Shadows

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The blood in my veins is made up of mistakes,
Let's forget who we are and dive into the dark

Era mezzanotte, ma per lei il tempo aveva smesso di scorrere da giorni.
Era rimasta ferma su quelle labbra morbide, mentre la pioggia lavava via le sue barriere e le braccia calde di Lorenzo ne creavano una nuova.
Una in cui erano solo loro.

Sarebbe stato difficile abbattere quella barriera, forse un'illusione della ferrida immaginazione di Alison, forse no.

Leggiadre farfalle volavano nel suo stomaco, dandole la sensazione di volare, ogni volta che il ricordo di Lorenzo le appariva nella mente vuota.
Era una sensazione strana, il mondo smetteva di girare su sè stesso per pochi secondi e ruotava attorno alla sua felicità.
Una felicità che ormai aveva nome e cognome.

Era quello di cui aveva sempre avuto paura.
Affezzionarsi.
Ed ora che ci era riuscita, lo percepiva sulle sue vertebre come un errore.
Un errore fin troppo giusto.

Riprese quota lentamente aprendo gli occhi.
Era seduta sul letto con la schiena poggiato al muro macchiato di umidità, mentre passava le dita su una superficie lucida.

Una foto.

Come ci era arrivata da una foto a Lorenzo?
Non lo ricordava e nemmeno le importava.
Quando pensava a lui, tutto smetteva di importare.

Poggiò la foto senza guardarla sulla trapunta e si sollevò dal letto, che emise un cigolio non molto rassicurante.
Sospirò e a passi lenti raggiunse la finestra, poggiandosi sul davanzale.

Il pannello di vetro impediva al freddo di entrare all'interno della sua cameretta, ma il vento si abbatteva su questo fischiando in un rumore sordo.
La luna piena splendeva nel buio scuro, aiutando i lampioni non funzionanti ad illuminare le strade.
Si soffermò a guardare le ombre che si creavano sotto ad ogni cosa nella sua visuale, e spostò lo sguardo sul muro dove ci sarebbe dovuta essere la sua di ombra.
Ma non c'era.
La luce la prendeva in modo da non creare alcuna ombra dietro di sé.

Alison si chiese se mai avesse avuto un'ombra.
Era sempre stata lei l'ombra di sè stessa.
Tutti avevano un lato oscuro che non mostravano. Lo tenevano dietro di sé per non lasciare gli altri insoddisfatti, mentre alle loro spalle il buio amaro della verità bramava.
Lei, invece, aveva sempre messo davanti il suo lato peggiore.
Aveva fuso la parte di sè stessa che tutti avevano sempre apprezzato, con la parte che avrebbero tenuto lontano.

Toccò i capelli blu istintivamente e fece scorrere le iridi cerulee su questi.
Quello era solo uno dei tanti cambiamenti, ma in un certo senso ne era il simbolo.
Per lei tingersi i capelli di blu era un modo per infrangere gli schemi che le erano stati imposti.
Non aveva mai rimpianto il suo biondo barbie, se non a volte il suo aspetto naturale.
Ma in fondo odiava ogni parte di sè stessa, quella era solo una delle tante maschere per cammuffarsi.
Era anche quello un fattore che aveva contribuito al suo cambiamento radicale, la sua bassissima autostima.
Ricordò quando a scuola le dicevano che suo padre era sparito per correre via dalla sua bruttezza.
Tutte le dicerie, tutte le prese in giro, tutte le cose che aveva dovuto subire.

Così, un giorno, era cambiata.
Aveva distrutto tutto quello che la teneva stretta alla sua realtà, creando impalcature su impalcature per coprire la piattezza di ciò che non le piaceva.

Un leggero riflesso sul vetro appannato dal suo respiro, mostrava la Alison di ora.
Non era nemmeno quella una vista piacevole per lei, ma sicuramente migliore di quella di anni prima.
E ora si detestava già meno, specialmente in quegli ultimi giorni.

Perché sì, odiava ogni centimetro del suo corpo, ma lo ringraziava per essere così quando lui la sfiorava.

Rimase a contemplare la figura longilinea riflessa sul vetro, poi si voltò e sospirò.
Era cambiato tutto e troppo in tre mesi.
Aveva affidato la sua felicità a Lorenzo, se mai fosse accaduto qualcosa di contrastante non credeva che avrebbe potuto sopportarlo.

Ice Heart || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora