Night changes

1.9K 138 187
                                    

+Il disegno ashblalalalloso è di xAlessiaLight

Cause I know I can treat you better than he can,
and any girl like you deserves a gentleman,
tell me why are we wasting time
and all on your wasted crime,
when you should be with me instead

Il vestito nero le stringeva il fisico magro in una spruzzata di fiori colorati sul busto.
Lo aveva trovato imboscato nell'armadio di sua sorella - doveva essere stato suo prima che diventasse fuori dagli standard corporei - dopo aver cercato su internet "cosa indossare ad una cena coi genitori del tuo unico amico".
Le consuete converse avevano accompagnato i suoi passi sugli autobus colmi, tra le persone sudaticce e, ora, lungo la strada infestata di mozziconi e un freddo gelido.

Indugiava volta in volta sui cartellini bianchi appesi fuori i cancelli grigi e arruginiti.

"Cinquantasette, cinquantanove, sessantuno"

Accellerò il passo quando si accorse di essere vicina al sessantasette, la casa di Michele.
Aveva insistito più volte per venirla a prendere, ma era una di quelle giornate in cui sua madre e sua sorella le stavano addosso.
Uscire di casa le era costato mettere dei lassativi nel thè di sua sorella e distrarre sua madre con delle continue telefonate anonime che l'avevano portata a minacciare tutta la sua rubrica, numero per numero.
Si chiese se, tra quei contatti, ci fosse anche quello di suo padre.

Si ritrovò catapultata davanti ad una villetta dalle pareti perfettamente immacolate, la porta di ottone era collegata al cancello da un ciottolato bianco. Sembrava vagamente casa sua.

Si assicurò che Michele abitasse lì, controllò il cognome sul citofono. Annuì a sè stessa, poi le sua dita cercarono il pulsante.

Una voce metallica farfugliò qualcosa, provò a rispondere con un "Sono Alison", sperando che fosse la risposta giusta alla sua domanda.

Il cancello si aprì con uno scatto che la fece sobbalzare. Prese un respiro profondo, costrinse i suoi piedi a muoversi sulle pietre.

Quando fu sul porticato, sentì il cigolio acuto delle giunture scontrarsi e l'ottone sparire dalla sua visuale.
La prima cosa che notò della ragazza minuta oltre il portone furono i lunghi e voluminosi capelli rosa. Le cadevano lisci sulle spalle e continuavano per la schiena dritta. Erano decisamente più belli dei suoi, la ricrescita appena percettibile era di un castano chiaro. Subito dopo, incrociò i suoi occhi chiari e la bocca che si apriva per masticare una gomma alla fragola.

-Oh. Tu devi essere la ragazza, io sono Marta. Michele, è arrivata la ragazza!- gridò.

-Mi chiamo Alison..-

Sussurrò, infastidita dalla sua estroversia.
Lei non parve sentirla. Restò a guardarla estasiata, facendola sentire come un diamante da intagliare.

-Sei smilza, dovresti mettere su due chiletti, come Michele. So che sembra magro, ma è un ciccione.-

Fece un sorriso forzato, tentando di sembrare più sincera possibile.
Poi le dita lunghe della ragazza dai capelli rosa si avvicinarono subdole al suo viso e strinsero una ciocca dei suoi capelli fini.

-Belli i tuoi capelli. Volevo farli anche io blu, ma rosa fa più figo su di me.-

Sorrise obliqua, passando le dita sulla lunghezza dei suoi capelli fino a lasciarli rimbalzare di nuovo nell'aria.

Il silenzio piombò tra le due. Forse Alison avrebbe dovuto ricambiare il complimento, ma stette semplicemente in silenzio.
Le dita dell'altra picchiettarono sul portone seguendo un ritmo che le parve vagamente nervoso.

Ice Heart || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora