Fire

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I can't live the present
My soul is flying
Without wings, with no defense

La sorpresa costrinse Alison a schiudere le labbra, un peso iniziò a farsi spazio nel suo stomaco.
Una sensazione logorante la stava risucchiando tra le costole, forse era panico.

La finestra di camera sua era chiusa.

Non poteva entrare in alcun modo, se non dalla porta principale.
Chi l'aveva chiusa questo doveva saperlo bene, doveva essere una specie di dispetto da parte della sorella.

Le dita si strinsero attorno ai lacci della borsa nervosamente, aspirò l'aria nella bocca per poi rigettarla all'esterno con vigore, formando una nuvoletta d'aria condensata davanti ai suoi occhi.
Stava ancora piovigginando, le goccioline arrivavano irrilevanti sul corpo di Alison.

Si sollevò sulle punte delle converse sbirciando oltre il vetro, osservò camera sua e notò che era tutto stranamente al proprio posto.
Chiunque avesse chiuso la finestra aveva avuto come intento principale quello di farla passare dalla porta, qualcuno aveva scoperto il suo modo di evitare la sua famiglia. E la stessa persona era entrata in camera, per chissà quale motivo a controllare chissà cosa.

Si guardò indietro, per qualche assurdo motivo sperò che la macchina di Michele fosse ancora lì parcheggiata per poterlo fermare ed andare con lui.
Ovviamente, però, non c'era ed Alison non aveva molta scelta a meno che non avesse voluto congelare nuovamente.

Frugò nella borsa, tra i vestiti e i pochi oggetti trovati nelle sue tasche, finchè qualcosa di freddo colpì le sue dita.
Afferrò le chiavi e le tirò fuori, producendo un fastidioso tintinnio mentre continuavano ad incastrarsi tra le altre cose nella borsa.

Le sue gambe infreddolite si mossero col desiderio di scaldarsi verso la porta, l'oscurità del materiale del portone consuto le fece rimpiangere la sua amata finestra.

Le dita strette attorno al ferro portarono l'estremità all'interno della serratura e risucchiò un sospiro, prima di iniziare a girare la chiave nella toppa.
Il rumore era veramente fastidioso, sembrava istigarla.

Ruotò il polso ancora una volta, ma le fu impedito dalla chiave che non voleva saperne di girare ancora.
Poggiò la mano sulla maniglia fredda, piegandola verso il basso e sussultò quando si aprì per davvero.
Era ovvio si sarebbe aperta, eppure per un attimo aveva sperato mentalmente di saltare quella parte ed andare direttamente a quella in cui si rinchiudeva nella sua camera a disegnare.

Fremette sul metallo, prima di muovere il braccio e far spalancare la porta.
Il cigolio raccapricciante delle giunture fecero rabbrividere il corpo esile, dovette socchiudere gli occhi e stringere i denti per il fastidio.

Mosse prima un piede, poi l'altro.
Si ritrovò sul parquet graffiato e un calore accogliente la scaldò. Eppure non smise di tremare.

Diede una leggerissima spinta alla porta, quasi avesse paura di ciò che sarebbe potuto accadere non appena sarebbe rimasta dentro.
Non ci sarebbe stata alcuna via di fuga, solo lei e la sua famiglia.
Il silenzio che seguì dopo il tonfo della porta che tornava ad incastrarsi nel muro non fu affatto rincuorante.
Ebbe i brividi, la percorse qualcosa, un bruttissimo presentimento.

Rimase ferma.
Dicono che il modo migliore per superare una cosa sia affrontarla, ma nessuno aveva mai conosciuto sua madre e sua sorella.
Non voleva tornare nuovamente in ospedale, era stato fin troppo imbarazzante, ed ora aveva alte possibilità di finire percossa da una delle due.

Prese un sospiro.
Sembrò essere tornata agli inizi, non sapeva più camminare, le riusciva difficile compiere qualche passo senza che il cuore le esplodesse nel petto.
Ma alla fine si costrinse a muoversi, il tempo non poteva rallentare e lei lo stava solo perdendo stando ferma sulla soglia della casa.

Ice Heart || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora