・₮erzo ₡apitolo・ ✞

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Dopo che mi sfilò il jeans fin troppo aderente e la camicia strappata selvaggiamente, provocandomi un gemito strozzato, rimasi solo in intimo sotto di lui.

Harry abbandonò le mie labbra lasciandomi una scia di umidi baci per tutto il corpo, fino ad arrivare al mio interno coscia che massaggiò delicatamente prima di lasciarci un'ulteriore impronta che sarebbe stata visibile per almeno una settimana.

"Sei bellissima" sussurrò ritornando a pochi centimetri dalle mie labbra.

Era strano quel ragazzo. All'inizio con quegli sguardi maliziosi e carichi di lussuria, si era fatto conoscere come il classico stronzo pronto ad utilizzarti per i propri bisogni e scaricarti una volta finito il "trattamento". Non ero abituata a parole carine e sdolcinate, non ne ero il tipo, non più ormai. Ma lui mi faceva sentire desiderata e questa sensazione mi piaceva.

Oltre la voglia di sentirlo dentro me, non provavo assolutamente niente per Harry, ma sarei stata pronta a frequentarlo se questo voleva dire farmi sentire meglio. Chiamatemi egoista e giudicatemi pure, ma non potevo permettermi più di vivere la vita come se non ci fosse un domani. Io un futuro ce l'avevo e speravo in uno migliore rispetto al mio passato, quindi sì, sarei stata pronta ad usare quel ragazzo solo per i miei scopi, anche se questo non mi differenziava molto dagli stronzi che odiavo. Ma la vita che ho vissuto fino a quel momento, non mi permetteva di avere considerazione degli altri. Forse era un modo di difendermi da altre eventuali delusioni, o semplicemente un modo perverso e malato di vivere la vita. In entrambi i casi, era così che volevo viverla e l'avrei fatto.

"Ah..Scaar" gemette con il fiato corto.

Ritornai con la mente in quel letto con quel ragazzo che entrava ed usciva in me con spinte a volte profonde e piene di desiderio, altre più dolci e leggere, accompagnate da delicati baci all'angolo della mia bocca.

Non riuscivo a smettere di pensare a dove l'avesse presa tutta quella dolcezza, forse era la tecnica che usava con le altre per farle cadere ai loro piedi, ma io ero consapevole che, per quanto avessi apprezzato quelle piccole attenzioni, con me non avrebbe funzionato.

"Cazzo" esclamò inarcando la schiena, segno che stava per venire. Dopo un paio di spinte più profonde, lo raggiunsi anche io.

Si sistemò meglio sotto le coperte, mentre io mi alzai dal letto e indossai l'intimo che recuperai in diversi angoli della stanza.

"Non ti stendi qui con me?" domandò il ragazzo puntellandosi sui gomiti e seguendo ogni mio movimento, mentre io stavo per uscire dalla stanza.

"Mi dispiace, non è nel mio stile" risposi scrollando le spalle.

Era vero, non ero abituata a confrontarmi o semplicemente parlare dopo aver fatto sesso. Di solito i ragazzi appena avevano finito, si vestivano e se ne andavano senza nemmeno degnarmi di uno sguardo. Non andavo fiera del mio comportamento, ma la vita mi ha costretto a reagire così.

Dai lineamenti della sua faccia, capii che c'era rimasto male per la mia risposta, così per cercare di attutire il "colpo" mi avvicinai e gli lasciai un delicato bacio all'angolo delle sue labbra.

Lui in risposta mi tirò su di lui e mi fece stendere sul letto, posizionandosi di nuovo su di me. Ci trovavamo faccia a faccia, fronte a fronte, petto a petto, verde nell'azzurro e azzurro nel verde, il prato a contatto col mare, lo smeraldo con lo zaffiro e le parole lasciate al vento.

Continuammo a guardarci negli occhi, finché non cedetti alla tentazione di quelle rosee labbra fin troppo provocanti. Mi ci fiondai immediatamente ma in modo delicato, per lasciare che la dolcezza del ragazzo mi invadesse ancora un altro po'.

Dopo svariati minuti di coccole e tenerezze, il mio impeto selvaggio si fece sentire, pretendendo sempre di più.

"Adesso le regole le detto io" gli sussurrai all'orecchio dopo averlo torturato.

Capovolsi la situazione posizionandomi a cavalcioni sopra di lui già nudo e pronto per me. Feci scendere una mano sui suoi addominali disegnandone il contorto con il dito, fino a scendere sempre più giù. Arrivai alla sua zona più sensibile ed intima iniziando a sfiorarlo delicatamente facendolo gemere.

"S-Scarlett" disse con un tono strozzato. Sapevo che voleva che glielo prendessi in mano, ma volevo tenerlo ancora un po' sulle spine continuando quel giochetto perverso.

"Sei una stronza" pronunciò quando lo lasciai mentre stava sul punto di venire.

"Te l'ho detto che avremmo fatto a modo mio" risposi con sguardo furbo morsicchiandogli il lobo. Non aveva nemmeno idea di quello che lo avrebbe aspettato quella notte.

"Ti sbagli se credi che te lo permetterò" disse approfittando di un mio momento di distrazione per ribaltare la situazione e posizionarsi sopra di me.

In un primo momento mi ribellai al suo tocco, ma poi lo lasciai fare. Non mi dispiaceva che finalmente qualcuno riusciva a tenermi testa, di solito ai ragazzi con cui ero stata fino a quel momento andava bene essere sottomessi e lasciar fare tutto a me. Principianti...

Non erano niente in confronto al riccio che entrò in me con una spinta decisa facendomi urlare il suo nome.

"Si, Scar. Urla per me."

Si destreggiava come pochi sapevano fare, senza mai smettere di lasciare le mie labbra. Dovevo ammettere che se la cavava niente male. Con le sue spinta alterne, riusciva a toccare tutti i punti giusti, forse già studiati in precedenza, provocandomi sensazioni mai provate prima.

"E io che pensavo fossi un pivellino" dissi ironica mentre aspettavo che il respiro si regolasse una volta arrivati entrambi all'orgasmo totale.

"Si vede che non mi conosci, dolcezza" ammise gongolando. Era così piacevole avere una chiacchierata tranquilla post-sesso. Quella notte con lui fu una vera e propria sorpresa e scoperta, sotto diversi punti di vista.

"Si vede che la modestia è la tua miglior virtù" esclamai divertita dalla situazione e dal dialogo che stavamo avendo. "E per favore, non chiamarmi più dolcezza" aggiunsi ritornando per un momento seria, pensando a quella parola che ormai era motivo di ricordi e ritorni al passato.

Si voltò verso di me, il peso su un braccio.

"Perché?" mi chiese. La domanda che tanto speravo non facesse.





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