・$econdo ₡apitolo・ ✞

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"Hey dolcezza due vodka ghiacciati" ordinò al bancone un biondino non male dagli occhi cristallini simili ai miei anche se già troppo barcollante per essere solo le undici e mezza di sera.

"Se non vuoi i tuoi due vodka ghiacciati nelle mutande, ti conviene non chiamarmi mai più dolcezza, anche se sono sicura che non ci sia niente là sotto a cui dia fastidio" esclamai infastidita da quel nomignolo a cui fino a tre anni prima, sarei arrossita drasticamente.

Preparai velocemente l'ordinazione per non vedere più quel biondino, anche se probabilmente non mi abbia sentito dato il suo stato pietoso.

"Nervosetta Scar?" mi domandò Liam, il mio migliore amico e proprietario del locale.

"No, fino a poco tempo fa. Sai benissimo che odio quel nomignolo del cazzo" gli risposi tra un'ordinazione ed un'altra.

"Solo perché lui ti chiamava così, non puoi trattare male tutti quelli che lo fanno. Non hanno alcuna colpa."

A quelle sue parole sospirai sommessamente, sapendo che aveva ragione. Non potevo continuare ad avercela con il mondo intero per colpa di un coglione qualsiasi.

"Hai ragione, ma ho avuto una settimana pesante. Sono stata di nuovo licenziata come baby-sitter."

"Non ne combini mai una giusta. E' la terza famiglia in una settimana che ti licenzia" disse divertito.

"Un martini, per favore." Ordinò una ragazza che non guardai neanche in faccia, ma mi limitai a servirla.

"Ecco a te" dissi porgendole il drink.

"Stavolta non è colpa mia, quei bambini dovrebbero essere rinchiusi in un riformatorio minorile" mi passai una mano nei capelli solo al ricordo del terribile pomeriggio trascorso con i figli degli Smith, due bambini dall'aspetto angelico che si sono rivelati viziati e capricciosi, classico di chi è ricco sfondato ed ha avuto tutto dalla vita. Odiavo le persone così.

"Se vuoi, ho sentito che degli amici dei miei genitori cercano qualcuno che badi ai loro figli mentre sono in giro per lavoro" mi disse Liam sollevandomi l'umore.

Sarei potuta arrivare a fine mese con ancora un tetto sulla testa.

"Cosa farei senza di te, Lee" esclamai fiondandomi al collo del ragazzo lasciandogli un bacio sulla guancia. In un modo o nell'altro mi salvava sempre il culo e sapevo che mi sarebbe rimasto accanto anche nelle situazioni più difficili. E' l'unico ragazzo, oltre a Louis, per cui provavo ancora un po' di affetto. Forse perché in fondo mi ricordava proprio mio fratello che non vedevo da troppo tempo e speravo che prima o poi mi avrebbe perdonato.

"Facile, ti troveresti sotto ad un ponte senza un lavoro ed un tetto sulla testa" rispose tra una risata e l'altra.

"E' esattamente così che mi vedo tra dieci anni" esclamai riprendendo la sua stessa ironia e risata che ne derivò.

"Hey Scar" esclamò Ruth appena arrivò alla postazione in cui servivo.

"Ciao Ruth!" le risposi sorridendole. Finalmente qualcuno che mi chiamava con il mio nome.

"Questo è Harry" disse la rossa affiancata da un ragazzo riccio che mi porse la mano.

"Ciao" dissi apatica. Mi piacevano i tipi che Ruth mi presentava, erano tutti bravi ragazzi, ma quel tizio non aveva pe niente la faccia per bene, visto come mi spogliava con gli occhi.

"Ciao Scar" si rivolse a me il riccio.

"Scarlett per te" esclamai fredda ricevendo in cambio un'occhiataccia da parte della ragazza. Invece Harry rise senza togliermi gli occhi di dosso. Devo dire che aveva proprio degli smeraldi al posto delle pupille, ma odiavo la gente che mi guardava, soprattutto se erano ragazzi e per di più se stavano con la mia migliore amica.

La serata passò in fretta tra drink vari e vomito di chi non riusciva a reggere l'alcol, e chiaramente Liam lasciava sempre a me l'onore di pulire.

Erano quasi le quattro del mattino ed ormai ero rimasta solo io e dopo aver messo a posto le ultime cose, chiusi il locale.

Stavo per accendere la moto e sfrecciare fino a casa, quando qualcuno mi picchiettò la spalla per farmi voltare.

"Harry che ci fai qu..."

Non riuscii a finire la frase che delle morbide e calde labbra si fiondarono sulle mie facendomi morire le parole tra i denti.

Immediatamente il calore della sua bocca si propagò sulla mia screpolata e ruvida al tatto, ma non me ne curai molto perché immediatamente immagini della mia migliore amica mi passavano davanti agli occhi, ora puntati in quelli chiusi del ragazzo.

"Che cazzo fai?" gli urlai contro dopo che lo staccai da me.

"Quello che ho voluto fare per tutta la sera" disse come se fosse la cosa più normale di questo mondo.

"Ma tu stai con Ruth" risposi cercando di trattenere la rabbia per il gesto e le parole che usò. Dicono sempre che l'apparenza inganna e non bisogna giudicare subito, ma con lui non mi ero per niente sbagliata, altro che bravo ragazzo...

"Ci siamo lasciati" rispose con una scrollata di spalle mentre si posizionò sulla mia moto, dietro di me.

"Non ti ho detto di salire" dissi fredda scrutando ogni suo movimento e tratto del viso. Cazzo era proprio bello con quei due smeraldi al posto degli occhi e quei ricci che mi avevano sempre attratto in un ragazzo.

"Infatti non te l'ho chiesto." Sospirai rassegnata dal fatto che non sarebbe sceso e mi infilai il casco.

Non sapevo se essere infastidita o contenta della sua presenza, di sicuro mi avrebbe "rallegrato" la serata.

"Tieni, mettiti questo e reggiti, sono abituata alle grandi velocità." Gli porsi l'altro copricapo e accesi il motore del bolide. Amavo la mia moto, mi era costata due anni di risparmio, ma non l'avrei scambiata con nulla al mondo. Era una Ducati 1098 di 150 cavalli con l'aumento di cilindrata, con un telaio d'acciaio inossidabile e sospensioni anteriori fino a 43 mm. Non c'era che dire, era il mio gioiellino.

Approfittai dell'assenza di altri veicoli per strada e sfrecciai lungo il tragitto che ci divideva da casa. Arrivammo al mio appartamento in un quarto d'ora, anche se a velocità normale, ne distava almeno il doppio.

Scesi dalla moto seguita da Harry e la parcheggiai nel vialetto di casa, quando le sue mani mi cinsero i fianchi lasciandomi umidi baci sul collo.

Mi voltai immediatamente e, in preda all'eccitazione, mi fiondai su quelle labbra perfette cui non smettevo di pensare dopo il nostro ultimo incontro.

Senza staccarci un attimo, tra un gemito e l'altro, riuscii a chiudere la porta alle nostre spalle ed appoggiarci per trovarci più vicini di quanto non lo fossimo già.

"H-Harry" esclamai al selvaggio bacio che mi lasciò sul collo dove sarebbe rimasto sicuramente il segno.

"Ti voglio" fu la sua risposta.

Non me lo feci ripetere una seconda volta.

Continuando a baciarci ininterrottamente, arrivammo in camera mia non prima di rischiare di cadere per le scale giusto due o tre volte, presi dalla foga del momento.

Mi distaccai da quel corpo tremendamente caldo per chiudere la porta, anche se sapevo fossimo soli in casa e tornai da lui togliendogli la maglietta.

Aveva un fisico perfetto, robusto e muscoloso, ma ciò che preferivo erano i tanti tatuaggi che costellavano tutto il corpo rendendolo ancora più sexy. Avevo la vaga sensazione che quella sarebbe stata una notte di fuoco.

・฿urn ₩ith Me・Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora