12. Convincente

341 31 4
                                    

Mi avvicinai al barista, sbrigandomi a distogliere lo sguardo da quegli occhi neri e profondi.
Ritornai a respirare lentamente. Non mi era mai successo prima una cosa del genere e non mi piaceva.

- Ehi! Vuoi che ti porto qualcosa?- mi chiese l'uomo pieno di tatuaggi, alcuni anche fatti davvero bene, dietro al bancone.

- Una birra, ma in realtà volevo chiederti per il lavoro da barista. Ho visto l'annuncio appeso fuori..

- Conosci qualcuno che sarebbe interessato?

- Sì, certo.- sorrisi - Io sono interessata -

Si fermò a guardarmi, pensieroso, mentre con mani esperte preparava un cocktail che poi passò a un tipo poco lontano da me: - Come ti chiami?

- Jade.

- Non sei di queste parti vero?

- Sono di Los Angeles - mi domandai dove volesse andare a parare, c'era qualcosa di strano nel modo in cui mi osservava.

- Senti, Jade, io sono Dave e voglio essere sincero con te. Qui non si scherza e non è un posto adatto a una bella ragazza.- mi porse la birra che gli avevo chiesto.

- So gestire dei clienti ubriachi e fare le miscele. Sono cresciuta in questo genere di posto e so cavarmela. Non ho bisogno che qualcuno si preoccupi per me, sono capace di cavarmela da sola. Non chiedo se posso fare questo genere di lavoro, perché so di esserne capace, ma chiedo di essere messa alla prova.- ribattei, incrociando le braccia e guardandolo dritto negli occhi.

Rimasimo fermi così per qualche istante, poi lui distolse lo sguardo e scrollò le spalle: - Certo che sei convincente...

- Devi esserlo se sei una donna, se no gli altri non ti prendono sul serio - gli feci notare, bevendo un sorso di birra - Allora?

- Quanti anni hai?

- 21- mentii, ma non distolsi lo sguardo neanche per un istante. In realtà dovevo compiere 18 anni, e di conseguenza non avrei potuto maneggiare alcool per almeno altri 3 anni più o meno, ma non era un problema. Bastava il documento falso che mi aveva fatto un amico di John per permettermi di dare una mano al bancone quando c'era troppa gente nel nostro locale. Una fitta al petto mi fece tornare velocemente alla realtà.
Avevo toccato un ricordo troppo fresco.

Il tipo dietro il bancone mi sorrise e annuì tra sé e sé con la testa. Era uno di quei tipi con cui mi sarebbe piaciuto lavorare, mi faceva pensare a una grossa montagna che mi avrebbe protetta e aiutata durante le mie serate, anche se ero capace di farcela da sola.
Era un supporto almeno morale. E poi aveva quel genere di sorriso che ti faceva sentire bene, rispettata, anche se eri una donna.
In quei posti era difficile trovare gente così.

- Passa domani pomeriggio alle tre, che ti faccio fare una prova prima di proporti al mio capo.

E seppi che ero già dentro.
John mi aveva insegnato tutto ciò che dovevo sapere e non avevo mai sbagliato un colpo.
Ero praticamente assunta!
Bevvi il resto della mia birra con soddisfazione e la posai di nuovo sul bancone, quando qualcuno mi si sedette accanto e mi porse una bottiglia di whisky:
- Ehi, piccola, noi due non abbiamo una discussione da terminare?

Sentii una strana sensazione quando la sua mano mi accarezzò un braccio nudo per poi scostarmi i capelli dalla spalla e sfiorarmi con le
sue dita bollenti il collo. Una scarica attraversò ogni cellula nervosa del mio corpo mentre nel mio campo visivo veniva occupato. dalla sua figura in modo prepotente.
E sulle sue labbra apparve un leggero sorriso provocante che mi fece perdere un battito cardiaco.

- Sei felice di rivedermi, Jade?

Tears EnchantedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora