Christmas' Eve

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Where are you now?
Another dream,
the monsters running wild inside of me
I'm faded

+Il disegno è mio. Non è il massimo, ma ci ho provato.
AH E HO FATTO I CAPELLI BLU. NELLA MIA FOTO PROFILO SONO IO. AMATELI CON ME.

Rannicchiò le gambe sotto al busto, fece scorrere tra le mani il foglio di carta.
Tra le dita aveva stretta una matita a cui aveva appena fatto la punta, se avesse provato a sfiorarsi la pelle con la mina le avrebbe fatto male.

Cominciò a disegnare, non aveva esattamente un'idea precisa su cosa volesse raffigurare, ma aveva bisogno di sfogarsi in qualche modo.

Era la vigilia.
Sarebbe dovuta essere emozionata, forse avrebbe dovuto "sentire" l'atmosfera natalizia, eppure sembrava una giornata come le altre.
Non c'era niente che la riportasse al Natale, se non fosse che aveva la pagina di diario piena di compiti per il rientro a scuola.

Una settimana era volata.
Di solito, il tempo per lei passava con un soffio, ma, in quel caso, non le aveva dato nemmeno il tempo per respirare.
Lorenzo era mancato per i primi giorni, Cecilia aveva detto che si era preso una febbre parecchio alta.
Lei aveva dovuto affrontare le ultime verifiche prima delle vacanze, aveva dovuto subire le solite prese in giro da parte di Giada e le sue amiche. Se ne era quasi dimenticata della loro esistenza, era stata talmente presa da Lorenzo da scordare che oltre lui c'era un mondo intero che la aspettava.

Era stato come risvegliarsi da un sogno. Forse un incubo.
Ma, in quel caso, non avrebbe potuto interromperlo aprendo gli occhi.
E, in tutto quello, ci si era messa lei. Aveva permesso a qualcuno di entrare nella sua vita ed ora le riusciva troppo difficile eliminarlo.

Nella sua mente erano ancora incise le sue parole, le cattiverie che aveva avuto il coraggio di sputarle contro.
Faceva ancora male, era una ferita aperta.

Scosse la testa, cercò tra sè altro su cui soffermarsi.
Doveva smettere di pensare.

Osservò la mano tremante muoversi sulla carta, tracciava linee completamente casuali.
Non aveva idee, ed era stanca di guardare quel foglio sprecarsi.
Si era stancata persino di disegnare.

Lasciò andare la matita, rotolò sulla carta, prima di cadere al suolo con un tonfo.
Alison parve non sentirlo, non se ne accorse nemmeno, fu solo come uno scricchiolio tra la tempesta nella sua testa.

Gli occhi erano fermi nel vuoto, osservava la polvere volteggiare nell'aria con un silenzio disarmante.

Doveva fare qualcosa. Rischiava di impazzire.

Guardò la finestra, poi il giubbino poggiato sul letto.

Le strade si erano improvvisamente popolate.
Camminava stretta nel cappotto nero, cercava di scaldarsi dalla giornata gelida.

Non si capacitava del fatto che la piazza su cui proseguiva a passo lento riuscisse appena a contenere tutte quelle persone.

Si fermò, accostandosi ad un muro, come per prendere fiato.

Tutta quella gente le metteva una strana pressione.
Il rumore delle loro parole che mi mescolava nell'aria caotica le fece venire una morsa al petto.

Si sentì trasparente, come il vetro che divideva i negozi dal freddo all'esterno.
Trasparente come un fantasma che vagava per le strade.
Un'anima sola.

Se ne accorse quando, osservando la gente, capì che era l'unica senza compagnia.

Un gruppo di ragazze procedeva a passo spedito, tra le mani svariate buste di altrettanti negozi diversi.
Ridevano sguaiatamente tra loro, come lei non faceva da tempo.

Ice Heart || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora