Just friends

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Ma la colpa é dell'amore,
che ci unisce e ci divide,
che ci vizia e poi ci uccide,
manco inizia e c'é la fine

Le converse nere venivano trascinate sul marciapiede.
L'ora di matematica l'aveva stravolta: se la cavava abbastanza tra logaritmi e derivati di primo grado, ma aveva lo stomaco chiuso e un pensiero fisso in mente

Ed ora eccola lì, a camminare sull'asfalto liscio nella parte opposta alla fermata dell'autobus.
Alison voleva andare in un posto e rilassarsi, almeno cinque minuti.
Sapeva bene dove stava andando, ricordava ogni singolo passo, anche se il più delle volte aveva fatto quella strada con la faccia spiaccicata contro il finestrino della cinquecento di suo padre.
Guardò i palazzi stagliarsi familiari, le strade ben tenute come la ricordava, gli alberi ai lati della strada pieni di foglie verdi a tratti gialline per l'arrivo dell'autunno. Ciò che più amava in quei dintorni erano le persone che sembravano tutte più felici e socievoli. Suo padre le spiegava che quella era la zona più ricca e quindi le persone erano tendenzialmente più rilassate.

Un grande spiazzo ospitava un parco per bambini, davanti a lei.
Piccole creature sbucavano ovunque, sembravano moltiplicarsi ogni secondo di più.
C'erano le bimbe che si facevano le trecce tra loro, i bambini che giocavano a nascondino, i bimbi che cercavano di salire sullo scivolo dal fondo e si scontravano con quelli che scendevano, e infine i piccoli che litigavano per chi dovesse andare per primo sull'altalena.
Un sorriso malinconico scappò ad Alison, che si sedette sulla panchina libera accanto al chioschetto.
Quel posto era speciale, ci si rifugiava sempre quando qualcosa non andava.
I ricordi di quel parco le davano come l'impressione che niente fosse cambiato, e che tutto fosse ancora bello e spensierato come una volta.
Deglutì.

Il sole splendeva e illuminava anche i più piccoli angolini del parco.
La bionda tentava di sedersi sull'altalena saltando, con scarsi risultati.

-Papà!- chiamò -Non riesco a salire é troppo alta, mi aiuti?-

Un uomo sorridente apparve davanti alla piccola.
La prese per i fianchi pronunciati, e si accorse di quanto piccola e fragile fosse la sua bambina.
La fece sedere sulla tavoletta nera sorretta dalle due catene, ora strette dalla piccole mani di Alison.

-Grazie, papi! -esclamò sorridendo- Ora mi spingi, vero?-

-No cerbiatta, é ora di imparare ad andare da sola.-disse lui sorridendole.

Alison tentò di protestare, ma il papà era già seduto sull'altalena accanto.
A quella veduta Alison rise, dato fosse evidente che l'altalena era troppo piccola e bassa per lui.

Ice Heart || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora