225 giorni prima;
Nathan si svegliò davvero di buon umore quella mattina; beh... come un po' tutte quelle mattine. Fece un salto e si rizzò in piedi non appena toccato il pavimento. Si diresse in bagno e prima di tutto si specchiò: aveva delle leggere occhiaie sotto gli occhi grigi e i suoi capelli neri erano sparsi un po' ovunque. Sbuffò, pigro per volersi mettere ogni mattina a stare dietro ai suoi capelli ribelli.
Si lavò per bene, si lavò i denti e prese in mano il pettine. Ci mise un po' a sistemarli e a rendersi presentabile, poi, soddisfatto, tornò in camera. Dal comodino accanto al letto prese le solite cose - maglietta a maniche corte, pantaloni jeans e calzini puliti - e infine, prima di uscire, indossò le solite scarpe da ginnastica.
Saltellò per la rampa di scale e si imbattè in un ragazzo.«Dio, Nathan, stai più attento. Ogni volta così.» La sua voce la si poteva riconoscere ovunque. Theo Reaken. Quei due, no, non avevano un bel rapporto. Si detestavano a vicenda fin dall'alba della loro conoscenza e per loro oscura sfortuna, e oscuro caso, abitavano nella stessa casa.
«Ti ho chiesto scusa, Theo.» Disse, guardandolo attentamente. Theo lo guardò infuriato e Nathan non capì perché. Si era dovuto svegliare con la luna storta, di certo.
«Levati dai piedi, non ho tempo da sprecare.» Detto ciò, lo spintonò abbastanza forte - apposta - e Nathan quasi prese l'equilibrio.«Hey, Reaken, se hai le palle girate puoi benissimo restare in camera. Nessuno ti vuole attorno e faresti un piacere a tutti.» Nathan si girò e lo vide appoggiato allo stipite della porta che portava nella sua abitazione; il ragazzo si passò una mano sul ciuffo biondo e si avvicinò con passo veloce a Theo, che lo stava guardando con fare di sfida. Apparte la povera Lydia Martin che doveva sopportarlo, Theo non avevo amicizia con nessun altro... se non con Malia.
Nathan si sentì in colpa. Non voleva tirare in ballo la ragazza, ma sentì l'impulso di stuzzicare il suo rivale. Doveva provare prima o poi il godimento di vederlo incazzato. Sperando che la sua supposizione fosse esatta.
Restò fermo e disse: «Hai per caso litigato con Malia?» Theo alzò subito lo sguardo, a dal furore che emanavano i suoi occhi, il ragazzo capì di averci visto giusto. Theo subito si avvicinò con lui, quasi sicuro per picchiarlo, Nathan strinse le mano in pugno, pronto per controbattere, ma l'altro ragazzo si intromise e lo divise.«Voi due, giuro che se fate la cazzata di picchiarvi, vi assicuro che ve ne pentirete.» L'amico sembrava dire sul serio, visto la fronte corrugata e il corpo tesissimo. Così decise di non dire altro, alzò le mani in segno di resa e aspettò che anche Theo si allontanasse. E così fece, e senza dire una parola - se non si conta il dito medio - se ne andò e li lasciò soli.
Nathan si appoggiò al muro e tirò un sospiro di sollievo. Aveva rischiato davvero di fare a botte con lui, ma prima della rabbia, prevalse la paura. Paura di fargli del male, per quanto lo odiasse. La rabbia era da sempre un problema per lui e il fatto che odiasse Theo non agevolava certo le cose.«Amico, hai davvero rischiato. Smettila di farti trascinare dalla sua stronzaggine, chiaro? Hai rischiato grosso.» L'amico, Trent, sapeva del suo 'inconveniente' con la rabbia, e Nathan fu felicissimo, dentro di sé, di vederlo così preoccupato per la sua incolumità. Non si poté trattenere e lo strinse in un abbraccio caloroso.
«Grazie, Trent. Davvero.» Non lo stava ringraziando solo per averlo protetto poco fa.
«Prego, Nath.» Gli sorrise e anche lui lo lasciò solo, uscendo dalla casa.Nathan, rimasto solo, guardò davanti a sè per alcuni istanti e poi uscì anche lui, per dirigersi verso il centro: doveva andare alla terapia di gruppo; Phoebe era una brava ragazza, ed era utile per lui stare in mezzo alle persone, occupato a sentire o a parlare di qualcosa che lo distogliesse da altri pensieri per la testa.
Così, non appena varcò la porta della stanza, salutò raggiante Phoebe e il resto del gruppo, tra cui anche Lydia Martin che, per quanto fosse restia nei suoi confronti, a lui non dispiaceva. Purtroppo essere amica di Theo Reaken comportava molti svantaggi.
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257 Days Before.
Fanfiction«Non esiste cosa peggiore della morte, se non quella di vivere con i sensi di colpa.» Quella frase gliela aveva detta Theo, in un periodo in cui si trattavano ancora civilmente e forse si volevano bene nel limite del possibile. E quella frase l'avr...