218 giorni prima;
Theo si svegliò davvero di buon umore quella mattina. Quando allungò il braccio, toccò qualcosa di freddo: il viso di Malia. Poi ricordò e non poté che sorridere.
La notte precedente avevano dormito assieme.Semplicemente. Lui era andato da lei e con la scusa di una chiaccherata, ops!, si era fatto tardi e il coprifuoco lo aveva costretto a dormire da lei.
Theo stava amando le regole di quel centro. Sul serio.
Dovette lasciare la vista della Hale dormiente per controllare l'ora; erano quasi le nove e a quanto ricordava Malia aveva appuntamento a meno di mezzora con la dottoressa. Così dovette svegliarla.
Si avvicinò a lei e cominciò a sussurrare il suo nome. Lei fece dei mugolii e si spostò dalla parte opposta.«Malia, muovi il culo.» Disse lui, alzando di più il tono e iniziando a scuoterla piano. Lei non si mosse. Lui sbuffò frustrato e si alzò dal letto e andò a cercare la radio: ogni abitazione ne aveva una e Theo ovviamente si era portato con sé il CD con le sue canzoni, come se non si fosse previsto di dormire dalla ragazza.
Mise il CD e partì la musica, alta e rimbombante e lui iniziò a canticchiare mentre le toglieva la coperta di dosso.«Stronzo!» Finalmente lei diede segnali di vita e si alzò veloce come saetta e andò dritta verso Theo. Lui le rise in faccia e la prese per il braccio e la trascinò verso il bagno.
«Hai l'appuntamento tra mezz'ora, signorina, muoviti.» Le urlò lui, ma prima che la porta si chiudesse, la bionda si girò verso di lui e lo guardò stranita.
«Che c'è? Non davi segni di vita.» Lei le sorrise e si chiuse in bagno. Lui intanto andò a sistemarle il letto e si sedette sul divanetto accanto alla scrivania.
Poco dopo uscì Malia e si diresse verso l'armadio e prese una gonna con dei collant neri da mettere sotto e una camicetta scura.«Hey, dove pensi di andare così?» Chiese lui, guardandola interdetto.
«Reaken, ho le gambe coperte tranquillo. Ma da quanto ho visto dalla finestra oggi va caldino e ho dei jeans troppo pesanti. Non rompere.» Lo liquidò, tornando in bagno.
«Potevi benissimo restare a cambiarti qui.» Borbottò lui, incrociando le braccia e mettendo il muso, proprio come un bambino.Malia uscì in fretta - a quanto pareva non tutte le femmine spendevano ore in bagno - e si avviò all'uscita. Theo la seguì e per fortuna che aveva dormito vestito, perché avrebbe solo perso tempo a cambiarsi.
«I tuoi programmi per oggi?» Chiese lei mentre scendevano le scale. Theo ci rifletté un attimo, pensando a quali cose della sua monotona giornata potessero interessarle.
«Devo controllare il menù per questa settimana. Sono uno che ci tiene alla sua forma.»
«Ma se sei pieno di muscoli!» Esclamò lei, aprendo il portone principale e uscendo all'esterno. Un vento leggerò le scompigliò i capelli e lei dovette armeggiare per metà tragitto per sistemarli.
Theo scoppiò in una risata.
«Quindi ti sei soffermata a guardare il mio corpo?» Malia dovette fermarsi per guardarlo e il suo rossore non passò inosservato.
«È tardi, devo andare.» Lo disse, ma rimase ferma davanti a lui.
Erano davanti all'entrata e lei aveva la mano sulla maniglia della porta di vetro.«Allora ci vediamo a pranzo.»
«Certo.» Lei indugiò, poi aggiunse un 'grazie per stanotte' e gli lasciò un bacio quasi impercettibile sulla guancia. Poi sparì dalla sua vista.Dei passi ben familiari lo raggiunsero.
Lui si girò e le sorrise subito.
«Bella rossa, buongiorno.»
Lei non lo salutò nemmeno, passò subito al punto.
«Stai facendo conquiste, Theo?» Chiese lei, mettendogli un braccio attorno alla spalla ed entrando dentro l'edificio. Lui sospirò e la guardò divertito.
«Dovresti smetterla di iniziare a inventarti coppie. Tu hai trovato la felicità, Martin, ma io...»
Lei lo interruppe subito.
«Ti senti troppo in colpa, non meriti una felicità così grande, bla bla, sciocchezze del genere. Smettila!» Theo non rimase scioccato dalle sue parole, le aveva sentite così tante volte.
«E se il tuo problema è Nathan, fidati, stai perdendo tempo.»
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257 Days Before.
Fanfiction«Non esiste cosa peggiore della morte, se non quella di vivere con i sensi di colpa.» Quella frase gliela aveva detta Theo, in un periodo in cui si trattavano ancora civilmente e forse si volevano bene nel limite del possibile. E quella frase l'avr...