Ormai la scuola era cominciato da una settimana e andava tutto bene.
A calcio ero la migliore, non avevo incubi e non avevo ancora staccato la testa a nessuno.
Forse l'avrei dovuta staccare a Jason, era troppo fastidioso rompeva sempre.
Jessica mi rivolgeva la parola ogni tanto ma si vedeva che ci era rimasta male per come l'avevo trattata, decisi che le avrei parlato oggi.
Erano le 7.40 e io ero di nuovo in ritardo presi la moto e partii veloce.
Arrivai in classe un minuto prima della prof, l'avevo scampata di nuovo.
La prof di matematica inzió a spiegare e solo quando mi guardai attorno mi accorsi che ero vicina a Jessie.
Ci guardammo per qualche secondo e poi lei prese il libro e lo mise dentro alla tracolla, si stava per spostare.
"Perchè te ne vai?" chiesi prendendole il braccio.
"Ehm... non mi vuoi vicina.. non ti stó simpatica mi pare ovvio.. non ti voglio disturbare" mi disse con gli occhi lucidi.
"Non te ne andare, nessuna delle cose che hai detto è vera" dissi seria.
Si fermò e rimise i libri sul banco.
"Jessica tu mi stai simpatica, io ti ho respinto perchè non ho mai avuto amici, ho paura che succeda qualcosa e quindi che venga abbandonata" rivelai.
"Davvero?" chiese stupita.
"Si è la verità".
"Beh non devi preoccuparti,io sono un'amica fedele,non ti abbandonerei se fossi mia amica" mi disse sorridendomi.
Non avevo nulla da perdere tanto.
"Okay.. bhe allora un giorno di questi ti andrebbe di uscire per conoscerci?" chiesi dubbiosa facendo un mezzo sorriso.
Gli brillarono gli occhi.
"Si, mi piacerebbe tanto ma chiamami Jessie o Je" rispose entusiasta.
Annuii.
"Intanto possiamo iniziare a conoscerci anche ora" mi disse entusiasta.
"È una magnifica idea" dissi sorridendo.***
E così iniziammo a fare amicizia.
Le lezioni passarono in fretta e finalmente venne il momento dell'allenamento.
Stavo andando allo spogliatoio quando Jason mi venne addosso e mi fece cadere sul sedere, aia che dolore.. si fermó e mi guardó con il suo solito sguardo malizioso-cattivo.
"Guarda dove vai Anderson" disse ridacchiando ed entró nello spogliatoio .
Jason era diventato sempre più stronzo con me e io con lui, in pratica ci scannavamo a vicenda, ma se voleva la guerra l'avrebbe avuta.
Entrai in palestra con la divisa, il coach ci disse di avvicinarci.
"Bene ragazzi ho un'annuncio da fare, l'ultima volta vi avevo detto che avrei nominato il vice capitano della squadra".
Tutti annuirono, io ero seriamente annoiata volevo solo giocare, che me ne fregava di sta cosa.
"Ebbene il nuovo vice capitano è Zoe Anderson" disse entusiasto.
Tutti mi guardarono sorpresi, Jason era furioso.
Sbuffai.
"Senta coach, con tutto il rispetto rifiuto il ruolo" dissi secca.
"Anderson non era una richiesta, era un'ordine, fra poco inizierà il campionato e Miller ha bisogno che qualcuno lo aiuti" disse alzando la voce.
"Non è vero! io non ho bisogno di aiuto!" Sbottó Jason.
Lo ignorai.
"Io non sono il secondo di nessuno, tanto meno di quel pesce lesso di Miller" dissi con disgusto.
"Ora basta Anderson, o lo fai o sei fuori dalla squadra!" Urló l'allenatore.
Guardai Jason con odio e lui fece lo stesso.
"E va bene" ringhiai.
Il Coach sorrise.
"Bene, ora vi dividerete a coppia per degli esercizi".
Mi avvicinai a Caleb e gli chiesi se voleva fare coppia per l'esercizio, mi rispose di si e ci dettimo il cinque.
"No Anderson tu vai a fare coppia con Miller" ordinó il coach avvicinandosi.
"Ha già un compagno e io pure" risposi.
Il coach fece segno a Jason di venire quì e lui arrivó subito.
"Miller tu farai coppia con Anderson".
"Ma perchè coach?" chiese infastidito.
"Perchè si! la dovete smettere di sbranarvi, siete nella stessa squadra, comportatevi bene o vi ammaneteró e butteró la chiave, chiaro?" Sbottó furioso.
Annuimmo lanciandoci un occhiataccia a vicenda.
Ero furiosa e lui pure ma cercammo di darci una calmata o il coach ci avrebbe cacciato via.
Mai un'allenamento fu più orrendo, Jason mi guardava divertito mi tirava palloni impossibili e più volte cercava di beccarmi in faccia, sapeva che mi dava fastidio e quindi mi infuriavo ancora di piú.
Uscii dagli spogliatoi furiosa, presi la moto e andai a casa.
Non salutai nessuno arrivata lí andai direttamente in camera mia, mi misi dei pantaloncini e una maglietta e andai a correre sul tapis roulant della piccola palestra che avevo in casa per così dire.
Mi misi le cuffiette e iniziai a correre, nonostante le due ore di calcio dovevo sfogarmi.
Corsi per un'ora e poi mi fermai, mi ero sfogata, ora ero stanca, andai a farmi una doccia rilassante e poi mi misi a leggere fino a sera.
Era ora di cena e io ero a dir poco affamata, scesi giù e mio padre, Maggy e John erano già a tavola.
Mi sedetti e Maggy mi servì le tagliatelle ai funghiz
Iniziai a ingozzarmi mentre gli altri mangiavano civilmente e mi guardavano allibita.
Passai al secondo: l'arrosto, mangiai velocemente anche quello.
"Zoe, c'è qualcosa che non va?" mi chiese mio padre gentilmente cercando di reprimere un sorriso.
"No" risposi secca.
"E allora perchè quando sei arrivata a casa hai sbattuto la porta, non hai salutato e poi ti sei sfogata in palestra anche se avevi appena finito di fare calcio?" chiese curioso.
Feci spallucce.
"Con chi sei arrabbiata?".
A volte mi chiedevo come poteva conoscermi così bene.. così decisi di vuotare il sacco, con lui non avevo scampo.
"Sono incazzata con il mio capitano della squadra di calcio" ringhiai
"Oddio povero lui, si è messo contro la persona sbagliata" disse mio padre ridendo.
"Esatto" ringhiai.
Gli raccontai di Jason e quando finii lui si mise a ridere.
"A quanto pare hai trovato un ragazzo che ti tiene testa, spero per lui che la smette se no finirà male" ridacchió.
"Già ma vedrà di cosa sono capace" dissi seria.
"Basta che non lo uccidi" disse ridendo.
Sbuffai.
"Okay..".
Finimmo di mangiare, feci i compiti e andai a dormire.
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Un magnifico imprevisto
RomanceLei è Zoe ha 17 anni e vive a Londra. All'apparenza sembra una ragazza scontrosa che odia i rapporti umani, non vuole amici nè un fidanzato respinge tutti, tranne suo padre. L'unica cosa che ama sono gli sport, lei dà l'anima per ogni sport che le p...