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Aymor
«Tieni» gli porsi una ciotola piena d'acqua. «Io non bevo» rispose l'angelo mentre s'udiva Reaboss che sbatteva violentemente le ante della porta. Poi chiuse di tre mandate di tenebra e concluse sussurrando le parole di un antico incantesimo oscuro, che poneva un sigillo in tutta la stanza.

Quando tempo fa, gli chiesi perché lo stesse facendo mi aveva risposto «Per impedire a mal intenzionati di entrare» mentre poi capii che era per ostacolare qualsiasi tipo di fuga.

«Giusto, vi nutrite d'ambrosia. Vero? Insegnami a prepararla» lo spronai guardandolo ancora piena di meraviglia. Lui inginocchiato con le ali serrate da forti lacci di tenebra, continuava a fissare il pavimento.

«No» rispose senza nessun tono di voce particolare. Sembrava privo di forza vitale. Ero delusa, non pensavo fosse così il mio primo incontro con un angelo.

«Credevo che gli angeli fossero buoni.»

«Io pensavo che i demoni fossero cattivi» disse alzando il mento per la prima volta e mi puntò i suoi occhi cerchiati da oscure ombre.

«Non sono come gli altri demoni.»
«L'avevo notato» concordò inviperito «Cos'hai di così speciale?» domandò riprendendo un po' di colorito in viso.

«T'accontento subito.» Evocai il mio potere e richiamai a me i lacci di tenebra che gli serravano le ali. In meno di un secondo l'angelo fu libero da quelle catene, mettendosi in posizione eretta stiracchiò le ali espandendole. Il suo sguardo era esterrefatto.

«Sei riuscita a liberarmi dalle catene create dal Gran Maestro?» chiese ancora incredulo avvicinandosi.

«È stata una passeggiata.» Alzai le spalle. «Hai ragione sei un essere unico.»
«Ora m'insegnerai a preparare l'ambrosia?» dissi impaziente. «Sarà la prima di tante cose che imparerai.»

Ricordi, ricordi e ancora ricordi tormentarono la mia mente. Li avevo seppelliti molto tempo fa, e speravo che non sarebbero mai riaffiorati. Rahael era il suo gemello, questo spiegava il fatto che erano praticamente identici proprio come Daniel e Mikael.


Grytelk
Mi voltai verso le acque placide del fiume, sulla superficie la luce dell'alba si rifrangeva in mille bagliori. Tutto il contrario del mio stato d'animo. Dentro di me imperversava una tempesta d'emozioni. Avevo sfogato solo una piccola parte della mia rabbia. Adesso davo le spalle al mio capolavoro.

«Riportalo a casa Damien.» Non aggiunsi altro. E quando mi voltai James, Damien e il grosso lupo erano spariti. Per fortuna non avevano messo in discussione il mio ordine. Questa mattinata era la più brutta di tutta la mia vita, e non fece altro che peggiorare quando mentalmente mi arrivò un messaggio. Mio padrone, il Gran Maestro è scomparso.

Damien
«Quanto vorrei poterlo fare anch'io» disse James con gli occhi a forma di cuoricino.

«Sei un'anima errante non puoi smaterializzarti» gli risposi mentre osservavo la zona circostante. Eravamo di fronte il portone d'ingresso. Non sapevo quanto conoscesse quella mortale e comparirle nella casa all'improvviso avrebbe potuto arrecarle seri danni mentali.

James librava a destra e sinistra, come se fosse nervoso e spostasse il peso da un piede all'altro. «Allora...» incominciò bloccandosi.

«Non aspettarti il bacio della buona aurora. Ho altre tendenze sessuali» dissi smaliziato. Lui vibrò tutto come un cellulare. Presi quella reazione come se fosse arrossito per l'imbarazzo.

«So BENISSIMO quali sono i tuoi gusti. Aymor rientra nel menù. Non era questo quello che volevo sapere. Come si procede adesso?» sbotto tutto d'un fiato come se quelle parole scivolassero via come olio.

«Torna ad occuparti di tua sorella. Aymor è affar nostro» dissi voltandogli le spalle.

«Ehi demone tenebroso, non sparire sai?! Capisco d'esser poco utile alla vostra causa. Ma qualsiasi cosa io possa fare per aiutarla sappi che la farei.»

Aveva ragione stavo per scomparire, non volevo sentire altre lagne. Ma quelle parole mi fecero voltare. «Perché?» chiesi divorato dalla curiosità.

«Ha qualcosa dentro quella ragazza. È riuscita a rompere la solitudine che caratterizzava la mia vita da qualche anno, forse a te potrà sembrare una stupidaggine ma per me lei è la mia salvatrice. L'isolamento è il più amaro dei veleni, avrei pagato qualunque prezzo pur di poter sentire anche il più grande dei dolori corporei. Stavo persino perdendo me stesso.»

L'impeto con cui pronunciò quelle parole spezzo per un momento l'incurante indifferenza che caratterizzava la mia vita demoniaca. Durò soltanto qualche secondo. Poi riuscii a guardarlo con la solita freddezza che mi caratterizzava.

«Devi essere proprio un caso disperato se fai di un demone il tuo eroe»

«Aymor mi ha detto una volta che non per forza il male sono i demoni»
«Lei ti ha yalan* fantasmino»*Yalan=mentito in turco.


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