・$esto ₡apitolo・ ✞

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"Chi si deve sposare?" domandò una voce alle nostre spalle. Era roca e profonda, caratteristica che subito collegai con gli occhi che quel pomeriggio mi rapirono.

Mi voltai e notai che la mia tesi era fondata, era lui. Zayn.

Indossava un pantalone della tuta grigio e una maglia aderente a mezze maniche nera che gli fasciava perfettamente il suo fisico asciutto e ben piazzato da due spalle larghe. Per la seconda volta in quel giorno, i nostri occhi si incrociarono di nuovo, dopo che riuscii a distogliere con difficoltà lo sguardo dal suo corpo.

Stavolta però, fui io a girarmi dandogli le spalle per ricambiarlo del gesto scortese di quella mattina e mi rivolsi ai bambini sorridendogli che intanto rimasero a guardare la scena sogghignando tra loro.

"Zayn mettiti in fila, lei è già fidanzata" esclamò Nick al fratello che intanto continuava a guardarmi, lo potevo sentire dal suo sguardo che mi bruciava da dietro.

Guardai il bambino che nel frattempo si era avvicinato a Zayn con aria minacciosa, per quanto un bambino di cinque anni ne potesse avere. Mi voltai nuovamente verso il ragazzo moro e se lo conoscessi meglio, potrei dire dalla sua mascella serrata e i pugni che stringeva, che fosse irritato dall'affermazione del fratellino.

"Con me" aggiunse il bambino.

Improvvisamente i tratti si Zayn cambiarono come il giorno e la notte. Si rilassò completamente rilasciando un lungo e quasi impercettibile sospiro che io rilevai ugualmente.

"Tienitela pure, non mi interessa. Mi attirano più i biscotti" rispose il moro avvicinandosi alla teglia dove vi si trovavano gli ultimi dolci.

La mia rabbia in quel momento non era minimamente descrivibile. Ero fuori di me, anche se cercavo di mascherarlo come meglio potevo. Come poteva qualcuno, essere così dannatamente bello ma stronzo allo stesso tempo? Non conoscevo la risposta, ma se la sapessi, ero sicura che la definizione si troverebbe sotto il nome di Zayn.

"Sono sicura che quei biscotti sarebbero ancora più buoni se accompagnati da una tazza di caffè fumant...Oh scusa!" esclamai con aria da finta dispiaciuta mentre feci finta di inciampare e versare il liquido bollente che avevo appena preparato, addosso al moro.

"Cazzo!" urlò, mentre il pantalone si macchiò velocemente di caffè ed il calore faceva la sua parte.

E' in momenti come quelli che mi batterei un cinque da sola.

"Oh, mi dispiace così tanto" dissi continuando la mia recita, anche se sapevo che il mio ghigno mi tradiva e lui se ne accorse.

Nel frattempo i bambini stavano a terra rotolando per le risate scatenate dalla scena appena svolta sotto i loro occhi innocenti.

Zayn alzò lo sguardo dai suoi vestiti impregnati rivolgendo i suoi scuri occhi a me.

Dell'occhiata assassina che pensavo di vedere non c'era nemmeno l'ombra. Al contrario, le sue labbra erano alzate in un angolo e sorrideva sornione. In quel momento, il divertimento che provai prima per la scena esilarante, si trasformò in delusione, non vedendo il risultato sperato.

"Non ti preoccupare, può capitare" disse toccandomi un braccio, forse per consolarmi. Se aveva capito che l'avevo fatto apposta, e di questo ne ero sicura, allora perché ha fatto finta di niente?

Mi rivolse un sorriso limpido e privo di malizia o cattiveria e, con ancora il mio bicipite nella sua mano, si avvicinò a me fino ad arrivare guancia a guancia.

"Non sai in cosa ti sei appena cacciata bambolina" mi sussurrò all'orecchio facendomi venire i brividi.

Si allontanò nuovamente da me e con un sorriso malizioso, si voltò e salì le scale per scomparire come aveva già fatto quella mattina lasciandomi lì pietrificata.

A parte quest'episodio, il resto del pomeriggio trascorse tra risate e giochi di ogni tipo, fino ad arrivare alle sette di sera dove lasciai quella casa ed i bambini in lacrime con la promessa di ritornare il lunedì seguente.

Mi diressi a casa felice per quel divertente pomeriggio ma allo stesso tempo, stanca e bisognosa di almeno un'ora di sonno.

Aprii la porta di casa fiondandomi direttamente sul letto senza nemmeno togliermi le scarpe, non avevo abbastanza energie.

A destarmi da quel sonno beato, fu la suoneria del mio cellulare.

"Pronto?" risposi senza controllare nemmeno il nome del chiamante.

"Scar, dove sei finita? E' tutto il pomeriggio che provo a chiamarti, ma hai il cellulare spento" sbottò la mia migliore amica, con tono tra il preoccupato e l'irritato.

"Ruth calmati. Che ore sono?"

"Sono le nove. Ci saremmo dovute vedere mezz'ora fa. Dove cazzo sei?" Era decisamente irritata.

"Oh Dio, scusa. Mi sono addormentata senza mettere la sveglia. Mi preparo subito e tra mezz'ora sono al locale" dissi prima di riattaccare.

Mi ero completamente dimenticata dell'appuntamento che avevo con Ruth alla discoteca in centro, la nostra preferita. Eravamo ormai delle clienti abituali e non mancava settimana che non ci vedevano ballare l'una accanto all'altra, instabili e prive di autocontrollo, con gli sguardi di tutti scrutando ogni nostro movimento. Ruth ed io insieme eravamo una forza della natura, e con l'aiuto dell'alcol, nessuno ci poteva fermare.

Feci una rapida doccia per destarmi dallo stato di sonno in cui ancora mi trovavo e mi infilai veloce l'intimo, una brasiliana di pizzo nero abbinata al reggiseno a balconcino dello stesso colore e materiale.

Aprii l'armadio e presi dal disordine generale un pantaloncino di jeans chiaro a vita alta, un top nero senza spalline, un paio di stivaletti neri stringati ed un beanie grigio di cotone.

Recuperai velocemente una camicia a quadrettoni blu e nera per coprirmi dal freddo della notte, le chiavi del mio bolide, quelle di casa ed il cellulare.

Chiusi, anzi, sbattei frettolosamente la porta alle mie spalle e salii a bordo del mio gioiellino per poi sfrecciare sulla strada diretta alla nostra discoteca.



・฿urn ₩ith Me・Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora