・₮rentaquattresimo ₡apitolo・✞

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Avevo ancora gli occhi chiusi ma fui costretta ad aprirli per scacciare via quel qualcosa che mi solleticava il collo. Allungai una mano vicino alla mia guancia e iniziai muoverla per allontanare quel fastidio.

Non sapevo cosa fosse, ma improvvisamente smise e cercai di addormentarmi di nuovo, ma la forte luce che mi perforava le palpebre ancora serrate mi rendeva impossibile il sonno.

Mi rassegnai al risveglio ed allungai le braccia per stiracchiare i muscoli, ma nell'azione colpii qualcosa.

Aprii finalmente gli occhi per vedere l'oggetto del mio bersaglio. Una cascata di ricci si mostrò al mio fianco e mugulò qualcosa di incomprensibile.

Avevo appena dato un pugno ad Harry.

"Le persone normali svegliano il proprio ragazzo con un bacio. Dovresti seguire il loro esempio, Scar" si svegliò Harry massaggiandosi la guancia colpita.

"Lo sai che io mi devo sempre distinguere" mi avvicinai a lui accarezzandogli delicatamente la parte lesa. "Scusa" sussurrai salendo a cavalcioni sul corpo ancora nudo del riccio coperto solo da un leggero lenzuolo.

"Se questo è il tuo modo di chiedere scusa, allora spero che ti farai perdonare più spesso" afferrò i miei fianchi con ancora gli occhi chiusi mentre io mi abbassavo sempre di più su di lui.

Sfiorai le mie labbra sulle sue per farlo svegliare completamente ed una volta raggiunto il mio obiettivo, le nostre bocche furono coinvolte nel più intenso e passionale bacio mai avvenuto tra noi.

"Grazie per la splendida serata di ieri sera, Harry" mormorai sulle sue labbra.

"Grazie a te, Scarlett" sorrise facendo spuntare le sue adorabili fossette.

Sorrisi anch'io e mi distesi a pancia in su accanto a lui. Harry allungò un braccio dietro le mie spalle e mi avvicinò al suo petto tatuato.

Mi accovacciai a lui ed iniziai a tracciare con le punte delle dita i contorni dei suoi tatuaggi.

"Che programmi hai per oggi?" mi chiese spezzando il rilassante silenzio che si era creato tra noi accompagnato dal suono delle onde dal mare.

"Tra due ore dovrei trovarmi a casa di Zayn per badare ai suoi fratellini" appena pronunciai quelle parole, me ne pentii immediatamente. Perché avevo nominato il moro?

"Zayn? Non sapevo lavorassi per la sua famiglia" si girò verso di me Harry.

"Si bhe, mi servivano i soldi e così ho accettato" risposi al suo sguardo accigliato. Ci mancava solo Harry geloso di Zayn. "Anche se lui non c'è mai a casa" lo tranquillizzai "o quasi" sussurrai sottovoce, ma lui non mi sentì.

"Scar io mi fido di te e so che non faresti niente né con lui né con altri" disse tranquillo prima di girarsi nuovamente sorridendo con lo sguardo rivolto al cielo.

Un senso di colpa mi assalì dalla bocca dello stomaco. Fino a quel momento non avevo mai realizzato le volte che io e Zayn ci eravamo baciati mentre io stavo con Harry. Mi dispiaceva dirlo, ma in quegli istanti il ragazzo riccio era l'ultimo dei miei pensieri, troppo impegnata a godermi il trasporto di quel momento.

E fu lì, in quell'istante che realizzai le moltitudini di emozioni che provavo solo allo sfiorare le labbra di Zayn con le mie, rispetto all'indifferenza quasi totale di quelle che condividevo con Harry.

Non riuscivo a spiegarmi cosa accadesse, ma negli istanti in cui la bocca di Zayn incontrava la mia, ogni cosa intorno a me si dissolveva, spariva, lasciando solo noi in quell'unione.

E improvvisamente mi trovavo a sorridere come un'idiota mentre mi tornavano in mente quei nostri gesti fugaci e del tutto inaspettati come brevi flash di un'intera vita già vissuta. Perché Zayn era questo. Un insieme di emozioni diverse ed inaspettate, che ti travolgevano e ti trasportavano su un altro universo, solo tu e lui. Ed io mi sentivo fuori posto lì, di fianco ad Harry invece che a Zayn.

"Dai, andiamo. Devo andare a lavoro" esclamai sorridente cercando i miei slip in mezzo alla sabbia. Avevo un'inspiegabile voglia di vedere quei capelli corvini e quegli occhi profondi quanto scuri.

"Cerchi queste?" disse Harry sornione cacciando le mie mutandine.

"Ah eccole." Mi allungai verso il ragazzo per prendere l'indumento, ma lui allungò il braccio in alto rendendomi impossibile recuperarle.

"Dai Harry dammele" allungai ancora di più una mano mentre con l'altra tenevo fermo il lenzuolo per coprire il mio corpo nudo. "Harry dai, non è divertente. Farò tardi a lavoro" sbuffai spazientita.

"Impaziente di andare da quel tizio, Scar?" chiese ironico Harry riferendosi a Zayn.

"In realtà si e adesso che mi ci fai pensare te le puoi anche tenere, così sarà ancora più facile per lui scoparmi" sbottai irritata e incominciando a mettermi il reggiseno ed il vestito.

Mi voltai verso il ragazzo e dopo la mia esclamazione, restò lì impalato a guardarmi con gli occhi sbarrati e la mascella serrata. Forse avevo esagerato...

"Tienitele. Chi sa in mano a quanti ragazzi sono passate prima di me" esclamò con cattiveria lanciandomi gli slip addosso.

Rimasi basita da quelle sue parole e dal suo gesto. Avevo anche esagerato, ma stavo scherzando. Invece, a giudicare dal tono che aveva usato lui, sembrava credere veramente a quello che aveva appena detto.

"Pensi veramente questo di me?" chiesi quasi sussurrando. Sperai che di pentisse di quello che aveva detto.

"Non è quello che penso io, è come ti comporti tu" ribattè con tono fermo.

Aprii diverse volte la bocca senza mai riuscire a emettere niente di senso compiuto, così indossai l'intimo e mi voltai incominciando a camminare.

Allontanatami di almeno dieci passi, decisi di girarmi verso di lui per mettere una volta per tutte un punto a questa storia.

"Sai che c'è? Vaffaculo Harry. E questa volta per sempre!" Non gli diedi nemmeno il tempo di rispondere che gli mollai un destro dritto sulla mascella per poi voltarmi e lasciarlo lì, a terra e dolorante, come meritava rimanere.

Sapevo di non essere la più pura delle ragazze, ma non mi ritenevo una puttana ne mai nessuno mi aveva chiamata così. Semplicemente mi piaceva vivere la vita senza costrizioni e catene, ma libera di fare quello che volevo con chi volevo quando volevo.

Questo non voleva dire andare a letto con qualcuno di diverso ogni sera. E pensavo che questo Harry l'avesse capito. Lo consideravo diverso, che andava oltre le apparenze e vedeva la sostanza, ma a quanto pare mi sbagliavo.

Ormai avevo superato di gran lunga la spiaggia e, con i tacchi che mi stavano uccidendo, mi ritrovai su una lunga strada deserta e sperduta al mondo.

Continuai a camminare per circa un'oretta sentendo le gambe cedere da un momento ad un altro. E come se non bastasse, mi passarono accanto diverse auto che mi volevano offrire un passaggio in cambio di un "servizietto". Non ci pensai due volte a mandarli a fanculo, ma questo non fece altro che dare credito alle parole di Harry.

Mi sentivo sporca, vuota e soprattutto fragile. Si, Scarlett Tomlinson si sentiva fragile e non abbastanza forte da trattenere le lacrime.

Avevo gli occhi talmente gonfi e bagnati da non vedere nemmeno una fottuta pietra a terra che mi fece cadere sulle ginocchia e sporcare di terra quello che prima era un candido vestito bianco. Ma nemmeno la purezza di un colore poteva durare addosso a me.

Cercai di rialzarmi ma con difficoltà, viste le ginocchia sbucciate. Presa dalla rabbia del momento, mi tolsi le scarpe ormai tutte rovinate e le lanciai il più lontano possibile. Incrociando gli sguardi schifati e di disapprovazione delle persone che incontravo ed altri che mi guardavano impietositi dalla mia situazione, ma io non avevo bisogno della compassione degli altri.

Continuai a camminare a piedi scalzi per altri venti minuti fino a quando non riconobbi il quartiere altolocato dove abitavano i Malik. Non volevo farmi vedere in quelle condizioni, ma non avevo altre opzioni. Casa mia si trovava dall'altra parte della città, ma le gambe non mi avrebbero concesso tanto.

Arrivai davanti alla porta dei Malik e presi un profondo respiro prima di bussare.

・฿urn ₩ith Me・Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora