・₦ono ₡apitolo・ ✞

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La paura è una sensazione strana. Fa attivare il nostro istinto primordiale, quello che cerchiamo costantemente di nascondere attraverso maschere, finti sorrisi e innumerevoli 'sto bene' quando, invece, non stiamo bene. Non stai realmente bene ma nessuno lo sa.

Nessuno te lo chiede. A nessuno importa. E non fai che ripeterti: domani starò bene, anche se sai che domani non starai bene. E hai una paura fottuta. Paura di perdere quell'unica persona che c'è sempre stata, con la quale sei cresciuta insieme e hai condiviso molte, anzi troppe risate per dimenticarle, per permettere a qualcuno di portarlo via, di strapparlo alla tua vita quando sai di averne ancora bisogno, per quanto estremo e disperato fosse il vostro rapporto. Ed è in quello specifico momento, il momento in cui tutto quello che hai costruito in una vita intera possa dissolversi in un istante, che ti rendi conto di quanto la tua vita possa far schifo, essere un fottuto errore, uno scherzo del destino, un preservativo rotto -chiamatelo come volete- che realizzi di essere profondamente fortunata ad aver avuto, per quel breve frangente di tempo che possono essere venti anni in confronto ad una vita intera, una minima parte della vita di quel qualcuno.

Era esattamente questo che provavo. Paura. Pura e semplice.

Erano passate ormai ore da quando ero arrivata in ospedale e l'infermiera, la stessa che mi aveva chiamato poco tempo prima, mi aveva detto di accomodarmi in sala d'attesa e aspettare novità.

Ero esausta, stanca da morire e con i postumi della sbornia che si facevano ancora sentire. Ero una pezza, non avevo forze. Le ultime le avevo impiegate venendo qua da quell'incosciente di mio fratello che si era messo alla guida dopo una profonda serie di bevute a base di alcol. Eravamo proprio fratelli!

Ormai ero esausta di aspettare e, con gli occhi che minacciavano di chiudersi, mi alzai dirigendomi verso il distributore automatico per cercare sollievo in un po' di caffè.

"Cazzo!" esclamai contro la macchinetta che si era bloccata con i soldi dentro.

Frustrata per tutta quella situazione, iniziai a colpire molteplici volte l'oggetto nel tentativo di sbloccarlo.

Improvvisamente, due braccia forti mi cinsero la vita per far cessare i calci che non avevo intenzione di fermare.

Pensai che si dovesse trattare di un infermiere che era intervenuto per calmarmi, dato lo spettacolo che stavo dando e tutti gli sguardi che avevo conquistato.

Quando mi voltai, invece, vidi l'ultima persona che mi aspettavo di vedere in quell'ospedale.

"C-che ci fai qui?" chiesi sbigottita al ragazzo.

Zayn non mi rispose ma continuò, invece, a guardarmi con ancora le sue mani posate sui miei fianchi come se non volesse farmi scappare.

Rimanemmo per quello che sembrava un'eternità con gli occhi dell'uno persi completamente in quelli dell'altra. La loro intensità mi trapassava la testa. Arrivai anche a pensare che se avessimo continuato quel gioco mortale, lui sarebbe riuscito a leggermi dentro e non lo potevo permettere.

Non riuscendo a sostenere più quello sguardo perforante, feci per voltarmi, ma Zayn con una mossa repentina ma delicata, mi prese il polso accogliendomi in un abbraccio bisognoso ed urgente.

Fu in quel momento che quelle tanto temute e fin troppo trattenute lacrime fecero la loro comparsa rigandomi il viso.

Gli avevo completamente bagnato la spalla sporcandogli la maglietta bianca di mascara.

Lui, invece di allontanarmi e sgridarmi per il disastro che gli avevo combinato, mi strinse ancora più a se, facendo azionare anche pesanti singhiozzi da parte mia.

Per un momento, un solo istante, un solo fottuto secondo, mi sentii davvero amata, sinceramente voluta bene ed era la sensazione migliore del mondo.

Sapere che qualcuno ci teneva talmente tanto a me da consolarmi senza essere obbligato o mosso da sensi di colpa, da sussurrarmi dolcemente che non ero sola e che ci sarebbe stato fino a quando ne avrei avuto bisogno, era qualcosa che forse non avevo mai provato fino a quel momento.

Fatto sta che quello che fino a qualche minuto prima era quasi uno sconosciuto, era passato ad essere la mia ancora, la mia via di salvezza da quel precipizio in cui mi stavo tuffando in preda alla disperazione, ottenendo un effetto totalmente lenitivo su di me tanto da far cessare quegli incombenti singhiozzi e lacrime agonizzanti.

Affranta da tutto quello che mi era successo nell'arco di poche ore, un po' per il sonno arretrato, un po' per la stanchezza, mi lasciai cullare dalle forti braccia di Zayn tanto da addormentarmici tra esse con la consapevolezza di essere davvero protetta e sicura.



・฿urn ₩ith Me・Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora