234 giorni prima;
«La biblioteca non era così in disordine.» Realizzò Malia, non appena l'infermiera l'accompagnò nella stanza; era un lunedì schifoso e l'orario era schifoso: dieci di mattina. Assurdo.
La donna sbuffò con noia, poi le diede una carezza sulla spalla e si rivolse a lei: «Io eseguo gli ordini della dottoressa Mejer, e devi farlo ancora tu. Tutti dobbiamo. Quindi forza, al lavoro. Hai una lunga settimana davanti a te.» Indicò le pile di libri poco lontani da loro e se ne andò, lasciandola sola. La bionda sospirò di disperazione e si avvicinò con passo lento al tavolo e diede una occhiata assassina ai libri. Mai li odiò così tanto come allora.La ragazza prese in mano un paio di libri, ma un colpo di tosse la spaventò e li fece cadere a terra.
«Oddio, scusami, non volevo spaventarti.» Si chinò a terra e raccolse i libri; li porse alla ragazza e le sorrise, accennando un piccolo inchino.
«Sono Nathan.» Si presentò lui, allungando una mano verso la ragazza accanto a lui; lei la strinse, titubante, mentre lo guardava da cima a fondo, scrutandolo con attenzione. Era un ragazzo piuttosto alto - diciamocelo, il problema stava nella troppa bassezza di Malia Hale - e aveva dei capelli scurissimi che gli ricadevano sulla fronte. I suoi occhi erano di un particolare grigio ed erano fissi sui suoi. Si sentì a disagio e fece un passo indietro.
«Sono Malia.» Disse infine. «Cosa ci fai qui? » Chiese, con la sua solita cortesia.
Lui si sistemò il ciuffo che aveva davanti agli occhi e solo in quel momento lei notò la cicatrice che aveva al limite della guancia destra. Lui sembrò non notare il suo guardo dispiaciuto e continuò a parlare.
«Sono qui per dare una mano ad una giovane anima perduta.» Disse semplicemente, facendola sorridere. «Dovrebbe raggiungerci anche Lydia se non sbaglio, ha saputo della tua pena e siccome ha sempre tempo libero ha voluto darti una mano.» Detto così sembrava tanto una cosa fatta per pietà e per noia, più che altro.
La ragazza annuì, poi tornò sui libri e iniziò a cercare tutti quelli di poesia da mettere in disparte e da poter separare da quelli di mitologia.
Lui intanto restò fermo a guardarla, poi andò dall'altra parte del tavolo e la aiutò col suo lavoro.«Hey!» Finalmente anche la rossa li raggiunse e vedendo che entrambi erano concentrati sui libri, si mise subito all'opera. Aveva voluto aiutare Malia, certo, ma si aspettava anche un po' di conversazione.
Che non tardò ad arrivare.
Nathan iniziò a leggere ad alta voce alcuni versetti di poesia preso dai libri che man mano riponeva sullo scaffale. Cambiava intonazione per ogni tipo di scena e le due ragazze non poterono trattenersi dal ridere e i tre finirono per chiacchierare più che lavorare.
Malia ancora si chiedeva cosa ci facesse quel ragazzo lì, se non avesse anche lui una qualche pena da scontare. Ma si disse che non aveva importanza.«Allora signorina Hale, da quanto sei qui? Questa estate non ti ho vista in giro.» Chiese lui, riponendo l'ennesimo libro nello scaffale.
«Sono qui da quasi un mese ormai. »
«Oh, una piccola matricola!» Disse lui guardandola. «Allora devo iniziare a insegnarti un paio di cose durante questa settimana.»
Lydia tossì e parlò: «Malia ha già avuto Theo come mentore, penso sappia già molte cose.» Nonostante non le andasse a genio la cosa, dovette dare ragione a Lydia, che sembrò soddisfatta. Nathan le guardò entrambe con stupore, poi tornò a lavorare come se niente fosse.
«Quindi, Malia, suppongo tu sappia delle segrete della clinica.» A quelle parole gli occhi di Malia si illuminarono e si avvicinò al ragazzo.
«Delle segrete? Sul serio questo posto è ancora più oscuro? » Chiese, piena di curiosità e di eccitazione. Il ragazzo le fece segno di sedersi e lei lo seguì, sotto lo sguardo accusatore della rossa.Nathan prese da un libro di geografia una cartina e la porse a Malia, che la aprì senza esitare: era una del centro.
Wow.
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257 Days Before.
Fanfiction«Non esiste cosa peggiore della morte, se non quella di vivere con i sensi di colpa.» Quella frase gliela aveva detta Theo, in un periodo in cui si trattavano ancora civilmente e forse si volevano bene nel limite del possibile. E quella frase l'avr...