Capitolo 18

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"Fai sul serio?" chiesi stizzita.
"Zoe è da due fottutissime ore che cerchiamo un vestito per te, ma tu continui a rifiutare ogni mia scelta" disse Jessie furiosa.
Gli feci un sorrisino strafottente, magari avrebbe gettato la spugna e io non mi sarei messa quel coso.
"Se tu credi che io lasceró perdere ti sbagli, entro questa sera troveremo qualcosa per la festa di domani che ti piaccia o no, già ieri mi hai dato buca con una scusa stupidissima la festa è domani quindi è meglio che trovi qualcosa che ti piaccia con il mio aiuto o la sceglieró io per te senza chiederti nulla chiaro?" disse severa.
Cavolo non avevo mai visto questo lato autoritario di Jessie, bhe me lo dovevo aspettare in fondo che non avrebbe mollato, tanto valeva che prendevo qualcosa così l'avremmo fatta finita.
"E va bene" dissi sconfitta.
Ella fece un sorriso vittorioso.
"Ma non metteró dei tacchi al limite degli stivali" dissi convinta.
Lei sospiro e poi annuii.
"Vada per gli stivali" disse alzando gli occhi al cielo.
Entrammo in negozio e inziammo a dare un'occhiata ai vestiti, Jessie mi fece vedere parecchi vestiti ma erano brutti e da troie, si stava spazientendo parecchio quella poverina, ma se dovevo indossare uno di quei cosi almeno avrei dovuto trovarne uno di mio gusto.
Dopo 10 minuti mi mostró un vestitino blu notte con tanti puntini bianchi, sembrava un cielo stellato, era carino la guardai con aria di sufficienza e lei rise.
Andai ai camerini, misi il vestito con un po di difficoltà e aspettai fuori dal camerino Je che si stava occupando delle scarpe e del resto.
Poco dopo arrivó con degli stivaletti neri con un tacco "moderato" così disse lei, anche se per me erano alti, una pochette nera e oro, dei braccialetti d'oro e una collana con una mezzaluna.
Uscì dal camerino, Jessie aveva gli occhi che le brillavano.
"Che ne dici?" chiesi incerta guardandomi allo specchio.
"Diciamo che mio fratello sbaverà come un cane quando ti vedrà" disse maliziosa.
"Lo faccio solo per vendetta" dissi seria.
"Ceerto" disse ironica.
Non mi dette il tempo di ribattere che ricominció a parlare.
"Devi abituarti alle scarpe cammina per 5 minuti con quelle e poi puoi rivestirti e possiamo finalmente andare a pagare e andare a casa" disse con un sospiro.
Annuii e feci come mi aveva detto.
15 minuto dopo eravamo fuori dal negozio.
"Bene vengo domani pomeriggio a casa tua e ci prepariamo" disse convinta.
"Va bene vieni quando vuoi a domani" dissi sospirando.
Presi la macchina che avevo parcheggiato lì vicino e andai a casa.
Aprì la porta di casa imprecando per tutte le borse che avevo fra le mani e urlai un "sono a casa".
Ad accogliermi c'era Maggy che appena vide me con delle buste emise un urletto stridulo.
"Signor Anderson venga quì" urló saltellando sul posto.
Oddio...
Subito dopo arrivó mio padre che per vedere cosa stava succedendo scivoló sul pavimento scivoloso e per poco non cadde per terra, mi misi a ridacchiare e lui imprecó sonoramente poi mi vide o meglio vide le borse e si zittì di colpo.
Iniziai a schignazzare .
"Beh che avete da guardare?" dissi ridacchiando.
"Quelle cosa sono?" disse mio padre indicando le buste che tenevo in mano.
"Delle buste no?" dissi prendendolo in giro.
"Questo lo vediamo ma cosa c'è dentro?" disse riprendendosi.
"Cosa volete che sia dentro a delle buste di questo tipo? un vestito, scarpe e robe varie" dissi ovvia.
"Cossa?!" urlarono all'unisono.
"Ma che problema c'è?" dissi stizzita.
"Nessuno, ma hai sempre rifiutato questo genere di cose" disse avvicinandosi.
"È perchè domani sera devo andare a una festa tutto quì" dissi alzando gli occhi al cielo.
Mi guardarono sconvolti.
"E con chi ci va signorina?" mi chiese Maggy.
"Con una mia amica" dissi ovvia.
"Va bene sicura di stare bene?" mi chiese mio padre toccandomi la fronte.
Gli schiaffeggiai la mano e lo guardai male.
"Si vado a una festa che c'è di male?" dissi sbuffando.
"Niente anzi sono felice" disse sorridendo e abbracciandomi.
Mi liberai dal suo abbraccio.
"Okay ora vado a farmi una doccia ci si vede dopo" dissi iniziando a salire le scale
"E che sono un alieno? stó andando a una festa che sarà mai?" dissi aprendo la porta della mia camera.
Appoggiai tutto per terra e andai a farmi una doccia.

***

Il suono del campanello mi fece sonbalzare e scesi giù ad aprire.
Ovviamente era Jessie che sfoggiava uno dei suoi migliori sorrisi e un borsone con tutto l'occorrente per la festa e per dormire da me.
"Hey" dissi salutandola.
"Pronta?" mi chiese eccitata.
"No" ammisi.
"Beh non importa" disse non curante.
In quel momento mio padre sbucó dalla cucina, ci raggiunse e abbracció Jessie.
Oddio quale orrore...
Si staccó subito e li sorrise imbarazzato come Jessie ovviamente quella situazione era a dir poco imbarazzante.
"Tu devi essere Jessica, sei una santa hai convinto quel maschiaccio di mia figlia a comprarsi dei vestiti decenti e ad andare a una festa" disse sorridendoli.
"Sono molto persuasiva signor Anderson e poi Zoe ha un'orgoglio indescrivibile" disse ridacchiando.
Alzai gli occhi al cielo sbuffando.
"In ogni caso ti ringrazio, tienila d'occhio stasera non vorrei che si ubriacasse e iniziasse a picchiare gente a caso" disse ridacchiando.
"Ci puó giurare" disse sorridendo.
"Guardate che io sono proprio quì sento quello che dite" dissi sbuffando offesa.
Entrambi si misero a ridere e poco dopo salimmo in camera mia, appena entrammo la vidi con la bocca aperta dalla sorpresa.
"Che c'è?" chiesi inarcando un sopraciglio.
"bhe il soffitto e le pareti sembrano un cielo stellato e la camera rispecchia in pieno il tuo stile" disse  dando un'occhiata in giro.
"Non cercare di adularmi Je" gnugnì.
"Noc dai dico sul serio ora cominciamo" disse ghignando.
Accudenti al mio orgoglio..

***

"Oddio Zoe smettila di lamentarti è solo per una sera non muori mica"disse Je indicandomi allo specchio.
Sbuffai repetutamentez
"Posso andare a mettermi le vans?" gli chiesi facendo gli occhi dolci.
"Assolutamente no stai benissimo" affermó seria.
"Okay" dissi sconfitta.
"Bene ora cammina un po per abituarti agli stivali col tacco sembri ancora un pinguino zoppo" disse sgnignazzando.
"Ha ha ha".
"Se avessi le vans questo problema non ci sarebbe" dissi cercando di non perdere l'equilibrio mentre camminavo.
"Sisi, blablabla cammina cammina" ordinò autoritaria.
Alzai gli occhi al cielo e continuai ad esercitarmi per un po'.
"Bene va' molto meglio ora siediti quì che ti metto apposto i capelli e ti trucco" disse avvicinandosi con un ghigno stampato in faccia.
Feci diversi passi indietro.
"Nono non ci pensare neanche" la supplicai.
"Eddai Zoe non stai mica andando in guerra" sbottò.
"Sarei felice di andarci in questo momento" sussurrai.
"Su muoviti faró presto giuro" disse facendomi gli occhi dolci.
No gli occhi dolci no, non resisto..
"Se sembreró un pagliaccio giuro che ti uccideró" la minacciai.
"Stai tranquilla siediti" disse ridacchiando.
Sbuffai e mi sedetti sconfitta.

***

"Finito" disse entusiasta.
Ero rimasta ferma 20 minuti a farmi pasticciare la faccia e i capelli, 20 lunghissimi minuti mi stavo per addormentare giuro.
"Per il tuo bene spera che io stia bene" la minacciai.
Lei mi fece la linguaccia e mi mise davanti allo specchio.
Ok... chi era la ragazza allo specchio?
"Chiudi quella bocca sei tu sono stata brava?" disse incuriosita.
Eh cosa?
Mi guardai allo specchio e non aveva esagerato come pensavo, mi aveva messo la matita nera, il mascara mi aveva messo un po' di colore alle guancie con del blush e infine mi aveva messo un rossetto color pesca, i capelli invece erano più ordinati del solito con il mio ciuffo che mi ricadeva sulla fronte, insomma sembravo una ragazza.
"Beh si sei stata brava" dissi sorridendo.
Era stata più che brava quasi non mi riconoscevo
"Si è vero" si vantó.
Gli la linguaccia e lei la fece a me.
"Beh adesso mi preparo io fra 40 minuti dobbiamo uscire, cerca di stare ferma cosí non devo ricominciare tutto da capo" disse ridacchiando.
Annuii e mi sedetti al pc a guardare una serie tv.
Dopo mezz'ora finalmente Jessica era pronta, a mio parere era davvero stupenda indossava un vestitino verde acqua, dei tacchi neri, dei bracciali d'argento e si era arricciata i capelli con la piastra, si era truccata un po' più di me ma non sembrava affatto provacante era bellissima.
Presi la mia giacca nera di pelle e me la misi, invece lei si mise un giubbotto di jeans.
Misi nella pochette il cellulare e le chiavi di casa e scendemmo giù, mio padre era vicino alla porta e ci guardava a bocca aperta.
"Chiudi quella bocca che entrano le mosche Marcus" lo presi in giro.
"Sei stupenda Zoe" disse abbracciandomi.
Ridacchiai e me lo scrollai via
"Divertitevi ma non tornate troppo tardi e non ubriacatevi" ci avvertì. Annuimmo e uscimmo.
Salimmo sulla mia range rover blu notte e mi misi al posto di guida e Jessica si sedette vicino a me, e inizió a darmi istruzioni per arrivare alla festa.
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spazio autrice

so' che il capitolo fa' schifo, il prossimo lo scriveró meglio.

Un magnifico imprevistoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora