220 giorni prima;
Malia si svegliò urlando il suo nome. Si alzò dal letto, boccheggiò per alcuni secondi, strinse forte le coperte e chiuse gli occhi, ma le vennero di nuovo in mente quelle immagini. Urló di nuovo.
Si girò per controllare l'ora: erano quasi le otto, era presto. Ma sapeva che qualcuno era sveglio, e aveva bisogno di distrarsi. Così si lavò, si vestì e si pettinò un po' alla rinfusa e dopo aver messo le scarpe uscì dalla abitazione. Attraversò il terreno sassoso tra le case e raggiunse l'abitazione che cercava. La porta principale era aperta a tutti, e non ebbe difficoltá ad entrare, nemmeno a trovare l'abitazione dell'amico all'ultimo piano. Il problema era bussare e forse disturbare il suo sonno.
Ma era troppo egoista per pensarci e suonò al campanello; pochi secondi dopo si aprì la porta e due paia di occhi grigi la stavano interrogando.«Malia, succede qualcosa?»
«Facciamo un giro?» Lui disse semplicemente «Okay.»Pochi minuti dopo, i due erano seduti sui gradini della scalinata. Non avevano fatto nessuna passeggiata, nessuno dei due era abbastanza svogliato quella mattina.
Malia stava appoggiata alla spalla di Nathan e lui stava respirando come se stesse dormendo. Malia sapeva che aveva sonno, ma era troppo stronza per poterlo lasciar andare. Aveva bisogno di un po' di tempo da passare con lui.«Malia, ho una buona notizia..» iniziò lui, facendola alzare di colpo.
«E una cattiva.» Lei si risedette mettendo il broncio.«Vai, spara.»
«Probabilmente domani andremo in città per farci un giretto. Tipo, fare shopping o cose simili.» Malia sentì il cuore battere più velocemente.
«L'unico problema è che andremo con Phoebe.» Malia lo guardò male, non capendo dove fosse il problema e lui roteò gli occhi.
«Devo forse ricordarti che non vai mai alle sue terapie e l'hai trattata male?» La bionda si alzò di scatto e tese la mano all'amico. Aveva una idea, che consisteva nel pregare alla Mejer di andare anche lei in città. Aveva bisogno di sentirsi normale anche solo per un pomeriggio.
Così ringraziò Nathan, che fu più che felice di ritornare in camera a dormire. Malia però non se ne andò, e scese al piano di sotto e bussò ad un'altra porta.
Un ammasso di capelli chiari spuntarono davanti a lei.«Perchè, Malia? Fino alle 11 Theo Reaken è off-limits...» Biascicò lui, strofinandosi gli occhi. Lei non fece caso nemmeno a come era vestito e se lo trascinò dietro, fino alla clinica. Arrivarono allo studio e Malia bussò freneticamente.
Quando ebbe il permesso, Malia entrò, con dietro un Theo incazzato e mezzo addormentato.
«Malia!» La donna si allarmò. «Hai svegliato Theo prima delle undici?» Theo sembrò rianimarsi e quasi urlò un 'Esatto!' poi si sedette sul divanetto in pelle e si mise a fissare Malia, come sempre.
La donna la guardò esausta e incrociò le braccia, e le fece segno di poter parlare.
«So di aver trattato male Phoebe, di non andare mai alle sue terapie, però ho davvero bisogno di andare in città, domani. Per favore, ho bisogno di sentire l'aria vera e di poter comprare qualcosa.»
«No che non puoi, Malia. Non puoi, e hai già tutto ciò che ti occorre. L'uscita è qualcosa che capita ogni due mesi, perché noi non segreghiamo le persone, ma nemmeno le lasciamo andare libere in giro quando stanno male. Tu non meriti di certo di svagarti quando..» Guardò il ragazzo, che continuava a tenere lo guardo fisso sulla Hale.
«Perchè ti sei portata dietro Theo?»
«Me lo chiedo anche io!» Entrambe lanciarono una occhiataccia al giovane.
«Come tramite. So che lei si fida di lui, e se lui le darà la parola che domani staremo tutto il tempo assieme e non farò altro che girare per due negozietti e guardare il panorama...» Alle parole ' staremo tutto il tempo assieme' il moro si animò e si avvicinò alla dottoressa, e le disse in tono solenne: 'Dottoressa Mejer, io sono stato il suo mentore nelle prime settimane, si fidi, a Malia non farà altro che bene l'uscita di domani. E poi è una delle poche innocue che ci ha mai fatto fare.»
La donna alzò gli occhi al soffitto, sbuffò, sfinita, non volendo cedere ma nemmeno volendosi fare odiare di più. Ma Malia Ha le meritava una lezione e doveva iniziare a capire che se non avesse fatto ciò che le si diceva, non sarebbe migliorata.
Allora prese una decisione.
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257 Days Before.
Fanfiction«Non esiste cosa peggiore della morte, se non quella di vivere con i sensi di colpa.» Quella frase gliela aveva detta Theo, in un periodo in cui si trattavano ancora civilmente e forse si volevano bene nel limite del possibile. E quella frase l'avr...