•Decimo ₡apitolo• ✞

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Louis' pov

"Scarlie! Scarlie, vieni fuori. Dai, tanto ti trovo. Lo sai che a nascondino nessuno mi batte"

L'ho cercata per tutta la casa e devo ammettere che l'ho sottovalutata. E' davvero brava, ma non lo ammetterò mai ad alta voce e soprattutto non a lei.

"Ti posso sentire!" dico cercando di farla uscire fuori, od ottenendo almeno un minimo movimento, ma niente! La prossima volta giocheremo ad acchiapparello, deciso.

Stavo per uscire dalla camera da letto di mamma e papà quando noto con la coda dell'occhio una chioma bionda spuntare da dentro l'armadio.

"Ah-ha! Ti ho trovato finalmente. Te l'ho detto che nessuno mi può battere a nascondino!" esulto fiero.

Finalmente Scarlett esce dal suo nascondiglio anche se con un faccino tutto imbronciato. Ci è rimasta male per aver perso.

"Dai piccola, non fare così. Lo so che sono imbattibile, ma tu sei stata comunque molto brava. Vedrai che la prossima volta vincerai" le dico cercando di consolarla. E devo dire che ci riesco molto bene. Mi rivolge uno dei suoi sorrisi più belli e smaglianti che, insieme ai suoi occhioni azzurri, potrebbero illuminare tutto il mondo. Siamo gemelli eppure siamo così diversi. Certo, il suo splendido sorriso e i suoi occhi color mare li ho anche io, ma c'è qualcosa nel suo visino limpido che li rende più belli. A parte questo, siamo gli opposti.

Anche se abbiamo la stessa età, io sono da sempre l'ometto di casa forte e coraggioso e lei sempre la bambina fragile e timida che ha bisogno di protezione ed affetto.

"Louis ti voglio benissimo. Sei il migliore fratello del mooondo intero" gesticola aprendo le braccia.

La abbraccio per rispondere alle sue dolci parole e ricambia prontamente il gesto.

"E tu sei la sorella più dolce del mondo" dico lasciandole un bacio sulla guancia.

"Guarda, sono arrivati mamma e papà!" fingo entusiasta nel tentativo di distrarla. Come sempre, ci casca anche questa volta, voltandosi per vederli comparire attraverso la porta, dandomi l'opportunità di prenderla in braccio e caricarla sul letto.

La lascio sul letto mentre ancora scalcia divertita e mi metto sopra di lei e inizio a farle il solletico. Il suo punto debole.

"Ahh Louuis. Ahaha daii. Bastaa!" grida divertita con le lacrime che le escono dai suoi occhioni.

"Chiedi perdono!" dico ridendo anche io fermandomi per farle prendere fiato.

"No, mai!" dice orgogliosa.

"Allora se vuoi la guerra, l'avrai" dico riprendendo la tortura mentre lei continua a dimenarsi da me.

"Ok, perdono. Chiedo perdono Lou" dice in un filo di voce sottile per le troppe risate.

"Non ho sentito bene, puoi ripetere per piacere" chiedo educato appoggiando la mano sull'orecchio fingendomi sordo.

"Ti chiedo perdono, Louis. Daii, non resisto più" esclama senza fiato.

"Ecco così si ragiona." Mi sposto da sopra il suo piccolo corpo e l'aiuto a scendere dal letto prendendola per i fianchi e adagiandola a terra.

"Ti batterò un giorno a nascondino" dice fiera facendomi la linguaccia e uscendo dalla stanza.

"Io non ci conterei molto se fossi in te" dico una volta che è uscita per non farla rimanere male. Arei e farei qualsiasi cosa pur di vederla sempre sorridere. La proteggerò da chiunque le farà del male.

Immagini sfocate della mia infanzia si aggiravano nella mia mente confusa.

Aprii finalmente gli occhi incontrando la luce dopo quello che sembrò un'eternità.

Pareti verdi, tende bianche e un letto molto scomodo erano le uniche cose che riuscivo a percepire.

Tentai un movimento ma subito me ne pentii sentendo una fitta lancinante all'addome.

"Certo, l'incidente! Mi trovavo in ospedale. Che stupido!" esclamai tra me e me dandomi uno schiaffo sulla testa. Brutta mossa, anche quella mi faceva male.

Tentai nuovamente di aprire meglio gli occhi e stavolta notai accanto al mio lettino

anche una poltrona sulla quella era adagiata una figura che non riuscivo a distinguere poiché i capelli biondi a coprire il viso, ma dalla costituzione esile potevo facilmente capire che era una ragazza.

Un altro dolore mi assalì mentre cercavo nuovamente di alzarmi, stavolta emettendo un gridolino che fece balzare la ragazza puntando i suoi occhioni azzurri su di me.

Cazzo, quegli occhi!



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