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James
«Lei dov'è?» domandò sospettoso Damien non appena era entrato nell'appartamento. Sapevo che l'avrebbe chiesto, sapevo anche cosa rispondere eppure le parole mi morirono in gola. Tutto di lui mi terrorizzava e il mentirgli mi fece sudare freddo (anche se tecnicamente io non potevo proprio sudare).
«Ehm... ecco... vedi...» balbettai parole senza senso, mentre i suoi occhi verdi adesso mi squadravano studiando ogni mia mossa. Senza staccare lo sguardo da me prese come se fossero due sacchi di patate altre due vittime ignare del loro destino.
«Allora?» mi incitò bruciandomi via l'ultima scintilla di sicurezza che avevo in corpo. Sono fottuto. Pensai quando una strana scintilla attraversò i suoi occhi. Aveva capito che qualcosa non quadrava. «умереть»*

Non conoscevo quella parola, ma posso giurare che se fossi stato ancora umano me la sarei fatta addosso dalla paura. Si metteva proprio male per me, ma poi vidi gli occhi di Damien diventare completamente neri e il suo corpo s'immobilizzò come se fosse una statua. Lui aveva ancora caricati due umani sulle sue spalle, una biondina e un uomo pelato. Anche la presa su di loro rimase salda. 

Capii immediatamente che c'era lo zampino di Aymor. Il demone aveva uno sguardo così minaccioso che anche da pietrificato incuteva timore. Evidentemente quella stronzetta aveva intuito quanto fossi pappamolle, e aveva preferito prevenire piuttosto che curare. L'avrebbe tenuto congelato in quella posizione fino a quando non fosse ricomparsa. Non avevo nulla da temere, potevo benissimo rilassarmi e mettermi comodo per la scenata che avrebbe seguito in ritorno di Aymor. Però una strana sensazione d'ansia continuava ad attanagliarmi il petto, l'affibbiai a quello sguardo oscuro di Damien che mi fissava ovunque mi spostassi. Faceva paura come la Gioconda (sì per me quel quadro era inquietante, certo magnifico, ma pur sempre inquietante.)

Il tempo passava e Aymor non tornava. Desideravo tornare umano per poter riavere le unghie e le pellicine da massacrare per smorzare lo stress dovuto all'attesa. «Adesso basta!» sbottai spaventandomi per l'ennesima volta vedendo quegli occhi completamente neri che mi fissavano. Mi avvicinai lentamente e andai a chiuderli.

 «Ora va meglio» dissi sospirando ancora con le mani tremanti per il gesto compiuto. Mi sentivo un eroe che aveva appena vinto una delle sue più grandi battaglie. Peccato che non mi resi conto che lo scontro fosse agli albori. 

Damien aprì gli occhi e le tenebre che lo invadevano erano scomparse lasciando il posto al verde brillante delle sue pupille. Un ringhio di rabbia che di umano non aveva nulla mi fece vibrare l'anima. E mi ritrovai a pensare che per quanto fossero belli e ipnotici i suoi occhi avrei preferito mille volte vederli oscuri, soprattutto in quel momento.

*умереть = dovrebbe significare morirai in Russo. Tradotto con google.

Aymor
La testa pulsava come se avessi un martello pneumatico sulle tempie. Tutto il corpo mi doleva come se un tir mi fosse passato sopra e poi essendosi accorto di aver dimenticato qualche punto avesse ricominciato daccapo. Era da mettere in lista al primo posto come peggior risveglio da umana finora provati. Con immensa difficoltà aprii gli occhi stanchi come non mai. Ci misi qualche secondo per mettere a fuoco, ero sdraiata su un fianco il pavimento era fatto di pietra grezza, e la poca luce m'impediva di vedere com'era fatto il resto dell'ambiente che mi circondava. Uno strano odore d'anice però permeava l'aria e mi riempii i polmoni. 

Provai a mettermi eretta e fu lì che mi resi conto di avere mani e piedi legati, le corde erano talmente strette da aver provocato la perdita della sensibilità. Sicuramente il sangue riusciva a circolare appena. Feci leva con la spalla e poi sul gomito per mettermi seduta, quando ci riuscii urtai qualcosa alla mia sinistra con il movimento delle gambe. Guardai di fianco a me e vidi che c'era qualcuno. Ma osservando meglio, non era un semplice qualcuno ipotetico, era Will. Cazzo! Imprecai mentalmente, questa non ci voleva.

 Quando sentii dei passi leggeri, capii che era meglio fingere di essere ancora addormentata per studiare meglio chi ci aveva catturati, così mi distesi nuovamente sullo stesso fianco facendo attenzione questa volta a non colpire Will.

Socchiusi gli occhi quando lo scalpitare del nostro rapitore si fece più vicino e veloce. Non appena vidi due grandi corna illuminate da un piccolo fascio di luce che proveniva dalla porta appena spalancata, ricollegai quel profumo e capii che eravamo nel covo di un Tau. 

Erano demoni di quinto rango, una classe superiore agli omega e molto più pericolosi, conoscevo le loro assurde perversioni e i trattamenti riservati alle loro prede. Amavano catturare le vittime in coppia, di cui una veniva uccisa velocemente sotto gli occhi del suo compagno o compagna umana, e poi li lasciavano nella stessa stanza. Il morto avrebbe accresciuto i sentimenti provati dall'altro umano e reso il pasto di giorno, in giorno più succulento e sempre ricco di sentimenti. Uccidevano per prima sempre colui che provava sensazioni meno forti e quindi meno gustose per il palato dei Tau. Prima di decidere a chi spettasse la morte più veloce torturavano le loro vittime pungolandole senza ferirle gravemente, più che altro amavano minacciare fino a quando non avessero trovato la loro soluzione per il pasto duraturo. 

La buona notizia era che non saremmo morti immediatamente almeno riuscendo a controllare i sentimenti, la brutta era che se avessero scoperto la mia vera natura tutto il piano di Reaboss di tenere il mondo all'oscuro della mia esistenza sarebbe andato in fumo.

A un tratto mi sentii trascinare dalle corde legate alle gambe, il pavimento grezzo grattava i miei vestiti e riuscii a strappare anche parti di tessuto, visto che sentivo l'abrasione della pelle. Nella stanza aumentava il numero di Tau e due mi presero per i polsi legandoli sopra le spalle su delle assi di legno, anche la mia schiena poggiava su quel legno, le caviglie invece furono legate insieme lasciando le gambe tese e i piedi che poggiavano sul freddo pavimento. Non avevo idea di che fine avessero fatto le mie scarpe. 

Mi lasciai assicurare per bene da quelle mani vigorose piene di forza demoniaca, non mi ribellai finsi ancora di essere addormentata, lasciando la testa a penzoloni. S'allontanarono.
Ci siamo, pensai. 


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