187 giorni prima;
«Quindi mi confermi di stare meglio?» Malia non ne poteva più di quel posto, ma si era talmente abituata alla presenza incessante della dottoressa Mejer che non ci dava neanche troppo peso.
Annuì alla domanda e si sistemò meglio sulla sedia.
«Direi di sì. Sono anche accaduti degli avvenimenti che mi hanno resa... felice.» Ripensò a Nathan e sentì il petto riscaldarsi di gioia per l'amico.«Tra poco arriverá dicembre.» Continuò la dottoressa, sprogendosi in avanti e unendo le mani sulle ginocchia. «Ti senti pronta a tornare a casa, nella tua realtá? Ad affrontare tutto?» Malia scosse la testa.
«Penso che lei sappia bene quale realtá devo affrontare; non è il ritorno a casa il problema.» La Mejer sorrise, nel vedere quella sicurezza nel tono e nella postura della giovane.
«Ciò che temi è la tua reazione nel rivederlo. Quindi ti senti ancora in colpa?» Malia strinse i pugni. Certo che continuava a sentirsi in colpa, sennò cosa ci faceva lì? Prima o poi avrebbe dovuto andare a sbattere contro quelle paure e romperle, superandole e andando avanti. Ma non in quel momento, non in quel posto.«C'è ancora tempo, Malia. Sei venuta qui apposta e tu, io, e i tuoi amici ti aiuteremo a superare ciò che ti sta pesando nel petto. È una sensazione fastidiosa e non è bello averla sempre dietro.» Spesso la dottoressa parlava come se quello che lei sentiva, lo avesse provato pure lei. Malia non aveva dubbi che anche la donna ne avesse passate di esperienze brutte, ma si chiedeva alle volte se anche lei fosse finita in un centro o da uno psicologo per qualche settimana. O mese.
«Ti do un suggerimento.» Disse la donna, accompagnadola alla porta. Strinse la spalla della ragazza e la guardò, e per un momento Malia si sentì come se fossero lei e sua madre, non una paziente con la propria psicologa.
«Quando tornerai a casa, pensa anche a ciò che vorresti fare, cosa vorresti diventare. Ragiona su dei cambiamenti su te stessa, non in relazione a lui, o a ciò che lo riguarda. Vedrai che ti aiuterá.» La bionda proprio non capì il nesso, ma lasciò stare. Uscì e si diresse fuori dal centro per tornare nella sua abitazione, quando si scontrò con qualcuno.
Per un momento il suo cuore battè più veloce, convinta che fosse Theo. Ma ci rimase quasi male quando vide che era quella ragazza bionda e pallida che aveva intravisto alle terapie di gruppo. Si scusò in fretta ed uscì, scontrandosi con il vento gelido.184 giorni prima;
«Sei sicuro che Malia non sia da queste parti?» Trent conosceva Nathan, e sapeva della sua impulsivitá, legata alla sua rabbia. E aveva paura che anche stavolta il suo piano sarebbe fallito e Malia avrebbe ucciso entrambi. Malia non aveva il viso dolce e non lo era nemmeno, in quelle circostanze. A volte la temeva.
«Oh, eddai! Perchè sei così pessimista? Stiamo solamente facendo un favore a Malia. Dovrebbe esserci anche Lydia con noi ma è troppo occupata a parlare al telefono con il suo fidanzatino.» Fece una smorfia buffa imitando Lydia che parlava di Stiles, poi prese il suo ragazzo per mano e rientrarono nell'edificio dove vivevano. Theo aveva l'appartamento in quello stesso palazzo e questo avrebbe agevolato le cose.Nathan bussò e il ragazzo aprì subito. Aveva solo un asciugamano avvolto alla vita e aveva l'aria di uno che voleva passare il resto della vita da solo.
«Grazie della visita, si, sono vivo.» Incrociò le braccia e chiuse la porta, non del tutto poichè Trent fu rapido a mettersi in mezzo e ad autoinvitarsi nella casa Reaken.
Nathan lo guardò con gratidune ed entrò, mentre Theo li disse di attendere mentre andava a cambiarsi e rendersi... Meno nudo.«Bene.» Andò a sedersi nella poltroncina davanti alla coppia e li guardò in modo strano, poi scosse il capo.
«Che volete?»
«Parlare di Malia.»
Theo si lasciò sfuggire una risatina isterica. «Oh, beh, l'ultima volta che ci siamo rivolti parola lei mi ha dato della testa di cazzo. E io della stronza. E Phoebe ci ha sbattuto fuori dalla aula.»
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257 Days Before.
Fanfiction«Non esiste cosa peggiore della morte, se non quella di vivere con i sensi di colpa.» Quella frase gliela aveva detta Theo, in un periodo in cui si trattavano ancora civilmente e forse si volevano bene nel limite del possibile. E quella frase l'avr...