«Oggi è il tuo primo giorno Malia, quindi ti do la possibilità di stare tranquilla e vedere cosa facciamo.» Disse la signorina Phoebe, stringendole calorosamente una spalla.
Malia si rilassò immediatamente e si disse di restare educatamente seduta e non mettersi come i cani. Sua madre non avrebbe per niente gradito, se fosse stata lì.
Phoebe si rivolse poi ai ragazzi, che iniziarono a seguire la conversazione con molto interesse; Malia si chiese se qualcuno di loro non avesse mai provato istinti suicidi nel trovarsi in quella stanza.«Cominciamo da te, Lindsey, va bene?»
Allora esiste davvero una Lindsey qui dentro.
La ragazza, con dei capelli lunghi e biondi nascosti da una bandana, cominciò a parlare mentre guardava tutti i presenti negli occhi. Metteva un sacco di inquietudine.
«Beh, ieri sono riucita a non mettere a posto le lenzuola de letto.» Tutti risero, Malia invece spalancò gli occhi. Ma che diamine?
«In compenso però la sera ti sei potuta mettere a letto e dormire senza perdere tempo.» Aggiunse ridendo il ragazzo che stava accanto a lei. Lindsey annuì, in imbarazzo, poi diresse il suo sguardo verso la dottoressa.
«È un po' insolito, Lindsey, ma bisogna partire dalle piccole cose.» Fece segno al ragazzo dopo di lei di continuare.
Lui - piuttosto mingherlino e dai capelli scurissimi e corti - si grattò la nuca e teneva lo sguardo abbassato al pavimento.Beh, il parquet è molto più interessante di quello che si vuol credere.
«Ho passato l'intero pomeriggio nella sala comune a parlare con gli altri del gruppo.» Disse, indicando due o tre persone lì sedute nel cerchio di sedie.
«Meraviglioso. Colton, tocca a te.»
E così iniziò una successione di persone che raccontava un fatto piuttosto bizzarro, per Malia, che avevano fatto il giorno o qualche giorno prima. Si andò da "ho fatto un'ora di passeggiata per la radura" a "sono riuscito a dormire prima delle tre di notte."
Malia, nel contempo, non ci stava capendo niente.«Qualcuno può spiegarmi che razza di scherzo è questo?» Sbottò Malia, alzandosi dalla sedia. Poi si rimise seduta e cercò di guardare Phoebe con tranquillità, mentre lei la guardò con tono di rimprovero.
«Tutti noi abbiamo qualcosa che non ci piace. Anche un piccolo dettaglio del nostro atteggiamento che vorremmo modificare. E così ognuno di loro ha scelto un piccolo pezzo di sé da migliorare e ogni settimana annunciano i miglioramenti e cosa hanno fatto per arrivarci.» Spiegò in breve Phoebe, sotto lo guardo sbalordito della ragazza: le sembrava assurdo e una totale perdita di tempo.
«Bene, continuiamo. Lydia, dicci tutto.» Malia decise di prestare particolare attenzione, giusto per notare qualche altro lato strano della ragazza.
«Ieri ho sigillato in una scatola metà delle sue foto. Mi sono imposta di non guardarle e le ho poste nell'armadio.» Disse, con la voce che diminuiva man mano che parlava. Malia si ritrovò sinceramente dispiaciuta, non ne sapeva il motivo, ma la faccia della rossa suggeriva una nota di tristezza e vide orgoglio negli occhi di Phoebe mentre guardava Lydia.Poi parlarono altre tre persone, e calò il silenzio.
«Bene Malia, ora tocca a te.»
Fu colta alla sprovvista.
«C'è qualcosa che detesti di te?»
«Io mi piaccio così. » Phoebe le sorrise.
«Ne sono contenta, cara. Ma c'è qualcosa che vorresti migliorare, ora che sei qua dentro?»
«Assolutamente no. Io sto bene così.»
«Allora non saresti qua, Malia. Su. Cerca di sforzati.» Malia non seguì il suggerimento, la sua risposta sarebbe sempre stata 'no'.
Phoebe sembrò capire, così si arrese, o almeno per il momento, perché disse: «Per la prossima settimana voglio una risposta, Malia.» La ragazza annuì, come quando a scuola gli alunni rispondono che hanno capito la lezione quando nemmeno sono stati attenti.
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257 Days Before.
Fanfiction«Non esiste cosa peggiore della morte, se non quella di vivere con i sensi di colpa.» Quella frase gliela aveva detta Theo, in un periodo in cui si trattavano ancora civilmente e forse si volevano bene nel limite del possibile. E quella frase l'avr...