chapter eighteen.

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212 giorni prima;

Malia stava prendendo consapevolezza; un po' di tutto. Del motivo dei suoi incubi; dell'essere peggiorata; di aver davvero chiesto aiuto; di trovarsi in una clinica da quasi due mesi; il fatto che avrebbe dormito con Theo Reaken e ciò la spaventava e la rendeva vulnerabile. Ma era cosciente che lui avrebbe potuto aiutare, anche se non sapeva tutto.

Anche lei voleva sapere. In qualche modo, però, e per fortuna di Theo, intuiva che lui non era pronto. E avrebbe aspettato; anche se non ancora per molto.

Quel giorno si trovava dalla dottoressa Mejer.

«Ci conosciamo dalla prima superiore, ci siamo incontrati perché facevano parte della banda.» La donna annuì, interessata.
«E poi?» Malia aveva ampia scelta; poteva divulgare. Poteva dire che all'inizio andava tutto bene; poteva mentire e avrebbe avuto ampia scelta ancora. O, come fece, poteva dire la verità.

«Lui si è dimostrato da subito affettuoso e gentile, anche perché essendo più grande mi aiutò ad ambientarmi.» Doveva essere sincera, lo doveva a se stessa.
«Lo trovavo davvero attraente. Era bello ed era il primo che mi guardava così.» Implicitamente aveva detto: era la prima cotta. Ero piccolo e mi sono lasciata andare. Nessuno a quell'età immagina che poi le cose si possano evolvere così.

«Vi siete mai fidanzati ufficialmente? » E come non ricordarlo? Il terzo anno era stato memorabile proprio per quello.
«Sì.» Rispose, quasi con affanno. «Poi lui mi ha lasciato e io ho sempre cercato di rimanere in buoni rapporti.»
«Quindi ti dai la colpa?» Chiese schiettamente la donna.
«No.»
«Dai la colpa a lui, allora?»
«No. Entrambi volevamo restare in contatto, solo in due modi diversi. Tutto qui.»
La donna sospirò e la guardò con estrema attenzione.

«Malia, tu lo stai difendendo. Ancora.»

211 giorni prima;

Malia continuava a girare sulla sedia girevole da più di un'ora.

«Da quanto tempo non lo vedi, Malia?»
«Quasi sei mesi.»
«E ti ricordi ancora il suo volto?»

Lo sogno tutte le notti, volle dire.
Però dovette ricredersi ora che dormiva con Theo, stava meglio.

«È un interrogatorio?» Decise di chiedere; magari fare la vittima le avrebbe fatto cambiare discorso, anche solo per un momento.
Ma non fu così, ovviamente.

Poi sentì una canzone dolce provenire da fuori. E i ricordi la soppressero senza che lei potesse farci nulla.

Il caldo cocente stava friggendo la pelle alla ragazza bionda, che si era legata i capelli in uno chignon stretto e vestiva un abito azzurro di seta.
I due erano seduti su un divanetto a dondolo e lui la teneva stretta tra le sue braccia possenti.

«Non trovi sia un bel posto?» Chiese lui, indicando tutto il giardino intorno alla casa.
Lei annuì e gli lasciò un bacio sulla guancia, tornando ad osservare il paesaggio sotto il sole cocente, mentre loro per fortuna si trovavano sotto una tettoia.
All'interno faceva più caldo che fuori, così la coppia si era messa , seduti comodamente, con una brocca di limonata fresca e un libro letto e riletto tra le mani della ragazza.

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