nessuno.» Lei sorrise e delle ombre calarono sul suo viso.
«Devo essere io a ricordarti che nessuno conosce ciò che chiedi?» Era altezzosa e sicura di sé.

«Allora devo aver pensato male... credevo che voi harpazein stirpe tra le più illustri sapeste tutto e di tutti» affermai lusingandola perché sapevo quanto amassero i complimenti.

«Non ti sei sbagliato questa è la pura verità. So tutto e so di tutti.» Si passò una ciocca di lunghi capelli attorno alle dita e poi continuò:


«L'entrata io non so dov'è,
ma qualcos'altro ho in serbo per te.
Qualcuno io conosco che da quel luogo ha fatto ritorno
abita in una casa con un corso d'acqua attorno.
Parlarvi lui non potrà se i vostri scopi nobili non saranno,
e le vostre possibilità in fumo andranno

Recitò solennemente una sorta di profezia, che in realtà non aveva nulla di profetico visto che le harpazein non potevano in alcun modo prevedere il futuro. 

Poi si chinò per strapparsi una piuma nera dalle gambe. Ci soffio delicatamente sopra e una piccola scintilla di luce fuoriuscì dalle sue mani. 

«Prendi questa che da lui vi condurrà» disse porgendomi la piuma incantata. 

«Il tuo famiglio tuo famiglio la traccia facilmente troverà» concluse facendo ancora la rima. Avevo ciò che mi serviva potevo andarmene, ma una strana fitta mi colpii allo stomaco. Sicuramente perché avrei voluto uccidere io Willy, ma come si dice non si può sempre avere tutto...

Mi smaterializzai proprio mentre l'harpazein si era chinata sul corpo del mortifero e aveva iniziato a cincischiarlo con le sue unghie affilate come rasoi.

Damien
«Sei già di ritorno...» dissi sentendolo arrivare alle mie spalle.

«Tu invece sei tornato troppo presto. Cos'è andato storto?» domandò quando mi voltai e incontrai i suoi occhi rossi.

«Credo che l'abbia scoperto. Lei non si trova più nella mia stanza di sotto.» Guardai ancora una volta il panorama e il tormento per quello che avevo fatto continuava a tartassarmi.

«Avresti dovuto tenerla occupata fino a operazione conclusa!» ringhiò Grytelk preso da un'ira improvvisa. Ormai m'ero abituato ai suoi sbalzi d'umore peggiori a quelli di una donna in menopausa.

«Tanto l'avrebbe scoperto comunque» dissi sospirando ignorando il suo comportamento.

«L'ho lasciato finire all'harpazein...» disse bloccandosi e abbassando lo sguardo. Il pensiero che m'assillava ronzando nella mia testa come una mosca fastidiosa m'abbandonò. L'ansia prese il sopravvento. 

Aymor avrebbe tentato di salvarlo, ma togliere un dono a un harpazein rappresentava una violazione di tutte le leggi che regolavano i sacrifici ed era anche molto pericoloso...


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