chapter thirty-three.

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71 giorni prima;

E per dare il benvenuto al primo mese primaverile, quel primo marzo Malia dovette presentarsi di nuovo in tribunale per l'ultima - lo speravano tutti - volta.

Aveva confermato la sua testimonianza e aveva raccontato altri dettagli sulla loro relazione, e ciò aveva portato la ragazza ad un senso di nausea che le stringeva lo stomaco; si era girata per controllare se ci fosse Theo soltanto una volta, quando stava spiegando dei vari comportamenti ambigui avuti durante le loro vacanze assieme. Lui era seduto in fondo, come la prima volta, e stavolta la guardava dritta negli occhi e annuiva piano, come per darle sicurezza. E lei era andata avanti a raffica a dire tutto, senza tralasciare nulla e guardando più volte il suo aguzzino, che rimaneva spiazzato dalle parole di odio e disprezzo di lei, e quasi ammirato ma per lo più impaurito dal suo coraggio.

«Malia Hale, ci sei stata di enorme aiuto» Pronunciò il giudice, guardandola con autorità ma senza la freddezza tipica di quelle persone che lavoravano lì.
Malia non chiese altro; aveva fatto ciò che doveva e ora poteva uscire da quella sala lasciandosi tutto alle spalle. Guardò un ultima il suo Male, e fece qualcosa che mai avrebbe immaginato di fare: andò da lui, si avvicinò così tanto da poter sentire il suo respiro contro di lei. Gli puntò il dito contro e lo guardò, prendendo un bel respiro. Con la coda dell'occhio vide qualcuno alzarsi, in fondo alla sala.

«Piccolo il mondo, vero Malia?» Sussurrò lui, guardando Theo in piedi. Lui aveva la mascella e i pugni serrati duramente, ma lei doveva continuare ciò che aveva cominciato.
«Non sai di tutto il male che anche lui ha commesso?» La sua voce usciva languida, roca e maligna, e tutta la sala era in un silenzio tombale, ma nessuno osava interrompere quel momento.
«Mi ha insegnato tanto» Disse solamente lei. Lui la guardò e scoppiò a ridere, e lei si fece forza prendendo tutto l'odio che provava per lui in quel momento.
«Vuoi vedere?» Chiese lei, e lui si immobilizzò. Lei strinse la mano destra in un pugno saldo e lo colpì duramente sul mento, facendolo quasi cadere a terra dalla potenza del getto. Lui, ancora in shock, si sedette con cautela sulla sedia vicino a lui e la guardava con occhi spalancati e impauriti.
Ma lei non aveva terminato.
Si abbassò alla sua altezza, così da essere faccia a faccia con la sua ombra che l'aveva tenuta prigioniera per mesi.
«Avrei dovuto ucciderti, figlio di puttana. Ma io so che soffrirai ancora di più vivendo il resto della tua vita in prigione. E peggio, fidati che è la cosa peggiore, vivrai coi sensi di colpa. E infine verrá la tua meritata vendetta. Io ho solo acceso il fiammifero, bastardo.»
Si alzò e si allontanò da lui, con una fermezza che non avrebbe mai creduto di avere. Guardò sua madre che stava trattenendo a stento le lacrime, così come la dottoressa Mejer. Solo a quel punto si accorse. Altre ragazze, circa la sua etá, erano sedute su delle poltrone in parte a dove si trovava lei.

Le altre vittime.

Pensò di averle schifate con quello che aveva fatto, forse anche con le sue testimonianze. Ma d'un tratto una dopo l'altra si alzarono e applaudirono, guardandola fiere negli occhi scuri. Lei non seppe cosa fare, ma a quanto pare quell'applauso sigillava il termine del suo male lì dentro. Si affrettò ad uscire, volendo a tutti i costi andare fuori e prendere aria, e non appena fuori dalla sala si accasciò a terra. Incredibile,ma non scoppiò a piangere. Si sentiva così orgogliosa di se stessa, e forse era la prima vera volta che sentiva un'emozione forte come quella.
Si alzò, con l'intento di uscire in giardino, e andò a scontrarsi contro qualcuno che era uscito dalla sala.

«Malia.»
Era Theo, che aveva gli occhi umidi. Cosa stava accadendo? Quel giorno sembrava che tutto succedesse al contrario.
«Non dirmi che stavi per piangere» Lo schernì, mettendosi a ridere. Sentiva ancora il petto pesante, e non riusciva a stare ancora benissimo.
«E tu non hai bisogno di piangere?»
«Mi sento bene, Theo. Ho fatto davvero la cosa giusta, per una volta. Avevo bisogno di chiudere i conti una volta per tutte. Solo che...» Non sapeva spiegarselo nemmeno lei.
«Sei stata in tensione per tutti questi giorni, hai bisogno di sfogare. Anche la felicitá che provi» Spiegò lui, guardandola in un modo stranissimo. Malia si stupiva ogni volta degli sguardi del ragazzo, perchè ogni volta era come se le mostrasse un nuovo volto.
Lui la strinse tra le braccia, forte, quasi rischiando di farle male. Lei si lasciò dondolare da quel momento e sbattè la testa contro la sua spalla, desiderando rimanere così per il resto del tempo. Lui la baciò la fronte, scoppiando poi a ridere.
«Sai, quel pugno è stato fantastico; dovrei consigliarti a qualche allenatore di pugilato, sai quanto diventeresti forte? Potrei persino avere io paura.»
E allora lei scoppiò a piangere, lasciandosi prosciugare da tutte le emozioni che l'avevano ingoblata quei mesi.

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