chapter two.

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254 giorni prima;

Malia passò l'intera giornata a dormire. Sapeva che aveva ancora quei pochi giorni di pausa prima di essere bombardata quotidianamente dalle visite della dottoressa Mejer e dall'obbligo di fare terapia di gruppo al pomeriggio. Aveva la pazienza davvero breve.

253 giorni prima;

Bussarono alla sua porta. Malia fece appena in tempo a controllare l'ora - le sette di mattina! - e mugolò un 'Non ci sono' prima di tornare sotto le coperte. Ma continuarono a bussare con insistenza.
«Malia Hale, se non esci di lì arriverà direttamente la dottoressa Mejer a metterti in sesto.»
Ops.
Malia non voleva combinare casini - davvero; voleva solo stare in pace e nascondersi nel suo letto fino a dicembre - ma a quanto pareva, i suoi piani non sarebbero approdati.
Si alzò irata dal comodo materasso e senza nemmeno sistemare le coperte andò in bagno: si lavò per bene il viso, si legò i lunghi capelli, troppo pigra per metterseli in sesto, poi uscì dalla sua abitazione e raggiunse il centro.

Vagò per il piano terra fino a quando non si trovò di fronte ad una porta con una grande scritta 'DOT.SSA MEJER'.
Sapeva di essere arrivata, purtroppo, nel posto giusto.
Girò lentamente la maniglia ed entrò. Una luce fin troppo accecante le oscurò la vista, ma quando i suoi occhi si abituarono poté vedere la stanza: era molto grande, arredata con mobili molti vintage e c'era una libreria accanto alla scrivania della donna; al centro della stanza c'era un tappeto persiano, una grande poltrona rossa e una sedia girevole. Tossì, per farsi sentire dalla donna, troppo impegnata a leggere un sacco di fogli ammucchiati sul suo tavolo.
Alzò poi la testa e sorrise alla ragazza: «Buongiorno Malia. Spero che non ti disturbi svegliarti così presto, ma oggi sarà una giornata impegnativa e prima si comincia, meglio è!» l'enfasi della donna non faceva altro che peggiorare le prospettive di Malia sulla sua permanenza al centro.
«Cominciamo da subito la terapia?» Chiese, quasi spaventata.
La dottoressa le indicò la sedia girevole, ed entrambe andarono a sedersi sui rispettivi posti.
Malia ebbe la tentazione di cominciare a girare la sedia, come faceva da bambina nello studio di suo padre, ma si trattenne.

Accidenti, hai più di diciotto anni, dovresti contenerti.

Lo so.

«Malia, voglio fare un patto con te.»
«Ovvero?»
«Durante i nostri colloqui, non voglio assolutamente che tu mi parli di ciò che ti è successo. Non devi parlarne, e cerca di non pensarci. Il pensiero purtroppo è una entità a se, impulsiva e dipendente ma noi possiamo provare a controllarlo. Non credi?» Lei non ci capì molto, ma annuì, scegliendo la strada più corta.

«Bene. Allora, mia cara. Descriviti.» Era per caso uno scherzo? Era in un centro di cura, non alle elementari.

«Sono piuttosto bassa, ho i capelli lunghi e chiarissimi e gli occhi piccoli. Sono molto.. Egocentrica, arrogante.. Ma simpatica.» Disse lei, guardandosi da ogni parte tranne che guardare la dottoressa, che era intenta a registrare il tutto con un piccolo microfono e scriveva su una agenda rosso bordeaux.
«Quali sono i tuoi difetti, Malia?» Chiese, concentrata a scrivere.
Lei era ancora sbalordita dalla assurdità di quelle domande.
«Non lo so.» Disse semplicemente.
«Quali sono i tuoi difetti, Malia?» ripeté. Malia, in un impeto di furia, si alzò e si diresse verso la porta.
«Questa cosa non ha senso! Non siamo a scuola, lei dovrebbe aiutarmi ma è solo una incompetente!» Sbattè forte la porta e iniziò a correre, cercando di non pensare a ciò che aveva appena fatto: si sarebbe sentita in colpa e sarebbe tornata indietro.

L'orgoglio è davvero un brutto affare.

Andò a sbattere contro qualcuno. L'infermiera.
«Malia, ti stavo proprio cercando! Mi sono dimenticata di darti una copia delle tue attività. Nel caso ce ne hai una in atrio. O puoi chiedere direttamente alla dottoressa..» Lei lo prese distrattamente, mormorò un 'grazie' e svelta andò al piano di sopra, verso la biblioteca, verso il suo posto perfetto.

257 Days Before.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora