...In My Place...

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Giorno dopo della sparatoria.
"Jennifer devi cercare di tranquillizzarti,ok? Lo stanno operando proprio ora, sanno quello che fanno". Brian per tutto il tragitto per andare a scuola il giorno dopo ha cercato di tranquillizzarmi,senza risultati.
Non abbiamo dormito praticamente niente e non so bene con quali forze abbiamo deciso di andare comunque a lezioni. "Lo so,Brian,ma non posso non essere in pensiero,forse tu si...non ci riesco proprio,è già la terza operazione a cui lo sottopongono". Brian mi sorride e mi abbraccia mentre entriamo nella classe di chimica,che abbiamo insieme. Ovviamente non riesco a concentrarmi sulle parole del professore. Dentro di me rivivo la sera precedente. La pistola ancora puntata contro di me e il sangue di Ethan che gli sporca la maglietta. Quando la campanella suona,il rumore improvviso mi fa saltare in aria. "Hey! Shh,Jennifer ci sono qui io"mi sussurra Brian prendendomi la mano. I miei compagni mi guardano alcuni divertiti e altri disgustati. Devo avere un aspetto orribile. Quando siamo arrivati all'ospedale da Ethan ovviamente non abbiamo potuto vederlo,era ancora sotto i ferri ma ho potuto chiedere a Clark il perché avessi quell'odore e gli occhi di una drogata. "Cazzo,probabilmente stavano emettendo qualcosa all'interno del sistema d'areazione al club"mi ha risposto controllando le mie braccia e di nuovo gli occhi. Sono stata per quasi un'ora in bagno quando io e Brian siamo tornati a casa e ho vomitato tutto quello che avevo in corpo. Mi sento ancora un po strana,ma almeno non ho più le pupille dilatate e non sembro una produzione di metamfetamina ambulante.
"Sicura di non volere andare a casa?"mi chiede Brian quando dopo le prime ore ci stiamo dirigendo verso la mensa. Quando entro nella mensa intravedo Raily che mi sta letteralmente uccidendo con il suo sguardo, decido che forse non è una cattiva idea. "Forse è meglio..."gli rispondo guadagnandomi un altro dei suoi sorrisi. "Andiamo da qualche parte o vuoi tornare a casa?"mi chiede mentre siamo in macchina. "Mi stai chiedendo di uscire?". Da quando il nostro rapporto è "cambiato" eravamo andati solo due volte fuori e non sapevo ancora se Brian magari avesse cambiato idea sulle sue intenzioni per noi due. "Beh onestamente non ci sono state tante occasioni per stare da soli,noi due,magari potremmo approfittare e andare a casa tua..."mi risponde lui.
L'idea di passare un po di tempo con lui e potermi dimenticare per un attimo del casino che sta succedendo mi alletta. E l'offerta diventa ancora più invitante quando ricevo un messaggio da Clark che mi dice dell'operazione di Ethan che è andata bene anche se lui non si è ancora svegliato.
Arriviamo a casa mia e decido di preparare un po di pasta. Vedo Brian che si rimbocca le maniche della sua maglietta e prende con aria preoccupata pentola che gli avevo indicato. "Sai cucinare?"gli chiedo quando mi si avvicina.
"Non proprio,diciamo che vivo per lo più a take away".
Dopo mezz'ora di schizzi di pomodoro e Brian che si scottava ogni volta che controllava l'acqua. Finalmente quando metto sotto i denti una forchettata di spaghetti mi sento meglio. Brian comincia a commentare la sua ultima partita. "Credi che uscirà mai?"gli chiedo all'improvviso dato che avevo smesso di prestare attenzione alle varie strategie di gioco del coach della squadra. "Non sono sicuro,ma se Ethan è ancora in vita non è omicidio,solo aggressione,quindi minimo 30-35 anni credo".
Lo guardo stupita dal suo linguaggio. "E non ne sei sicuro?".
"Mia madre è avvocato e inoltre ho visto almeno dieci stagione di Law and Order durante l'estate scorsa". Rido dal suo modo di sminuire sempre le sue capacità.
"Jennifer so che è una tragedia che tuo padre andrà in prigione ma...".
"È proprio questo il problema,io non la vedo così,sono persino sollevata dal fatto che non sia qui in questo momento"dico tutto d'un fiato prendendomi il viso tra le mani. "Mi sento un mostro a pensarlo,ma è così...stava per sparare a te e ha quasi ucciso Ethan e tutto quello che ha detto di me e mia sorella...".
Sono interrotta dai singhiozzi. Le braccia di Brian mi stringono mentre siamo seduti sul divano.
Dopo qualche minuto di silenzio in cui sono riuscita a calmarmi Brian si alza dal divano. "Posso vedere la tua camera?".
Sono sorpresa dalla sua domanda,è già stato in camera mia qualche volta,si quando mia madre era ancora in vita. In effetti sono passati molti anni.
Annuisco e prendo la sua mano.
"Non è niente di che..."gli dico quando entro nella mia camera e mi siedo sul letto. Brian è in piedi davanti alla mia piccola libreria e sfiora tutti i libri che ci sono posati sopra. Quando si unisce a me sul letto inizio a sentire il mio battito accelerare. "Dove sta Saint?". Ethan? Non voglio parlare di lui in questo momento. Non farebbe che aumentare il mio senso di colpa.
"Nella prima camera del corridoio,prima era la camera di mia sorella"gli rispondo avvicinandomi a lui.
"Lei sta bene? Dov'è? Non me l'hai più detto".
"È in un posto che non ti posso dire...sarebbe pericoloso e quindi...no,non sta bene,però è quello che ha deciso lei,quindi non posso farci molto".
Passo la mia mano sul suo collo. Non ho voglia di parlare in realtà. "Non mi piace l'idea che lui dorma nella tua casa" mi dice Brian prendendomi in braccio. Le mie gambe sono di traverso sulle sue e il mio viso a pochi centimetri dal suo. "Non ti preoccupare...è innocuo alla fine"rispondo ridacchiando. Ethan ha ormai ottenuto la mia fiducia. "Nessun ragazzo che ti gira intorno è innocuo...". A quelle parole aggrotto lo sopracciglia. "Che vuoi dire?"gli chiedo non capendo quello che mi sta dicendo. "Voglio dire che ho visto il modo in cui ti guarda e...non mi piace...non è il primo che lo fa...".
"Ma che cosa stai dicendo Brian?"
"Oh andiamo Jenn! Avrai visto anche tu il modo in cui ti guardano certi miei compagni di squadra...non li biasimo ma mi da comunque fastidio che lo facciano alla mia ragazza". Le sue parole inizialmente mi fanno venir voglia di ridere ma verso la fine mi si blocca il respiro.
"La tua ragazza?"gli chiedo mettendo entrambe le mani dietro il suo collo.
"Lo so che non abbiamo proprio fatto tutti i passi giusti per poterci definire così ma,beh,è quello che sento...tu sei la mia ragazza,Jennifer Ashton". Le sue parole svaniscono quando unisce le sue labbra alle mie.
"Comunque non è vero che mi guardano...te lo sei immaginato"gli dico dopo che le sue labbra si sono spostate dalle mie labbra alla mascella.
"Jennifer tu non hai idea dei commenti che hanno fatto quando ti hanno vista alla prima festa a cui siamo andati insieme...avrei voluto urlargli contro ma sapevo che erano veri...tu sei magnifica"il suo fiato leggero mi fa venire i brividi sulle braccia. Io scuoto leggermente la testa nell'incavo del suo collo respirando a fondo il suo profumo. Non sono come le altre ragazze. Nessuno si gira quando passo per i corridoi.
"Smetti di sminuirti...non hai idea di quanto tu sia diversa dalle altre...ma in modo positivo,tu non hai bisogno di niente per essere raggiante,basta il tuo sorrisi e i tuoi occhi". Le sue labbra si muovono lentamente su tutta la lunghezza del mio collo per poi ritornare al mio viso. "Però tu sei mia...".
A queste parole Brian mi fa distendere con lui sul materasso e rimaniamo così,persi nei nostri occhi e nei nostri cuori tutto il pomeriggio. Quando arriva l'ora di cena mi ricordo che dovevo andare ad aprire il bar. Dato che ormai ero l'unica che poteva badarci,prima di chiuderlo ovviamente perché non sarei riuscita a occuparmene a tempo pieno. "Ti accompagno?"mi chiede Brian cercando di sistemarsi i capelli che le mie dita avevano scompigliato alquanto.
"Non ti preoccupare...almeno dopo sono libera di tornare senza disturbarti"gli rispondo dandogli un ultimo bacio prima che uscisse dalla porta salutandomi.
"Ah! Quasi mi dimenticavo! Domani sera. Usciresti con me?"mi chiede ritornando sui suoi passi. Un appuntamento. Un vero appuntamento,sono emozionata. "Certamente..."gli rispondo arrossendo.
"Passo io alle sette..."sorride di nuovo e questa volta è lui a baciarmi prima di avviarsi verso casa sua. Prendo la macchina e guido fino al vecchio bar. Quando entro quasi sussulto al vedere un sacco di bottiglie in frantumi sul pavimento. Nessuno ci entrava da ieri quando mio padre deve aver perso il controllo per la sue ennesima volta. Accendo la musica e pulisco il disastro. Mentre mi preparo un caffè penso a come avrei potuto andare a vivere con Freddy se fosse ancora in vita. Freddy! Mi aveva dato una lettera quella sera. Bevo il più veloce possibile il caffè e mi dirigo nel ripostiglio. Afferro la busta e prendo un respiro profondo quando vedo la calligrafia familiare.

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