Zoe Pov
Mi svegliai con un terribile malditesta che tamburellava senza sosta.
Aprì gli occhi e capii di non essere nella mia stanza.
Avevo a fianco Jason che dormiva beatamente vicino a me.
Ricordai all'istante tutto ció che era successo la notte precedente.
Merda.
Avevo avuto la conferma in quanto ancora potesse piacermi.
Era stato un caso straordinario, mi ero lasciata andare ed ero andata a letto con lui.
Ma non era stato solo quello: avevamo ballato, parlato e lui mi aveva coccolato dopo aver fatto sesso.
Non ero riuscita a trattenermi.
Mi alzai con cautela mi rimisi i vestiti della sera precedente e prima di uscire detti un bacio sulla guancia a Jason.
Alla fine lui mi aveva capita.
Aveva capito quanto mi sentissi obbligata a essere la figlia perfetta.
Sapeva che mi ero lasciata andare solo perchè mi ero ubriacata.
Arrivai nella mia stanza in tempo per andare a vomitare in bagno.
Dopo una decina di minuti mi ripresi.
Mi feci una doccia e poi mo vestii e mi truccai.
Presi il borsone che avevo preparato qualche giorno prima e lasciai un biglietto a Jason.A Jason.
Spero che tu abbia capito.
Mi dispiace se ti sto facendo soffrire ma è meglio così devo andare.
Torneró, ci vediamo dopo le vacanze di natale.Avrei voluto scriverli che mi sarebbe mancato ma sarebbe servito solo a farci ancora più male.
Chiamai un taxi e mi feci portare all'aeroporto.
Mancavano ancora un paio di ore per partire, ero tesa.
Non volevo tornare a casa...
Le ore passarono lentamente.
Ora ero sull'aereo diretto per Londra.
Un viaggio troppo lungo per i miei gusti.
Presi il mio Kindle e continuai a leggere il libro che avevo cominciato a leggere qualche settimana fa.
Non ero riuscita ad abbandonare la lettura per me contava troppo.
Ovviamente nessuno sapeva del mio Kindle.
Lo usavo solo nella mia stanza al campus dove nessuno poteva sapere questo piccolo segreto.
Non volevo rinunciare di nuovo alla lettura per colpa di mio padre...
Perfortuna quì non conoscevo nessuno.
Dopo un'oretta di lettura misi il Kindle nel borsone in mezzo a due maglioni e mi misi a dormire.Jason Pov
Mi svegliai e lei non c'era.
Dovevo immaginarmelo.
Si sarà odiata per la notte precedente.
Non la biasimavo perchè ora la capivo.
Mi vestii e tornai nel mini appartamento.
Zoe era già andata via e aveva lasciato un biglietto.
Lei poteva fare quello che voleva con me, a me bastava che lei stesse bene con sè stessa.
A me importava quello.
L'importante era che sarebbe tornata.
Mi mancava di già.Zoe Pov
Dormii per quasi tutto il viaggio.
Fu mio padre a venirmi a prendere all'aeroporto, sinceramente credevo avrebbe mandato John o Maggie.
Dopo un saluto un po imbarazzato e decisamante troppo freddo per i miei gusti prendemmo la macchina e andammo a casa.
Non parlammo durante il viaggio, semplicemente mi appoggiai al finestrino e guardai la pioggia cadere su Londra.
Perchè Londra mi rappresentava alla perfezione, è per questo che la odiavo così tanto.
Abitavamo in una villetta in un quartiere ricco della città.
Entrando in casa salutai Maggie e John con un'abbraccio.
Per me loro due erano sempre stati di famiglia lavoravano per mio padre da anni.
"Zoe stasera a cena devo farti conoscere una persona" disse Markus interrompendo la chiacchierata con Maggie.
Annuì.
Si era trovata una compagna?.
Percorsi le scale e aprii la mia camera.
Era rimasta come l'avevo lasciata qualche mese fa.
Triste e non mia.
Mi feci un bagno rilassante e poi mi vestii.
Solito abitino elegante per fare contento mio padre.
Lasciai i capelli sciolti e scesi per vedere se era già arrivato qualcuno.
Neanche l'ombra, quindi andai in cucina dove Maggie stava cucinando.
"Chi mi deve fare conoscere papà tu lo sai?" gli chiesi appogginadomi al muro.
Lei sorrise e mi fece un complimento per il vestito.
"Si Zoe lo so ma non tocca a me dirtelo" disse sorridendo dolcemente.
Mi stavo preoccupando un po, Maggie amava spettegolare di tanto in tanto quindi se lei non mi diceva niente voleva dire che Markus gli aveva detto di non dire niente.
"Devono essere arrivati" disse la donna dai capelli grigi.
Annuì.
Sentivo voci provenire dall'ingresso.
All'ingresso c'era mio padre che stava parlando con una donna bellissima, al suo fianco c'era un ragazzo della mia età dagli occhi verde smeraldo.
Affascinante.
Poteva essere affascinante quanto voleva ma il mio cuore era già stato rubato.
Ed era ovvio chi fosse il ladro.
Mi avvicinai con cautela.
Il ragazzo puntó lo sguardo su di me e mi sorrise.
"Zoe lei è Caitlyn una mia collega di lavoro, e lui è Tom suo figlio".
Annuì sorridendo leggermente.
Strinsi la mano ad entrambi e dopo qualche minuto andammo nella sala da pranzo.
Ci sedemmo e cominciammo a parlare dei vari argomenti.
Io di come andava all'università e Caitlyn e Markus di lavoro.
"Sai Zoe, Tom si trasferirà nella tua università dopo le vacanze di natale" mi informó Markus.
Buono a sapersi.
"Che bella notizia" dissi cercando di sembrare convincente.
"Che facoltà frequenterai?" mi rivolsi al ragazzo dai capelli corvini.
"Medicina tu invece cosa fai? ah io sono al terzo anno" disse sorridendo.
Già mi stava sul cazzo, lui faceva la facoltà che avevo sempre voluto fare.
Ecco perchè riuscivo sempre ad aiutare Jason quando ne avevo bisogno.
Adoravo medicina e avrei voluto farla.
Forzai un sorriso.
"Economia e commercio terzo anno".
Egli annuì.
"prevedo una lunga amicizia" disse mio padre a Caitlyn facendole un'occhiolino.
Caitlyn aveva gli occhi grigi e i capelli corvini come il figlio era di una bellezza unica.
Di solito le donne affariste erano snob, ma lei era molto simpatica.
Peró si capiva dove lei e mio padre volevano andare a parare.
Gli avevo dato in mano il mio futuro ma non avrei rinunciato a l'amore, piuttosto sarei stata da sola.
Per tutta la sera parlammo di molte cose e più parlavamo più sembrava che Caytlin e Markus volessero farci mettere insieme...
La serata finalmente finii e arrivó il momento dei saluti.
"Eddai Zoe non essere così seria siete ragazzi non avete bisogno di stringervi la mano" scherzó mio padre.
Allora se non volevi che fossi così seria dovevi lasciare che restassi me stessa volevo dirli.
Mi trattenni.
Diedi un bacio sulla guancia a Tom e lui fece la stessa cosa con me lanciandomi uno sguardo di intesa.
Sembrava che anche lui la pensasse come me.
Ammisi che Tom stava davvero bene in giacca e cravatta ed ero certa che sotto quelli abiti avesse un corpo allenato.
Ma si capiva benissimo che come me lui avesse qualcuno nel cuore.
Poco dopo uscirono e io rimasi sola con Markus.
"Allora come ti è sembrato Tom è un ragazzo simpatico eh?" mi chiese avvicinandosi con un sorriso enorme.
Indietreggiai e lo fulminai con lo sguardo.
"Ho capito tutto sai? ho rinunciato a tutto ma stai certo che il ragazzo con cui mi mettermi lo sceglieró io.
Non forzarmi almeno in questo te lo chiedo perfavore.
Direi che ho sofferto abbastanza in questi anni.
Sola.
Ho abbandonato i miei amici, le mie passioni e sopratutto Jason.
Ma sopratutto ho buttato me stessa e ho fatto come mi hai detto.
Ma non credere che io sia la tua marionetta ormai non ho nessuna alternativa.
Lasciami in pace" dissi con disprezzo.
Markus mi guardó sorpreso.
"Potevi dire no" mormoró guardandomi dritta negli occhi con la mascella serrata.
Emisi una piccola risata amara.
"Avresti accettato una risposta negativa? io non credo.
Ho fatto tutto questo per renderti felice ma ora non credo più di essere capace di riuscirci.
Credo che io non sia stata la tua delusione.
Credo che tu mi abbia deluso.
Avresti dovuto aiutarmi a tornare quella che ero invece ti sei congratulato per la mia perfezione.
Io mi odio ma è solo colpa mia" dissi gelida.
Detto questo salii nella mia camera e chiusi la porta a chiave.
Mi misi il pigiama e mi sdraiai sul piccolo divanetto vicino alla finestra.
Guardai la pioggia cadere sempre più fitta e poco a poco presi sonno fino ad addormentarmi.
Il giorno dopo uscii da camera mia solo per mangiare e per andare in bagno.
Non avevo più voglia di discutere con mio padre.
Non lo vidi più fino a sera a cena.
"Non mi avevi detto che Jason venisse nella tua università e che condiviste la stanza" disse serio.
Sapevo che l'avrebbe scoperto.
"Non capisco il motivo, io e te non parliamo più come una volta.
Comunque non ti preoccupare mi faró cambiare di stanza e resteró sola per concentrarmi sugli studi" dissi gelida.
Markus sospiró.
"Ci ho già pensato io".
Annuii e non replicai dovevo stare lontana da Jason se no avrei ceduto di nuovo e poi completamente buttando via tutto.
"Ti piace ancora non è vero?" chiese con tono meno serio.
Sembrava quasi che gli interessasse.
"E anche se fosse? non cambierebbe niente visto che non è nel programma della mia vita anzi tu stesso mi hai cercato un ragazzo che ti piacesse a te.
Solo non capisco una cosa: il ragazzo adatto per me dovrebbe fare il mio stesso indirizzo, lui fa medicina che senso ha?" chiesi con disprezzo.
"Mi piacerebbe vederti di nuovo felice" disse dopo qualche minuto di silenzio.
Scoppiai a ridere.
"Mi sembra un po tardi non ti pare? Si ammetto provo ancora qualcosa per Jason ma l'ho respinto brutalmente perchè non sono più capace di amare e di stare con le persone.
Sono troppo abituata a stare da sola e poi ovviamente non posso." sbottai.
Markus era pensieroso ed ero sicura che stesse pensando con attenzione a cosa dire.
"Mi dispiace".
Tutto quì quello che aveva da dire?
"Impegnati di più tutto quì quello che hai da dire un semplice mi dispiace? non me ne faccio niente".
"Zoe ora basta capisco che mi odi ma non accetto che tu mi tratti così" disse in tono intransigente.
Annuì.
"Io non ti odio, odio me stessa per non aver saputo dire di no e di non potere scegliere per la mia vita".
Me ne andai in camera e diedi così tanti pugni al muro che diventó rosso di sangue, le mie mani erano sporche di sangue e gonfie.
Non mi ero rotta niente ma facevano un gran male.
Mi sdraiai nel letto, alzai la trapunta fino alle guance e abbracciai il cuscino fino ad addormentarmi.
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Un magnifico imprevisto
RomansaLei è Zoe ha 17 anni e vive a Londra. All'apparenza sembra una ragazza scontrosa che odia i rapporti umani, non vuole amici nè un fidanzato respinge tutti, tranne suo padre. L'unica cosa che ama sono gli sport, lei dà l'anima per ogni sport che le p...