I won't let you fall

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Resta con me,
che tutto questo adesso parla di te

Tutto taceva.
Non un rumore trapelava nella piccola stanza al buio di Alison.
Erano passate due settimane ormai, e Lorenzo e lei non si erano più rivolti la parola, se non per il buongiorno al mattino.
Alla fine era quello che Alison voleva, era quello che aveva chiesto, e per una volta era stata accontentata.
Eppure lei ci aveva sperato fino in fondo che almeno lui, non rinunciasse a lei.
Si morse il labbro e affondò la testa nel cuscino.
Continuava a rimurginare sulla questione, senza trovare una soluzione logica.
Forse perché una logica in tutto quello non c'era.
Sospirò, si alzò sulle braccia e piegò il collo a lato, osservando il muro davanti a sè.
Al buio la luce della luna proiettava su di esso un ombra enorme, assomigliante ad un pipistrello.
Aveva sempre avuto paura del buio e di quello che la notte potesse nascondere.
Da piccola dormiva con la lucetta accesa e si copriva fin sotto al naso con le coperte, come per nascondersi e sentirsi protetta.
Poi sua sorella veniva affianco a lei, e le stringeva la mano finché non si addormentava.
Sorrise amaramente e abbracciò le gambe contro il petto.
Sospirò.
Ora non ne aveva più paura, ma continuava ad essere incuriosita sui suoi misteri.
Era certa che di notte si potessero osservare le cose più belle, ma non aveva mai avuto la possibilità di uscire e vederle coi suoi occhi.
Si accasciò contro il materasso e chiuse gli occhi, imponendosi di dormire.
Ma anche lei sapeva che dormendo non cancellava ciò che le stava succedendo, al contrario gli incubi la tormentavano anche la notte. Non sarebbe riuscita a dormire, che l'avesse voluto o meno.
Un'idea sfiorò la sua mente facendola sobbalzare, e un piccolo sorrisino malizioso si creò sul suo volto.

Il vento gelido faceva ondeggiare gli alberi e i capelli di Alison all'unisono.
Le strade erano illuminate dai pochi lampioni, ma Alison pensò fosse molto più bello così, con la luce soffusa.
Tutto era diverso, assumeva una sfumatura inquietante e malinconica allo stesso tempo.

Si guardò intorno, stringendosi nella felpa per il freddo, e realizzò di aver camminato parecchio quando vide la casa rosa della dolce signora Piker.
Si morse il labbro e controllò l'orario sullo schermo del telefono.

2:36

Aveva camminato per quasi un'ora a vuoto e senza meta.
Sospirò e si maledisse mentalmente per aver pensato per un solo secondo che una passeggiata avrebbe potuto migliorarle l'umore.
Si accasciò contro il cancello di una villetta, incrociando le gambe.
Alzò lo sguardo verso la luna e si soffermò sulle stelle, alla ricerca delle varie costellazioni.
Prima di diventare una segretaria part time, sua madre era un'astrologa e le aveva insegnato tutto ciò che c'era da sapere sull'universo.
Ricordò la prima volta che sua madre le aveva indicato un gruppo di stelle e di come le avesse sussurato il nome della costellazione: l'orsa maggiore, che anche in quel momento brillava in tutto il suo splendore.

Pensò a quanti ricordi stava accumulando in quei giorni, e capì quanto la sua famiglia fosse andata in pezzi, a quanto fossero l'uno abbandonato dall'altro.
Abbassò lo sguardo e prese un cumulo di sassolini da terra.

"Mio padre é andato via"

Lanciò un sasso a pochi metri da lei.

"Mia madre é un'alcolizzata che non riesce ad andare avanti"

Ne tirò un altro con più forza e sentì la lacrime in gola.

"Mia sorella é un mostro"

Prese altri due sassi e li lanciò lontano, rischiando di colpire una macchina.

Ice Heart || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora