~No rest For the Wicked~

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"Clark! Oddio,dimmi che sta bene"dico così veloce che ho paura che Clark non abbia capito. "Lo stanno operando,non so nient'altro però,non sono della famiglia,quindi non mi fanno parlare col medico". Dove sono i suoi genitori? Non me lo sono mai chiesta. "E i suoi genitori?"chiedo mentre faccio segno a Brian di mettere in moto la macchina. "Non li vede da quasi cinque anni,Jennifer,lo hanno abbandonato tanto tempo fa...non so cosa fare!". La sua voce si rompe alla fine della frase. Mi stupisco del rapporto che ha con Ethan,non avrei mai pensato che avesse degli amici così. Stiamo parlando di vita o di morte comunque. È normale essere sconvolti. È per questo che mi sento così terrorizzata,vero?
"Dimmi in che ospedale siete...arrivo al più presto".
Ovviamente lo hanno portato all'ospedale della cittadina vicina. Dico a Brian il nome dell'ospedale e lui lo inserisce nel GPS. Non so a cosa pensare. Non ho idea di dove abbiano portato mio padre,probabilmente al commissariato per arreatarlo. Spero solo che non peggiori la situazione. Che farò se lui viene messo in carcere? Sono maggiorenne,potrò rimanere a casa mia? Ed Ethan? Ce la farà?
Per tutto il viaggio queste domande continuano a girarmi in testa facendomi venire voglia di urlare fino a perdere la voce. Inoltre la mia vista inizia ad essere un po sfocata. Che mi succede?
"Cosa hai fatto tutto il pomeriggio insieme a quei due?".
La voce di Brian mi sembra acida e preoccupata. "Sono andata da mia sorella"dico massaggiandomi la fronte. Non anche il mal di testa. "Cosa c'entrano loro?".
"Mia sorella è una drogata,Brian,proprio come mio padre...Ethan conosce il posto dove lei sta in questo momento e mi ci ha portata...Clark è un amico di Ethan,contento?"gli rispondo senza nemmeno soppesare se mentire o no.
Brian rimane in silenzio,quasi a decidere come reagire.
"Anche tu ti droghi?". A quella domanda il poco autocontrollo che mi era rimasto crolla.
"Secondo te,Brian?! Pensi che io sia una drogata?".
"Jennifer io non lo penso ma hai le pupille dilatate e puzzi proprio di canna,non voglio accusarti solo che questi sono i fatti".
Mi guardo dentro lo specchio gli occhi e oggettivamente le mie pupille sono dilatate. Forse questo spiegherebbe il senso di nausea e la mia poca reattività.
Rimango zitta per il resto del viaggio. Arriviamo all'ospedale e raggiungiamo di corsa il reparto in cui Clark ci sta aspettando.
POV Ethan.
Quando apro gli occhi non mi rendo conto dove mi trovo,il bianco delle pareti e delle luci mi impediscono di aprili del tutto. Quando sento una fitta lancinante al fianco rammento tutto. Respiro a fatica,il dolore mi blocca ogni movimento. Giuro che se non hanno preso quel figlio di puttana,lo ammazzo con le mie stesse mani. So che non lo farei mai. Mi sto legando troppo a quella ragazza. Jennifer sta diventando qualcosa di importante nella mia schifosa vita. Anche se per lei so che non sarà mai così. Non mi pento di quello che ho fatto ieri sera. Lo rifarei mille volte se vorrebbe dire salvarla. Ma senti cone parlo. Sembro un cazzo di damerino. Eppure lo credo fermamente. Probabilmente però è solo tempo perso. Forse dovrei andarmene. Lasciare che lei faccia la sua vita e io la mia. Sono sicuro che se rivedrò Gary non riuscirò a trattenermi.
In questo momento vorrei tanto le mie pasticche. Non posso evitare di schiacciare il bottone per chiamare qualcuno in questo posto di merda. Tutti macchinari all'avanguardia eppure non si vede una semplice infermiera. "Signor Saint..."dice subito un dottore brizzolato appena entrato nella mia stanza. "La prego mi dica che me ne posso andare presto"mi lamento quando prende la mia cartella.
"Signor...".
"Mi chiami col mio nome!"scatto. È da quella sera con Livvie che non prendo niente,i miei nervi sono a fior di pelle. "Signor Ethan non si scaldi troppo...sa che cosa le è successo?". Ma che domande sono? "Mi hanno sparato...ieri sera sulla dodicesima"gli dico omettendo tutto il resto della storia. Vedo il dottore prendere una biro e appuntare sulla mia cartella. "Lei è qui ormai da un mese circa,Ethan". A quelle parole resto intontito. Come può essere?
"È rimasto in stato comatoso fino a poche ore fa,è stato sottoposto a tre operazioni a causa di infezioni all'addome,ora sono sereno nel dirgli che è del tutto fuori pericolo,tra due giorni,in cui la terremo sotto controllo potrà tornare a casa...non ho visto nessuno dei suoi genitori signor Ethan".
Rimango sconvolto dalle sue parole così semplici eppure difficili allo stesso tempo. Cazzo non ci voleva,l'assicurazione non è proprio la cosa a cui avevo pensato fino a quando lui aveva parlato di operazioni. "Non abitano in america"rispondo chiudendo gli occhi e appoggiando la testa sul cuscino.
"Va bene...allora la lascio riposare,posso far entrare i vostri amici ora?"mi chiede sulla porta. Non apro ancora gli occhi ma non ci penso due volte ad annuire. Ovviame Clark è il primo ad entrare. Per quanto sia un coione quando ce la mette tutta,lui è il mio migliore amico.
"Cazzone! Cosa ti salta in testa?! C'è un tipo con una pistola in mano durante uno sfaso e tu ti ci metti davanti?! Sei cretino?". Non posso far altro che ridere quando inizia ad urlare facendo rientrare per un attimo il dottore. Il divertimento però è interrotto dal dolore all'addome. "Se lo avessi saputo che mi sarei ritrovato legato a questo letto mentre l'assicurazione mi prosciuga tutto quello che ho,beh...forse avrei scelto diversamente"gli rispondo.
"Non ti preoccupare per quello...ci ho pensato io"mi risponde dandomi una leggera pacca sulla spalla. Alzo gli occhi al cielo. Avrei dovuto saperlo.
"Cazzo,Clark! Non puoi farlo!".
"Ethan non provarci nemmeno! Quante volte mi hai parato il culo pagando tutti i miei debiti e tutte le cauzioni? Mi hai pure salvato la vita un paio di volte...non sono ancora pari con te,ma con questo forse raggiungo almeno la metà di quello che ti devo". In quel momento avrei voluto abbracciarlo. Non sono un fan delle dimostrazioni d'affetto ma ci sarei passato sopra. Comunque mi limitai ad un semplice "Grazie C.". Guardo l'orologio. Sono quasi le sei di sera e inizio ad avere fame,sicuramente il cibo dell'ospedale farà schifo quindi Clark si propose di andare a prendere una pizza prima che le infermiere ci potessero vedere.
Appena Clark sparisce fuori dalla stanza,dei capelli biondi catturano la mia attenzione.
"Hey...sei sveglio!". La sua voce un sussurro è roca e triste. Non ho pensato a che fine avrà fatto Gary,è ancora a casa con lei? Dopo quello che ha fatto e le ha detto è una cosa che non riesco tollerare. "Già...a quanto pare mi hanno dato della roba buona che mi ha proprio steso"cerco di scherzare. Non posso negare di sentirmi strano adesso con lei.
"Ethan...mi dispiace" riesce a dire prima di riprendere quello che penso non sia il suo primo pianto in questi giorni. "Hey...no per favore non piangere e non...sentirti dispiaciuta per me,mi hanno rimesso apposto in qualche modo"le rispondo spostando lo sguardo da lei in lacrime. "Tuo padre?"le chiedo.
"Gary è in prigione...non so che cosa gli succederà,intanto mi hanno affidato la casa...". Meglio così,anche per lei. È diventato off limits per me e anche per Jennifer ormai.
"Ethan devo farti qualche domanda...è dalla sera dopo...è da tanto che ho questo peso..."mi dice dopo aver soffiato il naso. "A che riguardo?"le chiedo.
"Su cosa sai riguardo questa". A quelle parole riporto gli occhi su di lei,con in mano una lettera firmata"Freddy".

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