I Don't belong to You

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È una situazione talmente assurda.
Mille domande mi passano per la mente,ma non riesco a formularne nemmeno una.
Sento le gambe tremare mentre cerco di rimanere calma sotto lo sguardo di quell'uomo.
Non mi stupisce che Ethan sia così nervoso.
Già dal suo sguardo posso dire che l'ispettore Rotherberg gli ha fatto patire l'inferno.
Non mi ha mai raccontato di come e quando fosse stato arrestato. Non glielo avevo neanche mai chiesto esplicitamente. Sapevo che si sarebbe arrabbiato o mi avrebbe semplicemente detto di farmi gli affari miei. Ma io voglio che non ci siano segreti fra di noi,anche se la situazione incasinata tra di noi potrebbe risentirne.
Eppure devo fare buon viso a cattivo gioco.
Continuo a sorridere all'uomo in impermeabile,che non stacca il suo sguardo da me,mentre i suoi uomini mettono a soqquadro tutta la casa.
Sono sicura che non troveranno nulla,solo per questo ho fatto entrare la polizia.
Vedendo che Ethan è ora pulito forse li allontanerà per un po' di tempo,come è successo a Clark.
Non so come faccio ancora a non crollare per il carico di ansia che mi si sta formando nel petto.
Solo qualche ora fa ho scoperto che la sorella di Ethan è qui a Penton.
Non ho nemmeno avuto il tempo per metabolizzare la cosa che un polizziotto mi chiede di farlo entrare per fargli perlustrare la casa.
Riesco a malapena a respirare quando sento i passi dell'uomo davanti a me avvicinarsi.
"Avete detto di chiamarvi Ashton di cognome,signorina...".
Quando parla l'odore del fumo che ormai gli impregna tutto il corpo,mi raggiunge facendomi avere un conato di vomito che a pelo riesco a trattenere.
"Proprio così..."dico facendo un passo indietro.
Non riesco a vedere Ethan e questo mi fa agitare ancora di più.
"Ho già sentito questo cognome...lei è per caso parente di un certo Gary Ashton...?".
A sentire nominare mio padre sento i miei occhi inumidirsi.
È strano,ma è da tanto che non sento il suo nome sulla bocca di qualcuno che non sia me stessa.
Annuisco lievemente e allo stesso tempo cerco con lo sguardo Ethan di cui poco dopo sento la presenza dietro di me.
"Ah ecco! Sapevo di notare delle somiglianze nel viso,mi sono occupato personalmente del suo arresto".
Sembra quasi vantarsene.
La testa inizia a girarmi e l'aria fatica ad entrare nei miei polmoni.
"Ha fatto la fine del topo"esclama ridendo a gran voce.
A quel punto faccio per scattare,voglio urlargli contro e prenderlo a pugni per quello che ha detto su mio padre.
Ma non riesco a fare nulla.
Appena sento la risata roca di Ethan.
La sua fa ancora più male.
Mi giro lentamente e incrocio i suoi occhi.
Ci trovo solo odio. Il suo sguardo è fisso sull'uomo che probabilmente gli ha rovinato la vita.
"Non c'è niente,capo".
La voce di uno dei poliziotti mi interrompe prima che io possa dire qualcosa.
"Ti sei realmente ripulito?
O hai finito tutte le scorte?"chiede Rotherberg a Ethan che ha ora uno sorriso compiaciuto.
"E tu hai un mandato o hai violato un domicilio?"gli risponde avvicinandosi alla porta aprendola con fare teatrale.
"Sono sicuro che ci rivedremo,Saint...".
Tremo ancora a sentire l'odio gratuito impresso nelle sue parole
"Non vedo l'ora".
Tutti e tre escono dalla porta e Clark insieme ad Anne arrivano da noi in soggiorno.
Io sto ancora fissando Ethan che segue con lo sguardo la macchina nera che si sta allontanando per la strada imbiancata.
Non ho capito il perché del suo comportamento.
Ma sono rimasta pietrificata al vederlo sotto questo suo aspetto.
Quello vendicativo.
"Allora?"chiede Anne rompendo il silenzio che si era creato fra tutti noi. Clark le sta accanto e la tiene per la mano. Sembra agitato,quasi come se si aspettasse il peggio.
"Perché non mi hai detto che era qui?".
La voce di Ethan dura e scocciata come non l'avevo mai sentita.
"Ho cercato di chiamarti ma quell'uomo non smetteva di farmi domande su di te e sulla tua famiglia..."gli rispondo quasi sussurrando.
Non mi spiego il perché,ma ho paura di lui in questo caso.
Paura che possa scoppiare da un momento all'altro.
"Cosa gli hai detto?!".
Alza sempre di più la voce.
"Niente,continuavo a sviare l'argomento,cercavo di parlargli di tutt'altro"lo rassicuro spostandomi quasi senza accorgermene più vicino a lui. Due forze contrastanti lottano dentro di me.
La paura della sua parte impulsiva,la voglia di tranquillizzarlo e di sentirlo vicino.
Mi sento quasi patetica per quanto mi sia mancato oggi. Anche poche ore separati.
Mi sono sembrate un eternità.
Mi chiedo se è stato così anche per lui.
"Cazzo,Jennifer! Chissà cosa avrebbe potuto farti...perché sei talmente ingenua! Cosa ti ha fatto pensare che farlo entrare fosse una buona idea!?".
Vengo percorsa da un brivido quando le sue parole mi colpiscono.
Non l'ho mai sentito urlarmi contro in questo modo.
"Ethan! Calmati! Non aveva altra scelta!"interviene Clark mettendosi davanti al suo amico.
Io sono paralizzata.
I suoi occhi freddi inchiodati nei miei.
"Lasciateci..."sussurro quando riesco a parlare.
"Jenn,sei sicura?".
Anne è dietro di me e mi poggia una mano sulla spalla.
Annuisco solamente prima di guardarla per dirle che dovevano andare ora.
La mia migliore amica mi capisce con solo uno sguardo e dopo aver preso le sue cose insieme a Clark esce senza aggiungere altro.
C'è talmente silenzio in casa,intorno a noi,che riesco a sentire il rumore della macchina di Anne accendersi per poi lasciare il vialetto davanti alla casa.
Rimango dove sono.
Ferma.
Non so a cosa pensare.
Il mio cuore batte all'impazzata mentre Ethan cammina avanti e indietro con le mani fra i capelli. Provo un senso di impotenza nel vederlo così nervoso e agitato. Chissà quali ricordi gli saranno tornati in mente alla vista di quello stesso uomo che gli ha fatto così male.
Nel sentirlo parlare in modo così sprezzante di mio padre mi aveva dato abbastanza motivi per odiarlo,in soli trenta minuti.
"Sei arrabbiato?"gli chiedo istintivamente,senza pensare,facendolo voltare verso di me.
"Ti è chiaro solo ora?".
Le mie difese stanno cedendo. Non so quanto ancora potrò resistere senza piangere o urlargli contro.
Fra tutte le persone che possono ferirmi o farmi perdere qul poco di stabilità che sono riuscita a costruirmi,Ethan è il più letale. Lui possiede la parte più vulnerabile del mio corpo.
Il mio cuore.
"Con lui o con me?".
"Con te di più"mi risponde avvicinandosi pericolosamente al mio corpo .
Non perché penso che possa colpirmi.
Ma perché così vicino rende il mio controllo ancora più effimero.
"Come credi che dovrei sentirmi io?"gli domando per avere una risposta da dare anche a me stessa.
"Non lo so,Jennifer...a quanto pare ti diverte metterti in pericolo,mettere in pericolo tutti".
"Ma ti stai a sentire? Quello che dici non ha senso..."gli rispondo quando elaboro quello che mi ha risposto.
"Cosa avrei dovuto fare? Sbattergli la porta in faccia?
E magari farlo arrabbiare ancora di più così che potesse tornare con un mandato e probabilmente incastrarti in meno di dieci minuti?". Perdo il controllo e inizio a urlare avvicinandomi a lui.
"Non hai idea di che feccia sia Rotherberg,Jennifer! Cazzo,tu non sai niente! Pensi di aver visto tutto e di sapere tutto solo perché ti è morto qualche parente o perché hai una sorella tossica!
Ma tu,credimi,non hai visto niente!".
A pochi centimetri dal mio viso mi urla contro.
Ma tutta la mia rabbia e il dolore vengono messe in secondo piano dalle sue lacrime.
Rimango sconcertata dalla durezza delle sue parole.
Credo che ormai i miei occhi siano circondati da degli aloni neri a causa delle lacrime che mi stanno sciogliendo il trucco.
"Mi dispiace..."gli dico passandomi le dita fra i capelli.
Ho capito cosa c'è dietro questo sfogo di Ethan.
La rabbia.
Quella rabbia che deve aver dovuto tenere dentro di se per tutta la sua vita.
Vedere l'uomo che è stato alla base della sua sofferenza deve aver portato tutto a galla. Tuttavia le sue parole così affilate e ben mirate mi fanno cedere le gambe.
"Non voglio la tua pietà,Jennifer,è l'ultima cosa di cui ho bisogno".
"Non ti sto compatendo...so quanto devi stare soffrendo,quanto tu voglia sfogare la tua rabbia,ma mi dispiace che tu debba farlo su di me...perché io non posso fare niente per farti sentire meglio,non ti posso dare indietro il tempo che hai passato là dentro,ma non dire che io non so niente,perché se non conosco il tuo dolore non è per colpa mia,sei tu che non me ne parli".
La mia voce è roca e flebile.
Ho urlato troppo prima,la gola mi fa male.
Ho il respiro pesante per aver parlato così velocemente senza prendere aria.
"Come se raccontarlo fosse facile"sibila stringendo i pugni.
Quasi senza pensarci poso una mano sul suo petto.
Sento il battito del suo cuore ad una velocità accelerata,proprio come il mio.
"Credevo che ci fidassimo l'uno dell'altra"mormoro io in risposta.
Il suo respiro torna quasi normale.
"Hai fatto qualcosa hai capelli"dice cambiando completamente discorso.
Il suo sguardo però è vuoto e non c'è nessuna sfumatura nella sua voce.
"Ethan non puoi continuare a evitare l'argomento".
"Ora basta,Jennifer"dice con voce tagliente scostandosi da me.
Tutto a un tratto il silenzio che ci circondava viene rotto da un rombo assordante.
La poca neve che stava scendendo viene sostituita da della pioggia incessante mentre un temporale inizia a riempire il cielo ormai scuro e coperto di grosse nuvole.
Il vento fa sbattere le serrande delle finestre.
Ethan apre di colpo la porta facendo entrare ancora più aria. È disposto a uscire con questo tempo piuttosto che affrontare la cosa?
Che si accomodi.
Sono stanca di preoccuparmi di lui se poi lui mi incolpa di tutto il suo dolore.
Ma appena sento il rumore del motore della macchina il mio cuore sprofonda.
Tutta la frustrazione delle parole di prima e dei suoi sguardi è solo un ricordo.
Vorrei solo che tornasse da me e che mi stringesse a lui,dicendomi che tutto andrà bene.
Ma finché entrambi non metteremo l'orgoglio da parte,non sarà possibile.
Di corsa passo per tutte le stanze a chiudere le finestre e bloccare le ante per evitare che ci siano dei danni.
Il vento soffia impetuoso contro la casa e subito la mia preoccupazione va a Ethan.
Dove può essere andato con questo tenporale?
E se facesse qualche incidente?
Forse dovrei andare a cercarlo.
Non conosco bene il posto.
Anche se ormai è quasi un mese che siamo in questa casa.
Il più del tempo l'ho trascorso in casa a leggere e a fare i compiti. Non voglio passare il tempo di natale a fare trigonometria. Manca ormai pochissimo al giorno di Natale.
Quasi non me ne rendo conto. Con tutto quello che è successo,non ho pensato a come velocemente stava passando il tempo.
Sono rimasta davanti alla porta con il cappotto e le chiavi per quasi mezz'ora.
Non so cosa fare.
Ethan non è ancora tornato,e non credo si disturbi a farmi sapere dove si trovi.
La pioggia ora è diminuita,ma il vento è ancora forte e il cielo scuro proprio sopra l'acqua del lago ormai quasi del tutto sciolto,non fa altro che aumentare la mia già alta preoccupazione.
Senza pensarci oltre apro la porta e dopo aver chiuso a chiave entro in macchina e mi dirigo verso la cittadina più vicina.
Non ho idea su dove potrei cercarlo.
Mancando di altre opzioni chiamo velocemente Clark.
"Jennifer?! È successo qualcosa?" mi chiede con voce allarmata.
"No,Clark...sto solo cercando Ethan,è uscito e non so dove sia,non è che tu sai dove potrebbe volere andare?".
"Probabilmente,se è ancora arrabbiato,vorrà bere...prova al bar nell paese vicino...si chiama 'Sail Away'...Jennifer,sei sicuro che vada tutto bene? Devo venire con te?".
"Grazie mille,Clark...sono in debito...penso di riuscire a gestirlo da sola,grazie ancora"gli rispondo riconoscente.
"Jenn...quell'uomo gli ha fatto patire le pene dell'inferno a soli diciassette anni,lui è arrabbiato con lui e con se stesso non con te"mi dice con voce disturbata attraverso il telefono.
"Spero che stia bene,solo questo..."dico prima di mettere giù.
La strada è vuota. La pioggia però rende difficile la visuale.
Sento il rumore del cellulare.
Lo prendo in mano sperando che sia Ethan. Il bruciore alla gola aumenta quando vedo che è un messaggio da Lucy.
La sorella di Ethan.
Almeno,è quello che sembrerebbe.
Io credo che sia così.
Dopo che avevo visto il suo cognome per me non c'erano stati dubbi.
Avevo collegato tutto.
Anche i loro occhi erano uguali. Leggo il messaggio.
'Ti andrebbe di andare a bere qualcosa una di queste sere...porta anche la tua amica e il tuo ragazzo se vuoi. L.'
Bel casino.
La sorella del ragazzo che amo,ma con cui ho appena litigato e che non sa niente della mia conoscenza con sua sorella,mi ha appena chiesto se voglio uscire con lei.
Come diamine faccio ora?!
Poggio la testa sul volante scoraggiata mentre il tratto di strada è dritto.
Perché la vita deve essere così incasinata!
Vorrei semplicemente una vita normale.
Dove ci fosse solo Ethan,i miei amici,e la mia nuova occasione a Londra.
È chiedere troppo?
Voler anche solo un giorno in cui non ci siano imprevisti o polizziotti che bussano alla porta di casa.
Ma questa è la vita reale.
E la mia vita fa schifo.
Così schifo che appena alzo di nuovo lo sguardo sulla strada quasi non mi accorgo di essere sulla corsia opposta.
La pioggia è talmente fitta che solo all'ultimo vedo due fari venirmi incontro prima di perdere il controllo della macchina.
Ripeto.
La vita reale fa schifo.

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