chapter three.

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248 giorni prima;

«Questo è un sentiero sassoso.» Probabilmente, il bellimbusto Theo aveva preso il ruolo di mentore in modo piuttosto ironico.
Lui e Malia avevano passato gli ultimi due giorni a dirsi battutine alquanto sciocche, tipo: "Certo che hai degli occhi proprio piccoli!", "Sì, come il tuo cervello."
Theo sembrava davvero divertirsi. Malia non riusciva a capire come anche lui - un ragazzo con una fastidiosa aura positiva intorno a se - si trovasse in un centro di cura e non fosse in giro per il mondo a fare feste ogni sera.
Sì, doveva essere per forza amico di quella tizia di cui non ricordava il nome.
«Ci vedo e tocco, idiota. Ho capito che sei stato costretto dalla Dottoressa a farmi da.. Guida spirituale, o come caspita ti vuoi definire, ma se volessi potresti davvero darmi una mano per poter sopravvivere qua dentro.» Dentro di sé, li avrebbe voluti davvero dei consigli su come farcela a vivere lì. Le persone erano gentili, più o meno, ma lei voleva solo tornare a casa.
Probabilmente quella fu la prima volta che gli disse qualcosa in tono gentile, perchè lui la guardò con vero interesse e sembrò davvero soffermarsi a pensare a qualcosa. Malia si maledì all'istante: non voleva mostrarsi troppo a disagio con nessuno, in quel posto così sconosciuto.
Theo allungò la mano verso di lei e gliela strinse, mantenendo però una certa freddezza: «Vieni, ti mostro per bene la clinica.»
Malia non obbiettò e lo seguì, ancora scettica.

Il ragazzo sorvolò il piano terra e salì direttamente al piano superiore.
Camminarono lungo il corridoio e si fermarono dietro in un angolo tra la porta - aperta - e la finestra del corridoio che dava sul retro della radura.
«Cosa vuoi mostrarmi, scusa?» Lì non c'era nulla.
Cioè, si trovavano davanti alla saletta comune, un luogo tipico anche nei college dove tutti si riunivano per poter rilassarsi o stare coi propri amici. Era quasi ora di pranzo e la sala era piena.
«Per sopravvivere bisogna conoscere, Malia. E tu dovrai condividere molte ore con tutti loro.» Li indicò e tornò a guardarla «E io ti aiuterò a capire di chi fidarti.» Malia rise. «Tu?»
«Sono un soggetto poco affidabile, lo so. Ma in questo caso vedrai che ho ragione. Sono sicuro che tu abbia molta capacitá cognitiva e che capirai da chi star lontano.»

Tu infatti sei il primo sulla mia lista nera.

Theo le strinse piano il polso ed entrarono. Ci furono pochi secondi in cui tutti si girarono per guardarli - per guardarla - e lei trovò molto interessante l'architettura delle travi del soffitto.
Andarono a sedersi in un tavolino in fondo alla stanza; erano perfettamente isolati e Malia potè osservare un po' tutti con pace e tranquillità.
«Attenta a quella ragazza laggiù. » Le ammonì il ragazzo, fissando una chioma bionda vicino alla porta. «E attenta anche al ragazzo accanto a lei. Sono dei brutti ceffi, nonostante ciò che hanno passato. Ma continuano a fare i fighi della situazione.» Malia si girò a guardarlo: sul serio stava passando il suo tempo con quell'essere? Era terribilmente egocentrico, sicuro di sé, vanitoso e in più era pure altissimo. Che odio.
«Qui tutti, okay, abbiamo avuto le nostre difficoltà, ma chi nasce cretino lo rimane. Ah, a proposito di cretini..» Le fece segno di seguire il suo sguardo, che si soffermò su un trio formato da soli ragazzi, che stavano parlottando tra loro e di tanto in tanto si giravano a guardare gli altri, che non li consideravano nemmeno.
«E poi c'è Lydia Martin. » Quel nome le risultò pateticamente familiare. Malia andò alla ricerca di una chioma rossa e non appena la notò, si sentì di nuovo in colpa per ciò che aveva fatto il giorno prima. Si era comportata davvero male, ma non riusciva a fermarsi.
«Uh, la conosco. Abita sotto di me...»
«E tu la tratti piuttosto malino, Malia...» Suonò tanto come un rimprovero, e Malia non poteva accettarlo: quel ragazzo non era nessuno per mettersi in mezzo così nella sua vita e il fatto che la dottoressa lo avesse nominato suo 'stalker' non faceva altro che peggiorare le cose.
«Da che pulpito! Tu non mi sembri tanto meglio, Theo. Tratto le persone come voglio e sto sprecando minuti con te solo perche sono costretta a stare qui per un bel po' di tempo.» Sentiva la rabbia affluire lungo tutto il corpo, ma non voleva assolutamente fare qualche scenata e attirare così l'attenzione su di se. Voleva restare il più nascosta possibile da tutto.
«Forse dovresti cercare di fare amicizia con chi ti offre il proprio aiuto. Almeno per non passare il tempo da sola.» Ma il suo piano era di stare da sola.
Ovviamente quel maschio idiota non capiva niente e continuava pure a credere di aver ragione! Illuso.
«Sei solamente un idiota. Io non ho nessuna voglia di rapportarmi con nessuno di voi. Voglio solo chiudermi in camera mia e tornare a casa.» Disse, a denti stretti.
«Sul serio, principessa, pensi di essere l'unica a volerlo? Pensi di essere l'unica ad aver provato disagio e nostalgia all'inizio? Assolutamente no. Non sei sola al mondo e qui tutti abbiamo subito dei gravi problemi e fidati, qui a nessuno fregherá davvero di te. Qui bisogna sopravvivere, come hai detto tu, e bisogna cercare di parlare con qualcuno giusto per passare il tempo.» Malia stava per perdere sul serio la pazienza.

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