・Ventinovesimo ₡apitolo・✞

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Ruth's pov

Erano passate quasi tre ore da quando ci dissero di accomodarci in sala d'aspetto in attesa di notizie. Tre ore di assoluto silenzio. Iniziai a pensare che si fossero dimenticati di noi.

Ero distesa con il corpo su diverse sedie e con la testa appoggiata sulle gambe magre di Niall mentre lui mi accarezzava i capelli rossi per darmi conforto senza ottenere l'effetto desiderato.

Non facevo altro che pensare che fosse colpa mia. Si, era tutta colpa mia se adesso Scarlett si trovava in un ospedale per solo Dio sapeva che cosa.

Se non me la fossi presa per non avermi detto che stava con Harry, sarei rimasta con lei e magari aiutarla in tempo. Non sapevo se per lei era troppo tardi o no. Non sapevo proprio niente e quella era la cosa peggiore.

Pensandoci bene, non mi dispiaceva il fatto che stesse con Harry. Nonostante il suo tradimento, era un bravo ragazzo, mi ha sempre trattato con rispetto e dolcezza.

Ma c'era qualcosa nei suoi occhi, qualcosa che gli era scattato dalla prima volta che vide la mia migliore amica. Non mi aveva mai guardato nel modo in cui guardava lei. I suoi occhi brillavano ogni volta, ma forse ignorai il segnale che scattava nella mia mente.

Lei era così forte. Ne aveva passate così tante che le avevano costretta a costruire un muro tra lei ed il mondo per cercare di difendersi. Lei aveva bisogno di difendersi dal male e dalla cattiveria della persone. Ne aveva già provata abbastanza da non aver più paura di niente.

Ma le persone che non hanno paura di niente sono le più fragili. Era cambiata, l'avevano cambiata, la vita le aveva fatto del male. Ora aveva gli occhi vuoti e respingeva chiunque accennasse minimamente a qualche genere di sentimento. Era cambiata e ora doveva essere salvata. Si meritava solo un po' di tranquillità e serenità, ma sembrava che la felicità non fosse il suo destino.

"Lascia andare tutti i pensieri, piccola. Non ti incolpare. Non potevi fare niente, non ti addossare tutte le responsabilità" mi sussurrò dolcemente abbassandosi alla mia altezza.

Mi voltai verso di lui per incrociare i suoi occhi cristallini. Mi ci persi per qualche istante, vedendoci la verità nelle sue parole.

"Non so cosa avrei fatto senza di te" sospirai rilasciando tutta la negatività che dominava i miei pensieri.

"Quando hai bisogno di me, ci sarò sempre per te."

Ci guardammo intensamente per qualche secondo per poi far incontrare le nostre labbra. Un casto e puro bacio divenne nel giro di qualche secondo, uno disperato e bisognoso in cui entrambi sfogammo le nostre preoccupazioni e sentimenti.

"Credo di essermi innamorata di te" sussurrai flebilmente mentre cercavamo aria. Appena conclusi quella rivelazione, abbassai gli occhi incapaci di reggere i suoi cristalli, per paura che non ricambiasse e che quelle sensazioni totalizzanti e parallizzanti che sentivo ogni volta al suo fianco le provassi solo ed unicamente io. Mi pentii immediatamente di aver svelato una cosa così seria ed importante in quel momento, in quell'ospedale, mentre la mia migliore amica si trovava in una stanza dall'altra parte della porta in condizioni a me sconosciute.

"Menomale, perché il mio cuore era partito tempo fa" rispose sorridente.

E lì, in quell'ospedale, nella struttura dove la mia Scar stava passando probabilmente il peggiore momento della sua vita, io e Niall, due stupidi incoscienti, ci dichiarammo amore per la prima volta.

"Dove sta?" si precipitò verso di noi Harry con tono preoccupato.

Avevo deciso di buttarmi tutto alle spalle, vista la mia situazione con l'irlandese e gli mandai un messaggio spiegandogli l'accaduto.

"Non lo sappiamo. Ci hanno detto di aspettare qui... Tre ore fa" aggiunsi l'ultima parte abbassando la voce scoraggiata.

Vidi la sua figura iniziare a girare per i reparti in cerca della testa bionda di Scarlett.

Non ottenuti risultati, sfogò la sua frustrazione nel pugno sfoderato sul muro dell'ospedale.

Il suo gesto violento attirò lo sguardo di qualche infermiere. Anche Niall si avvicinò a lui nel tentativo di calmarlo.

Harry's pov

"Hey amico calmati. Così non risolverai niente" si avvicinò un biondino che stava prima al fianco di Ruth. Lo riconobbi, era il tizio che stava troppo vicino alla mia Scarlett qualche sera fa.

Sapevo che aveva ragione, ma in quel momento, quel pugno mi aiutò a scaricare tutta la mia impotenza ed impossibilità verso quella situazione.

"Giuro che se tra cinque secondi qualcuno non mi dice come sta la mia ragazza, distruggerò questo fottuto ospedale di merda" sbottai ignorando il ragazzo vicino a me.

"Siete qui per la signorina Scarlett Tomlinson?" emise una voce profonda dietro di noi.

Ci voltammo tutti e tre contemporaneamente per incontrare nella nostra visuale un uomo con un camice bianco.

"Finalmente qualcuno che fa il proprio lavoro" emisi risoluto.

"La prego di calmarsi altrimenti sarò costretto a farla accompagnare fuori da qui" mi rimproverò il medico.

"Lei si preoccupi di dirmi come sta la mia ragazza ed io mi calmerò." Il mio tono risuonò più minaccioso di quello che volevo, ma non me ne curai.

"La signorina Tomlinson ha affrontato una crisi di panico abbastanza profonda. Le abbiamo somministrato dei farmaci per ridurre il trauma che si verifica dopo situazioni del genere. Adesso le sue condizioni sono stabili" pronunciò rassicurante.

Non ero mai stato più felice di ascoltare qualcosa pronunciato da un medico.

D'istinto mi venne voglia di abbracciare l'uomo, ma mi trattenni chiedendogli, invece, se potessi vederla.

"Adesso sta dormendo, ma se non date fastidio, uno alla volta potete farle visita. Ricordate, per i prossimi giorni non deve essere sottoposta ad alcuno stress e fatica sia fisica che psicologica" terminò di parlare per poi sparire lungo il corridoio.

"Vi dispiace se vado prima io?" mi rivolsi agli altri due, ma soprattutto a Ruth.

Lei scosse leggermente la testa con un accenno di sorriso, felice di sapere che Scar stesse bene.

Mi avvicinai cautamente alla camera indicatami in precedenza ed aprii piano la porta per non svegliarla.

Era così bella anche in un reparto d'ospedale con indosso un misero camice bianco che non faceva assolutamente giustizia alle sue forme perfette. Il suo viso era leggermente pallido e i suoi capelli biondi sparpagliati per tutti il cuscino.

Avvicinai silenziosamente una sedia vicino al suo lettino e le strinsi delicatamente la mano rilasciandole dei dolci baci sul dorso.

"H-harry" pronunciò flebilmente la sua voce angelica.

Pensai che fosse solo il frutto della mia immaginazione disperata, ma quando alzai gli occhi, incontrai i suoi stanchi, ma sempre irresistibili.

"Hey.."

・฿urn ₩ith Me・Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora