You have to stop to play

3.2K 259 900
                                    

I know they'll be coming to find me soon,
But my stockholm syndrome is in your room,
Yeah I fell for you

Le luci sul soffitto sfavillavano per illuminare la galante sala dove Lorenzo era appena entrato.
Sotto i suoi piedi si estendeva un tappeto rosso che invitava a raggiungere l'atrio, dove persone in ghingheri si scambiavano aneddoti che si confondevano con il suono del violino in sottofondo.
Si guardò attorno, prima di vedere due uomini vestiti con camicia blu, pantaloni e giacca scuri, dilettarsi con l'archetto sulle corde dello strumento.

Si sentì leggermente in soggezione tra quelle persone completamente eleganti e ringraziò di avere indossato la camicia bianca per illudere di sapersi vestire a modo.
Tirò fuori il telefono dalla tasca dei jeans neri, osservando lo schermo senza alcuna notifica, nonostante sperasse in qualche segno di vita da parte di Cecilia.
Lo ripose e si guardò attorno, decidendosi ad attraversare il tappeto rosso.
Quando fu sulla soglia, diede uno sguardo lungo le poltrone rosse che popolavano il salone e riuscì ad intravedere nelle prime file i signori Prescott parlare con qualcuno, sorridendo ampiamente.

Li raggiunse, camminando incerto tra le persone attorno a lui, loro avrebbero sicuramente saputo dove fosse Cecilia.
Era strano trovarsi lì, non avrebbe mai creduto che la sua amica potesse aver coltivato la sua passione fino a potersi esibire davanti a così tanta gente.
Era sempre stata una persona piuttosto timida, non era da lei essere propensa a suonare davanti a lui, figuriamoci una platea intera.
Forse le cose erano leggermente cambiate da come se le ricordava.

Si avvicinò alla coppia sorridente e aspettò in silenzio che l'uomo davanti a lui smettesse di parlare con loro.
Lorenzo aspettò dieci minuti buoni prima di poter ricevere attenzioni, mentre tentava di non ascoltare i loro discorsi e picchiettava il piede contro il pavimento.

"Dio che palle, datevi una mossa, grazie" pensò, sbuffando mentalmente.

Infilò le mani nelle tasche larghe e sentì il telefono improvvisamente vibrare, così fece per prenderlo ma una voce interruppe i suoi movimenti.

-Oh, Lorenzo, da quanto tempo!-

Una signora minuta racchiusa in un vestito a fiori allungò le braccia verso di lui che sorrise. Si abbassò per permettere alla donna di baciarle le guance e ricambiò.

-Oddio, quanto sei cresciuto!- continuò la donna con le mani sulle sue spalle.

-Beh, un po'...-

E poi si avvicinò all'uomo accanto per fare gli stessi movimenti e mantenere il sorriso, osservando quanto fossero eleganti per l'occasione.

-Sergio e Laura ti annaffiano i piedi tutti i giorni? Con Cecilia non funziona.- disse il biondo facendo ridere la moglie.

-Ma no, dai!- rispose Lorenzo.

-George!- rimproverò la donna.

-Karen?-fece finta di nulla lui.

-L'hai fatta anche tu! È anche colpa tua!- continuò ridendo, mettendosi le dita tinte di rosa davanti alla bocca.

Provò a ridere anche Lorenzo, ma non fece molto successo, visto che nonostante l'altezza precaria di Cecilia, lui la trovava bellissima.

-Come stanno mamma e papà? -domandò George.

-Tutto bene, sempre a lavoro e non sono potuti venire.- disse alzando le spalle.

Karen lanciò un'occhiata intenditoria al marito, mordendosi il labbro per la domanda sbagliata.
I genitori di Lorenzo erano raramente presenti, avevano persino dovuto assumere una tata per Skye, anche se la maggior parte delle volte se ne occupava Lorenzo della piccola. Era sempre stato così, spesso Karen e George avevano tenuto a casa loro i due fino a quando i suoi non potevano andarli a riprendere.
Nonostante questo, i suo genitori erano delle ottime persone.

Ice Heart || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora