192 giorni prima;
Erano tre giorni che Theo non si era fatto vedere e non aveva degnato Malia Hale nemmeno di una conversazione, e quella sua mancanza la stava facendo infuriare. Lei nemmeno sapeva perchè ed era proprio quella assenza di motivazione a farla alterare di più.
«Malia, mi stai ascoltando?» Era la dottoressa Mejer. Dopo la loro abitudinaria terapia la aveva fermata vicino alla caffetteria riservato al personale per poterle parlare.
«No.» Disse lei, poi abbassò la testa in segno di scuse e la donna ripetè, ma di nuovo l'attenzione di Malia venne presa da altro: Theo Reaken, che sfortunatamente stava passando di lì e la ragazza era riuscita a scovarlo; lui sembrò andare in panico e si allontanò velocemente, ma lei prese quasi a correre e andò a fermarlo contro un muro.«Hey Malia.» Sfoderò il suo miglior sorriso e lei invece di rispondergli gli tirò uno schiaffo.
«Ahia!» Si massaggiò la guancia e la guardò. «Questa era per?»Beh, per avermi lasciata sola! Avrebbe voluto dire.
«Sono tre giorni che sei sparito.»
«Oh, allora sai contare.» Sussurrò lui, incrociando le braccia.
Lei alzò gli occhi al cielo e fermò il suo braccio contro il muro.
«Voglio delle spiegazioni.»
E lui fu nella merda.«Cosa c'è, ti manco, Malia?» E lo sperava, perchè a lui mancava tantissimo. E da una parte sapeva di stare sbagliando: per quanto Lydia avesse o non avesse ragione, era esagerato non parlare proprio a Malia; ma Theo era un tipo senza un mezzo: o troppo o niente. E se stava anche solo un minimo con lei, avrebbe iniziato a volerla sempre. E le parole della amica erano ancora nella sua testa, bombardanti e fitte e doveva stare da solo per capirci qualcosa.
«Certo che mi manchi.» Disse lei, sbuffando irritata mentre lo diceva e allontanava le mani da lui.
«Insomma, da passare il tempo spesso assieme siamo passati a non salutarci nemmeno.» Quelle parole fecero credere a Theo di trovarsi nuovamente in un sogno. Malia lo aveva fatto davvero diventare fuori di testa, con i suoi repentini cambiamenti d'umore.Lunatica.
«Non ti credo.» Disse sulla difensiva, guardandola per cogliere le sue reazioni. La bionda scrollò le spalle, come se fosse stanca pure di ribattere.
«Theo, non ti ho mai costretto a stare con me. Solo, se vuoi stare per conto tuo perchè insomma, abbiamo tutti dei problemi.» Lui capì a cosa si riferiva e avrebbe voluto dirglielo, ma lei fu più rapida a continuare.
«Basta solo che tu mi dica che vuoi stare per conto tuo.» Concluse. E Theo, sentendosi vero e falso allo stesso tempo, colse quell'occasione e confessò.«Grazie per avermelo detto.» Rispose allora lei, ironica. Liberò del tutto Theo dalla gabbia che aveva fatto con le sue braccia e lo lasciò, stavolta allontanandosi lei da quel piano e andando di sopra.
Theo si appoggiò al muro bianco e la guardò andare via. Non riusciva più a capire cosa succedeva tra lui e Malia e aveva capito che era pure inutile tentare. Succedeva e basta, doveva abituarsi.
«Continui a non togliertela dalla testa, non è vero?» Il moro si girò sentendo la voce di Nathan e lo guardò arcigno. Si trattenne dall'andargli contro e picchiarlo, così si limitò a stare fermo e immaginare di fargli male.
«Ti interessa?» Chiese Theo, volendo capire come mai Nathan si impicciava così tanto nei suoi problemi.
«Malia è una bellissima ragazza.» Iniziò Nathan, cogliendo il doppio senso della domanda. «Ma no, diciamo che non sono interessato.» Disse, sottolineando più di quello che aveva detto.
«E perchè vuoi continuamente sapere cosa voglio da Malia?»
«Non è il problema cosa tu vuoi da lei, ma per lei. E per te. Come se non sapessimo cosa ti fa stare ancora in questo buco d'America, Theo.» Il ragazzo sentì la testa pulsare e il cuore battere più velocemente per la rabbia e la frustrazione.
«Non gliene hai parlato, vero?»
«Nemmeno tu vuoi farlo, non è così?» Tra loro due era sempre un gioco di arco e freccia, vinceva chi tirava meglio al bersaglio.
STAI LEGGENDO
257 Days Before.
Fanfiction«Non esiste cosa peggiore della morte, se non quella di vivere con i sensi di colpa.» Quella frase gliela aveva detta Theo, in un periodo in cui si trattavano ancora civilmente e forse si volevano bene nel limite del possibile. E quella frase l'avr...