Home not sweet home

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Sua madre si comporta come se fosse una sua coetanea, 
il padre era un grande uomo,
ma in un vita troppo piccola si é depresso,
non é più parte della famiglia,
non gliene frega un cazzo di sua figlia,
sdraiata sopra al letto mentre soffoca le grida

(Il disegno stupendo quassù é di @favijsvoice )

Alison aprì la porta di casa sua provocando un cigolio acuto.
Probabilmente avrebbero dovuto oliare le giunture, o come minimo levare le ragnatele, ma quella casa non vedeva una sistemata da anni.

Non appena Alison fu sulla soglia della porta un forte odore di tabacco e alcool la investì facendola tossire.
Ci mise poco a capire che in cucina sua madre si era data alla sua routine quotidiana.

Alison sospirò triste e rassegnata, e si avviò verso camera sua, sperando che sua sorella non fosse ancora a casa.
Le sue scarpe ticchettavano sul parquet rovinato, e Alison si maledì per non averle tolte.
Arrivò sul corridoio che portava alle stanze da letto, e sporgendosi si accorse che la camera di sua sorella era vuota.
Alison emise un sospiro di sollievo, e si guardò intorno cercando di ricordare quando quella era stata una casa accogliente.
Probabilmente il ricordo risaliva a tre anni e mezzo prima, quando Alison era ancora una ragazza bionda, quando andava ancora d'accordo con sua sorella, quando sua madre non era ancora un'alcolizzata, quando suo padre non era ancora partito con la promessa di tornare presto.
Erano passati quasi 4 anni e del padre nessuna traccia.

Un rimbombo rimpiazzò il silenzio di una casa semivuota.
Il padre di Alison apparì in cima alle scale trascinando tre valigie dall'aspetto pesante.

-Papà, vuoi una mano?-chiese Alison affrettandosi a raggiungerlo.

-Sono troppo pesanti per te, cerbiatta-ribatté lui.

Alison si imbronciò e testarda cercò di sollevare per il manico una delle valigie.
Il padre rise, poggiando una mano sulla fronte rassegnato.
Alison arricciò il naso, e non essendoci riuscita, incrociò le braccia al petto.

-Dillo che ci hai messo le pietre dentro.-scherzò Alison sorridendo.

Lui a sua volta sorrise, ma il suo era un sorriso amaro e malinconico.

-Cerbiatta, vieni qui.-disse il padre allargando le braccia.

Alison senza pensarci, si tuffò al collo del padre abbandonandosi a lui.

-Mi mancherai, papà...-ansimò lei.

Il padre non rispose, si limitò a stringerla forte.

-Papà, quando torni?-chiese Alison tenendolo stretto a sè.

-Presto, cerbiatta-disse tirando su col naso.

-Ovvero?-volle sapere Alison.

-Meno di un anno.- sussurrò il padre quasi impercettibile.

Alison fece un gesto con la mano, rifiutandosi di continuare a ricordare.
Le lacrime avevano riempito i suoi occhi smeraldo da un pezzo.
Sua madre e sua sorella erano ancora convinte che un giorno sarebbe tornato.
Ma Alison sapeva che ormai le aveva lasciate sole, le aveva abbandonate.
Lo sapeva ormai dalle prime volte in cui sua madre era tornata a casa con gli occhi rossi ansimando un altro "Non l'abbiamo ancora trovato".
Così Alison aveva smesso di illudersi, e comunque se fosse tornato non l'avrebbre mai perdonato.
In fondo era solo colpa sua se in questi 3 anni era cambiato tutto.
Lei stessa era cambiata, ma dovette ammettere che non era solo colpa di suo padre.
Tirò su col naso e ricacciò tutto dentro prima di portare alla luce brutti ricordi.
Non voleva piangere, non piangeva da tanto, e non voleva riniziare.
C'era un motivo se aveva scelto la vita dell'apatica, non voleva più soffrire e affezzionarsi alle persone.

Le rivenne in mente ,stranamente, Lorenzo e del foglietto che le aveva dato.
Le gambe di Alison sembrarono muoversi da sole e la portarono fino in camera sua, dove poggiò lo zaino sul letto disfatto.
Chiuse la porta a chiave, e ci si appiattì contro con la schiena.
Estrasse il foglietto ripiegato e con estrema cautela lo aprì.
Alison sentì il cuore batterle forte e la bocca piegarsi in un sorriso.
Il disegno rappresentava una ragazza vagamente simile a lei, con la bocca coperta da uno scotch come se fosse trattenuta nel dire ciò che sentiva.
Notò poi che il foglio era strappato e si accorse dai decori sugli angoli che il foglietto proveniva dal suo quaderno.
Lo osservò meglio e qualcosa in lei scoppiò facendole sbarrare gli occhi.
Si affrettò a prendere il suo quaderno e sfogliare le pagine per trovare la pagina strappata.
E come pensava, la pagina era quella del suo volto anonimo.
Alison restò a guardare quel disegno stupendo pizzicando gli angoli del foglio.

Qualcosa in lei continuava a contorcersi e dirgli che c'era qualcosa di sbagliato.
Alison ricordò quel sussuro da brividi che le aveva lasciato una leggera pelle d'oca.
Lui si era accorto che Alison stava sorridendo. Lui si era accorto del fatto che Alison fosse leggermente interessata.
E non andava bene, non andava bene per niente.
Era solo colpa sua, non avrebbe dovuto mostrarsi a lui in quel modo.

Un cigolio stridulo e la voce di Alessia misero da parte ogni tipo di pensiero.
Alison si alzò di scatto e premette contro la porta, nonostante fosse già chiusa a chiave, come avesse paura che la sorella potesse sfondarla.
Poggiò un orecchio sulla porta e mise una mano sulla maniglia.
Al di fuori della sua stanza la casa era tornata di nuovo silenziosa.
Forse sua sorella era andata in camera sua, o più semplicemente era andata ad importunare sua madre.
Ma poi Alison sentì dei passi.
Alessia si stava avvicinando, poteva sentire il suo respiro affannato da dietro la porta.
O forse era il respiro di Alison?
Solo allora si accorse di star trattenendo il respiro e si affrettò a lasciar uscire l'aria accumulata.

Strinse forte la mano sulla maniglia.
Lanciò uno sguardo veloce all'orologio senza motivo, come sperasse che le lancette incominciassero a girare più velocemente.
Perse un battito sentendo la maniglia inclinarsi sotto la sua stretta, sapendo che la sorella stava forzando la porta dall'altra parte per provare ad entrare.
Cominciò leggermente a tremare e pregò e imprecò allo stesso tempo.
Fece forza per trattenere la porta, anche se la chiave nella serratura dimostrava che fosse ben chiusa.
Di colpo la maniglia smise di inclinarsi, segno che sua sorella aveva smesso di provare ad entrare.
Alison restò comunque in allerta un altro minuto, finché non sentì la porta della camera affianco sbattere.
Allora capì che sua sorella si era rifugiata nella sua stanza, che una volta era stata di entrambe.
Alison si adagiò sul letto col disegno di Lorenzo ancora stretto in mano, intenta ad osservare quei leggeri tratti.

"Non é vero. Non é solo un disegno. Io lo so che é qualcosa di più, e io voglio scoprire cosa"

SCRIBBELNAUTS UNMASKED !

Sono tornata.
Spero che sia abbastanza bello da farmi perdonare, se sì VOTALO ORA, e se vuoi commenta.
Lo so, lo dico tutte le sacrocriste (sì é una parola che esiste,giuro...) volte, ma non pensavo fosse così difficile.
Love you, ciau❤❄
×Annalisa×

Ice Heart || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora