・Undicesimo ₡apitolo・ ✞

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Scarlett's pov

"Louis!" esclamai felice vedendo che si era finalmente svegliato.

Ma come ci ero arrivata là?

Non importava. L'importante era che Louis si fosse finalmente svegliato e che stesse bene.

"Scarlie! Oh Dio piccola, vieni qua" disse con le lacrime agli occhi aprendo le sue braccia.

"Oh, Lou, fratellone. Non immagini quanto tu mi abbia fatta preoccupare" gli dissi nel nostro abbraccio soffocante, ma a nessuno dei due sembrava dispiacere, anzi.

"Mi sei mancata tantissimo piccola" affermò con occhi lucidi e traboccanti d'amore.

Sciogliemmo l'abbraccio solo per guardarci negli occhi e vedere lo stesso mare che ci inondava le iridi.

"Anche tu" risposi felice. Continuai. "Louis per la cronaca, non sono più piccola, quindi non chiamarmi così." Il mio tono cambiò da dolce a freddo.

Era vero che non lo vedevo da molto tempo, ma da allora, erano cambiate molte cose. Io ero cambiata. Non ero più la dolce e fragile Scarlett, e lui sembrò notarlo.

"Hey non mi parlare così, sono sempre tuo fratello. Oddio quanto sei cresciuta!? A stento non ti riconoscevo sulla poltrona" si rivolse a me cambiando anch'egli tono, trasformandolo in autoritario.

Sospirai irritata prima di rispondere, cercando di mantenere la calma.

"Louis, sono cambiate tante cose dall'ultima volta che ci siamo visti."

"Questo lo vedo" sospirò anche lui, esasperato dalla situazione.

"Lou, mi dispiace se ti ho deluso, ma questa è la nuova Scar. Quindi o mi accetti così come sono oppure puoi lasciarmi di nuovo come hai fatto l'ultima volta. Sopravvivrò anche a questa" mentii. Sapevo che un ennesimo abbandono da parte sua, mi avrebbe dato il colpo di grazia.

"Scarlett, cazzo. Chi diavolo sei diventata? Che fine ha fatto quella dolce bambina che al minimo complimento o occhiata di qualcuno, arrossiva completamente?!"

"Quella bambina non c'è più e in parte è colpa tua" pronunciai quelle parole di getto, senza pensarci, dettate unicamente dalla rabbia del momento.

Mi pentii delle ultime parole appena uscirono senza freni dalla mia bocca. Mi preparai psicologicamente ad uno schiaffo o ad una litigata di quelle epiche.

"Lo so e mi dispiace da morire picc.. Scar" si corresse abbassando la testa senza incrociare i miei occhi. Anche se ero stata io a digli di non chiamarmi così, il mio cuore affondò nel sentirlo correggersi.

Non mi sarei mai aspettata una reazione simile da lui.

-Certo che te la dovevi aspettare, idiota! Lui è Louis, tuo fratello, la persona più importante della tua vita. Come hai potuto anche minimamente pensare che ti potesse mettere una mano addosso. Ti dovresti fare schifo da sola- mi suggeriva la testa ed aveva completamente ragione.

"Non sai quanto sono stato male per averti abbandonato come hanno fatto..." si interruppe.

"Dillo pure, Louis. Come hanno fatto mamma e papà, o quelli che per me erano i miei genitori" dissi fredda. Ormai l'avevo superata. Loro per me erano solo degli sconosciuti che mi avevano messa al mondo, ma che non ci avevano pensato due volte a cacciarmi di casa e rinnegarmi come figlia al primo errore, niente di più.

"Comunque sia, mi dispiace veramente tanto. Da oggi in poi, se tu me lo permetterai, non ti lascerò più andare e ti proteggerò, come facevo da bambini."

"Certo che voglio, anche se posso proteggermi da sola."

"Ceerto" esclamò poco convinto, allargando di nuovo le braccia per ospitarmi di nuovo.

"Cazzo, Scarlie, che muscoli" disse durante l'abbraccio toccandomi il braccio.

"Mi sono allenata molto. Te l'ho detto che posso proteggermi da sola" risposi fiera.

Mi guardò sbalordito, immaginai lo shock che provava nel vedere tutti i miei cambiamenti in una volta sola, paragonati soprattutto alla ragazzina fragile che si ricordava.

"Comunque si può sapere che cazzo ti è passato per la testa? Metterti alla guida ubriaco?! Andiamo, Louis ti facevo più intelligente e responsabile" dissi tra un tono paternale e divertito.

"Ehy modera il linguaggio. Sarai anche cresciuta e fatta i muscoli, ma rimarrai sempre la mia sorellina, quindi stai attenta."

Alzai gli occhi al cielo, ma non contro ribattei.

"Allora? Mi devi una spiegazione" dissi ignorando le sue parole.

"Scar che vuoi che ti dica... le solite uscite con gli amici, ma quello che doveva guidare mi ha appeso per una ragazza quindi me la sono dovuto cavare da solo. E poi a giudicare dal tuo odore, anche tu la scorsa notte ci sei andata giù pesante, quindi siamo pari."

Cazzo, mi aveva scoperto.

"Si vede che siamo proprio fratelli" esordii divertita per cercare di alleggerire la situazione.

E ci riuscii dato il suo sorriso che cercava di nascondere, rimanendo serio. Ma io lo conoscevo meglio di chiunque altro e a me non poteva ingannare.

"Comunque, come ci sei arrivato qui?" gli domandai dopo una lunga chiacchierata per recuperare tuto il tempo perso.

"Ho delle immagini confuse di quello che è successo dopo l'incidente, ma mi ricordo che mi ha soccorso un ragazzo moro, della nostra età circa."

"Ti ricordi com'era fatto? Sai, per trovarlo e ringraziarlo, almeno. E' il minimo dopo quello che ha fatto per te."

Annuì in accordo e cercò di ricordarsi.

"Non mi ricordo molto. Mi hanno colpito molto, però, i numerosi tatuaggi sulle sue braccia. Erano fantastici. Chiunque fosse, ha davvero buon gusto a sceglierli."

Risi per le sue parole, sembrava un bambino nel descrivere i tatuaggi del suo "salvatore".

"Zack.." iniziò a farfugliare.

"Come?" dissi.

"Zack, mi pare che si chiami così."

Sospirai sollevata. Per un momento pensavo si trattasse di..

"No, Zayn. Si questo è il suo nome!"

ZAYN.

・฿urn ₩ith Me・Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora