Savior

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So don't stop,
We'll take another shot,
Cause you know you got perfect aim,
I wanna feel you in my veins

(No ma non sono ossessionata eh)

Buio.

Era ancora tutto completamente buio e silenzioso.
La mente di Alison era priva di pensieri, si sentiva bene in quello stato di totale inerzia.
Vagava in una landa desolata ed era piacevole non avere pesi addosso.
Provò a prendere un respiro, ma i suoi polmoni non volevano saperne di funzionare.
Era strano ammetterlo, ma si sentiva libera e viva.
Strani aggettivi da usare dopo un suicidio, eppure erano quelle le sensazioni prevalenti.
Portò una delle mani a sinistra del suo petto, ma dovette ritrarsi dato il freddo che proferiva in quella zona del suo corpo.
Il cuore però nella cassa toracica non accennava a battere, non lo sentiva pulsare.
Sentiva solo un senso di vuoto glaciale che le inebriava ogni angolo del proprio corpo.

Se ne pentiva?
"Assolutamente no"

Si sdraiò su quella che sembrava sabbia, una catasta di piccoli granellini marroni, e rimase ferma a guardare in alto, aspettandosi un cielo brillante.
Ma era tutt'altro.
Una nube nera incombeva davanti ai suoi occhi, tetra e spaventosa.
Strizzò gli occhi e li riaprì, ma la nube era ancora fissa nel cielo.
Si alzò sulla schiena scrollando i capelli blu imperlati dai granelli, e gli occhi verdi guizzarono sulla nuvola assottigliandosi.
C'era qualcosa nel mezzo che si stava muovendo, e prima che potesse alzarsi, si creò uno squarcio dividendo il batuffolo grigio in due di colpo.

Fece per alzarsi spaventata, ma la sabbia sotto di lei sembrava essersi incollata al suo corpo, non permettendole alcun tipo di movimento.
Aprì la bocca per urlare ma non ne uscì suono, se non un lamento sordo ed inudibile.
Iniziò a sprofondare, lentamente, al di sotto dei granelli, sempre più giù.
Fu strano, perché non le pareva più così male cadere in basso.
Eppure ci fu un attimo, breve ma intenso, in cui la parte al di sopra dello stomaco balzò.
Fu lì che Alison iniziò ad avere paura.
Sì, stava sprofondando, ma non erano tenebre quelle al di sotto di lei.
Era l'esatto contrario, quindi Alison suppose fosse luce.
In ogni caso, se ciò che aveva attorno era ai limiti della surrealità, quello in cui stava sprofondando era estremamente vero.
Un lampo davanti ai suoi occhi, un battito regolare pulsante nelle sue orecchie e poi fu di nuovo buio.

Un urlo disperato squarciò il silenzio imponente nell'aula.
Alison sobbalzò e aprì gli occhi guardandosi attorno col respiro affannato.
Tutti la guardavano preoccupati, specialmente Lorenzo che bramava all'infarto.

Capì allora che l'urlo era provenuto dalle sue stesse labbra e realizzò la situazione.

"É stato solo un sogno..?"

Portò una mano al petto e riuscì a sentire il cuore pulsare battiti leggermente alterati dato lo spavento.
Un senso di tristezza l'assalì, capendo che il gesto definitivo e liberativo era stato compiuto solo nella sua mente.
Si era addormentata sul banco stanca, e ora si era svegliata urlando e concentrando l'attenzione su di lei.

-Dio santo, Smith, le pare il modo di urlare? Durante la mia lezione?!?-
Il tono della professoressa acuto.

Ma poco le importava della sclerotica che ora stava fendendo l'aria con le braccia, per poi scriverle una nota sul registro.

Era ancora viva?
Come era possbile?
Era stato un sogno così reale: i sentimenti forti, il modo in cui era caduta al di sotto della scuola, il dolore che era sicura di aver provato.

In poco tutti i pesi che aveva eliminato nel sogno, erano tornati a tormentarla.
Sentì la nausea salirle assieme alle lacrime.
Si sentiva insoddisfatta e tremendamente triste.

Ice Heart || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora