Faded

3K 252 170
                                    

I know it's hard, babe, to sleep at night,
Don't you worry,
'cause everything's gonna be alright

Giocava a seguire con gli occhi le goccioline scivolare sul finestrino, prima di finire la loro corsa sul blu della carrozzeria.
Sembrava che tante dita stessero tamburellando sul vetro, rumore che stava cullando Alison in uno stato di totale immobilità.

Un leggero tepore fuorisciva dalle fessure sul cruscotto della macchina, riscaldandole la pelle scoperta dalla felpa che indossava; i vestiti li aveva dovuti restituire all'ospedale e Michele si era offerto di prestarle qualcosa di suo.
Profumava di lavanda, aveva questo odore caratteristico e sarebbe stata tutto il giorno ad annusare il tessuto nero.
Aveva insistito per riaccompagnarla a casa, negandole di utilizzare un autobus, visto che era la causa di tutto, e alla fine l'aveva convinta.

La macchina scorreva sulle strade, una macchia azzurra tra il grigio di una giornata buia.
Il moro teneva le mani sul volante, picchiettava le dita sul cuoio scrutando il cemento oltre il parabrezza ovattato dall'acqua che cadeva fitta.
Il silenzio tra loro era colmato da una canzone dei Green Day trasmessa dalla radio, un mormorio lontano alle sue orecchie.

Era da molto che non aveva piovuto, sembrava che il cielo stesse scatenando tutto ciò che aveva trattenuto in una singola mattinata di dicembre.

L'ultima volta che ricordava la pioggia era accanto alla panchina, gli occhi verdi riversi in quelli suoi marroni, labbra su labbra, battiti mescolati in una melodia che mai nessuno avrebbe conosciuto a parte loro.

Era quello il bello del loro rapporto, era qualcosa di unico, semplicemente loro.
Nessuno avrebbe mai saputo tutto quelle piccole cose che lei amava di lui, i piccoli gesti di cui Alison era ossessionata. Quei tre mesi passati ad osservarsi da lontano, immaginandosi mano nella mano.
Improvvisamente avrebbe voluto averlo accanto ad osservare la pioggia con lui, magari stando in silenzio, ma insieme.

Era un incredibile controsenso, una contraddizione vivente.
Lo voleva vicino, ma solo se avesse tenuto la bocca chiusa, per paura di poterla ferire di nuovo.
E poi amava la pioggia, ma solo se fosse stata fuori, per sentirne il rumore, non se le toccava sopportarla sulla propria pelle.
Ad esempio amava l'inverno, ma solo quello filtrato dall'idea di lei sotto le coperte, una cioccolata calda tra le mani e un bel film in tv.
Le piacevano gli occhi chiari, ma si innamorava di quelli scuri, odiava la gente, ma amava le persone, non le piaceva la scuola, ma amava imparare, allontanava tutti, quando tutto ciò di cui aveva bisogno era qualcuno che potesse amare lei.
E non sarebbe mai riuscita a capirsi, si era sempre sentita un disastro, ma le andava bene così.

Piegò le gambe magre all'interno, rannicchiandole sotto il busto.
Guardava fuori, ma in realtà la sua attenzione era concentrata su tutto tranne che il paesaggio all'esterno.

Si chiedeva come ci fosse finita in quel modo, come aveva fatto a rendersi la vita un inferno.

-Oddio, amo questa canzone, me la cantava sempre mamma quando ero piccolo...-

Le orecchie di Alison si stapparono improvvisamente, la musica cominciò a farsi viva nei suoi timpani.
Si accorse di conoscerla anche lei, qualche anno prima era molto trasmessa in radio.

-Forever young, I wanna be forever young. Do you really wanna live forever?-

Michele aveva preso a cantare, il suo timbro particolare la attraeva mentre pronunciava le parole inglesi.
Teneva gli occhi puntati sulle sue labbra, poi sui suoi occhi, poi sulle dita che tamburellavano sul cuoio a ritmo.

Ice Heart || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora