chapter thirty-one.

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90 giorni prima;

Dopo la chiamata della madre, Malia aveva parlato a lungo con la dottoressa e il pomeriggio stesso aveva fatto le valigie; la madre purtroppo non poteva andarla a prendere e la Mejer si era fidata di lei, chiamando un taxi per mandarla in stazione e da lì dirigersi nella capitale.

Malia era stata per tutto il tempo silenziosa e calma. Aveva avuto il coraggio di parlare con Nathan solo pochi minuti prima di partire.

«Sará processato e io dovrò fare da testimone» Gli aveva semplicemente detto, e lui non aveva avuto nemmeno il tempo di abbracciarla che lei si era allontanata.

Pochi giorni dopo la partenza, Lydia Martin si era fatta viva e aveva voluto chiederle ogni dettaglio, ma Malia avrebbe preferito parlarle solo dopo che tutto il processo sarebbe finito. Lydia l'aveva consolata dicendole che non sarebbe durato troppo a lungo e che presto non lo avrebbe più visto.

A due settimane di distanza dalla chiamata, Malia stava girovagando per i vari piani dell'albergo nella speranza di calmarsi. Nei giorni prima era andata in centrale per completare varie pratiche e sua madre le aveva spiegato le procedure e tutto, ma lei non aveva voluto ascoltare. Aveva in mente solo il giorno in cui lo avrebbe visto, davanti ai giudici, e avrebbe dovuto parlare davanti a tutti.

«Hey, Malia» Sua madre l'aveva trovata accovacciata vicino all'ascensore, all'ultimo piano. Non stava piangendo. Era calma in modo inquietante.
«Non durerá tanto, vero? Dopotutto è un processo civile. Non ha mica commesso un reato contro lo Stato» Cercò di metterla sul ridere, sorridendo davanti a sua madre che le accarezzava i capelli corti.
«Sai vero che dovrai dire tutto di quella sera, vero?»
«Dovrò dire ciò che ho fatto, e probabilmente incolperanno me.»
La madre sbuffò, iniziando ad irritarsi.
«Malia, sono mesi che sei in quella clinica per questo. E forse è giunto il momento che tu affronta quel bastardo e metta fine ai tuoi sensi di colpa inutili.»
Malia scoppiò a ridere, perchè le venne in mente una frase macabra che le aveva detto Theo qualche tenpo addietro, quando avevano un rapporto civile.

Non esiste cosa peggiore della morte, se non quella di vivere con i sensi di colpa.

E lei lo sapeva bene, e in quel momento ebbe il lampo di dubbio. E se anche Theo avesse commesso qualcosa senza volerlo?
O peggio. Se non avesse fatto nulla e si sentisse ugualmente in colpa per qualcuno, esattamente come lei.

La ragazza, frustrata, si alzó scuotendo la testa e chiese a sua madre di tornare in camera. Aveva bisogno di riposare.
Il processo sarebbe iniziato cinque giorni dopo, e lei nemmeno sapeva perchè sua madre l'aveva chiamat così anticipatamente a New York. Forse perchè non si sapevano bene le date. Forse perchè voleva che la figlia si preparasse mentalmente, e la clinica non l'avrebbe potuta aiutare in quello.

85 giorni prima;

«Sei pronta?» Malia si era vestita elegante, o meglio, come una impiegata della Banca nazionale. Aveva persino i tacchi, ma il fatto di presentarsi completamente diversa dal suo solito le facilitava la cosa in qualche modo.
Si stirò le mani sudate sulla gonna lunga ed entrò seguita dalla madre, mentre dava un'occhiata all'interno dell'edificio imponente.
Malia non era decisamente pronta. E sapeva che non avrebbe potuto sopportare di vederlo. Ma doveva farlo per sè e per sua madre.
La sera prima aveva parlato con la dottoressa, e la cosa l'aveva aiutata, ma si sentiva sotto pressione in modo orrido.

L'aula si trova al secondo piano. Salì le scale il più lentamente possibile e andò a sedersi in fondo, accanto a sua madre che le stringeva la mano.
Pian piano la stanza cominciò a riempirsi, e solo alla fine giunsero i giudici. E arrivati tutti, come a completare un'opera giá perfetta, entrò lui; solo a guardarlo di schiena a Malia mancò il fiato, ma fu quando lui si girò per guardarsi intorno - e la trovò, e la guardò negli occhi - che si sentì mancare e dovette sorreggersi alla spalla della madre.

257 Days Before.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora