È strano come il tempo passi senza quasi che ci si accorga e nonostante questo i singoli giorni sembrano non finire mai. La campanella mi sveglia mentre io con la mia mente sono già nel mio letto a leggere prima che la notte porti via tutti i miei pensieri. Credevo che la giornata fosse già finita,ma a quanto pare è solo ora di tornare a casa. Per la maggior parte dei miei compagni il suono della campana arrugginita sopra la porta dell'aula è paragonabile ad un coro celeste che annuncia la fine della sofferenza. Per me è una stretta al cuore. Tornare a casa implica sentire mia sorella che si lamenta perché non ha la droga o vedere mio padre,stare con mio padre. Non posso tornare prima che lui vada al bar.
Mi faccio strada nel corridoio tra pianificazioni del fine settimana,feste e appuntamenti al cinema. Io decido di andare nell'unico posto dove mi sento serena.
Mentre esco dal parcheggio intravedo Brian che sta cercando di liberarsi dalle grinfie di Raily che non gli si stacca un attimo. Anche lei mi vede e senza sorprendermi più di tanto mi alza il dito medio. Brian segue lo sguardo di Riley e i nostri occhi si incontrano. Non so descrivere le emozioni che mi attraversano ogni volta che guardo i suoi occhi blu come il cielo. Non sono mai stata un'inguaribile romantica ma dal momento in cui,ormai cresciuti,avevo visto veramente Brian avevo pensato che lui fosse l'unico per me. Eppure eccomi qui. Io nel vecchio pickup di mio zio mentre la mia ex migliore amica/attuale nemesi non smette di baciarlo per un secondo. Forse me lo immagino soltanto ma mi sembra che mi stia salutando. Anche se non è che mi ignori totalmente,il suo saluto non era mai più di un semplice cenno o di un "Hey,come va?" Senza nemmeno che aspettasse una risposta mi chiedeva gli appunti di chimica.
Timidamente gli sorrido e continuo a guidare. Mi sto dirigendo verso il parco dove ho passato metà della mia infanzia mentre i miei genitori litigavano. Per arrivarci passo davanti a casa mia. Le luci sono tutte spente tranne quella della camera di mia sorella, o meglio sorellastra.
Non esce mai di casa. Probabilmente neanche dalla sua camera. La porta è sempre chiusa a chiave e a volte di notte sento delle urla quasi soffocate. Più di una volta ho provato a chiamarla dall'altra parte della porta. Ho sempre e solo sentito un silenzio assordante. Probabilmente le crisi d'astinenza sono peggiori di quello che pensavo.
Mio padre non aveva saputo dell'esistenza di Kara fino a qualche anno fa. Mia madre prima di venire ad abitare qui a Penton,viveva in Italia. Studiava Storia dell'arte. Nella città dove era stata ospitata per lo studio conobbe un giovane cameriere che lavorava al bar appena fuori l'università di Brescia. Mio padre e lei stavano insieme già da qualche anno,ma quando lei aveva conosciuto Tony se ne era innamorata perdutamente. Mia madre,prima di lasciarci per un incidente,me lo raccontava con gli occhi sempre lucidi. Mio padre era rimasto devastato quando aveva scoperto dell'esistenza di una "figlia bastarda" come l'aveva chiamata. Tony l'aveva chiamata Silvia con il cognome della sua famiglia Neri. Un giorno,più o meno quando io avevo dieci anni,il campanello aveva suonato. Andai ad aprire mentre mia mamma stava cucinando e mio padre guardava i titoli dei giornali. "Chi sei?"avevo chiesto. Mia madre si affacciò dalla cucina. La pentola cadde a terra e il fracasso attirò l'attenzione di mio papà che alzò lo sguardo.
"Mi chiamo Silvia e...sono tua figlia"disse tutto d'un fiato guardando mia madre. Il silenzio pombiò nella casa.
Ogni giorno, da quella data fuori dal normale,mio padre aveva cercato di punire mia madre, per quell'amore giovanile.
Silvia,o meglio Kara sembrava una ragazza simpatica e gentile. I primi anni avevamo legato profondamente. Ritrovavo molte mie caratteristiche in lei. Lei ha sei anni in più di me. A dieci anni non si desidera altro che una figura di riferimento,un "adulto" che però non sia ancora del tutto maturo e quasi noioso. Kara aveva molti amici. Si era ambientata molto. La sua bellezza italiana le assicurava pretendenti e amiche popolari. Nonostante tutto Kara non aveva mai avuto un ragazzo. Era molto introversa e non mi parlava mai dei ragazzi che le chiedevano di uscire. Volevo essere come lei da grande. Non è andato tutto come volevo da quel periodo. Crescendo Kara è diventata una ragazza arrabbiata e ribelle. Ha iniziato a drogarsi e non è stata più la stessa.
Arrivata al parco,che era stranamente deserto,mi sedetti sull'altalena vicino al lago. Il vebto freddo mi sfiorava il viso mentre prendevo dallo zaino,il mio libro preferivo che stavo rileggendo per la quarta volta,"Espiazione" di Ian McEwan. Chissà cosa aveva spinto la protagonista a denunciare Robbie. Gelosia? Reale timore? O semplicemente una grande voglia di essere decisiva in una così importante situazione? Quello che era sicuro era che la vita di Robbie e Cecille alla disperazione e alla morte.
Le lacrime mi scendevano sulle guance e bagnavano il libro nei punti esatti dove erano cadute la volta prima.
"Hey,Jennifer?".
Una voce familiare,fin troppo, mi coglie di sorpresa. Mi volto con gli occhi sicuramente arrossati e incontro quelli che mi avevano lasciato poco prima. "Brian..."sussurro ancora sorpresa di vederlo lì.
"Anche tu vieni ancora qui?" Mi chiede lui con un sorriso che mi fa arrossire. Quando eravamo bambini Brian ed io eravamo soliti venire in questo parco a giocare a nascondino.
"Posso?"mi domanda indicando l'altalena accanto a quella dove sono seduta. Annuisco.
La sua presenza mi innervosisce. Questa situazione mi innervosisce. Stare con lui fuori dalla scuola. Non succedeva dalle scuole medie. "Vieni spesso qui?"gli chiedo facendomi coraggio. In fondo è Brian. Per quanto sia cambiata la nostra relazione,non possiamo scordare tutti i momenti passati insieme,per lo meno...io non l'ho fatto. "Ogni volta che ho bisogno di pensare".
"È così anche per me" dico sentendomi un po più a mio agio. Il suo sguardo lascia il mio e si posa sul libro ancora aperto. "Ti piace "Espiazione"?" chiede quasi sorpreso.
"È il mio libro preferito;amore,thriller,senso di colpa...È il mio genere". Sembra rilassarsi anche lui. "È stato uno dei primi libri che abbiamo studiato che veramente mi ha interessato...hai sempre avuto gusti simili ai miei".
Non riesco a non sorridere a quelle parole. Se sapesse cosa provo per lui fin dalla seconda media. "Come sta Raily?"chiedo senza pensarci,con tono ironico. Lui scoppia in una risata e io non posso che seguirlo. Ha sempre avuto una risata contagiosa.
"Bene...fin troppo forse"mi risponde fissando le sue mani che sfregava per il freddo.
"Mi dispiace per quello che ti fa passare...".
Inizialmente arrossisco poi rimango ferita dal fatto che lui lo sapesse e nonostante questo rimanesse ancora con lei.
"Sono troppo in basso nella catena alimentare. È naturale il suo comportamento."gli rispondo alzandomi. Improvvisamente la sua mano cattura la mia. Mi si avvicina.
"Jennifer...tu sei la persona più importante che io conosco,ovvio che conti...forse non lo dimostro come dovrei,ma...mi manchi,mi manca la nostra amicizia...".
Quelle parole mi colpiscono come il vento gelido. Mi stordiscono e allo stesso tempo mi lasciano una sensazione di libertà sotto la pelle e dentro il petto.(Immagini:Kara Silvia Neri)
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~Lost Stars~
FanfictionJennifer Ashton è una ragazza normale. Vista da fuori è una semplice adolescente con i suoi problemi di autostima e con una vita da liceo abbastanza monotona e anonima. Tutto cambia però quando un ragazzo che di santo ha solo il cognome entra a far...