48. Problemi matematici e non

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Pov. Duff

"Finalmente"

Non avrei mai pensato che questo posto mi sarebbe mai potuto mancare tanto, casa mia è stata un inferno personale da quando mio padre se n'è andato con la nostra vicina di casa. Troppi figli da mantenere, una donna sola in un quartiere non propriamente adatto ad ospitarla e a proteggerla, un padre che da eroe passa prima alla bottiglia e poi al letto di un'altra.

Tipica storia di famiglie sfasciate per colpa di un tradimento.
Mi stringo le mani intorno alla testa, sulla fasciatura che oggi finalmente toglierò totalmente, come a voler smettere di pensare. A momenti facevo la stessa cosa a Bella, forse aveva ragione mia nonna che ogni volta che mi vedeva diceva sempre la stessa frase.

"La mela non cade mai tanto lontana dall'albero"

Peccato che quel pulpito venisse sempre dalla nonna sbagliata, la madre di mio padre. Strinsi i denti e poi scattai in piedi appena sentii il suono di un clacson, affacciandomi alla finestra vidi Izzy scendere e fermarsi in giardino a parlare con mia madre. Lei aveva una predilizioni per il nostro chitarrista ritmico, e non sapevo ancora spiegarmi per quale motivo. Forse le faceva pensare a me ptima che mi ossigenassi i capelli?  O semplicemente aveva troppo figli e l'animo da mamma per non preoccuparsi anche di ragazzi che non erano i suoi.

- Hey Man! Smettila di molestare mia madre! - Gli urlai contro con un mezzo sorriso felino sulle labbra, appena uscii di casa - Dovresti saperlo che non hai chance!

Izzy piegò la bocca in un tenue ghigno divertito e salutò educatamente mia madre con un cenno del capo. Lei scosse la testa in direzione della sigaretta che aveva appena acceso il mio amico con un espressione sconsolata:- Dovresti smetterla di fumare tanto, lo dico sempre anche a Michael, ma non mi da mai retta!
Mi abbassai a baciarle la fronte e lei storse il naso, prima di scoppiare a ridere a una mia faccia da finto innocente.

- Sei un casinista, Michael McKanegan!

- Prometto che tornerò per cena!

- Guai a te se non arrivi alle sette e trenta precise!

- Otto!

- Massimo, non un minuto di più!

- Agli ordini!

Saltai sul fuoristrada scassato di Izzy e lui mise in moto, strinsi un attimo la mano ancora ferita per vedere come stava andando la guarigione, mentre mia madre mi salutava ancora con un gesto.
Izzy rimase in silenzio per qualche minuto, mentre accellerava. Eravamo in ritardo per il lavoro, il negozio di musica non si sarebbe mai aprto da solo... E il nostro titolare era un rompiscatole.

- Tua madre è davvero fantastica.

Quest'affermazione detta così su due piedi mi spiazzò: - Sì, ma è mia madre.
Non sapevo cosa volesse dire o dove volesse andare a parare, ma era meglio mettere le mani avanti subito. Anche se una frase del genere detta da Izzy mi suonava stranissima. Lui non parlava mai di queste cose, sembrava quasi che gli interessassero certo, ma fino a un certo punto e non era mai stato il tipo da vantarsi delle proprie conquiste come facevano gli altri.
Era troppo riservato.
O almeno così credevo... Ma se doveva dimostrare il contrare iniziare con mia madre sarebbe stata proprio l'ultima frase che avrebbe detto!

- Certo, lo so. Dicevo che deve essere fantastico avere una madre così. Sei molto fortunato. Tutto qui.

Mi ammutolii a quella frase. Non avevamo mai parlato delle nostre famiglie, sapevamo lo stretto indispensabile sulle nostre vite disastrose e sui nostri problemi senza raccontarli nei dettagli. A dir il vero, io non sapevo nulla della sua famiglia e questa improvvisa presa di coscienza mi fece sentire ancora più in imbarazzo. Izzy e Axl erano letteralmente scappati di casa, Axl addirittura senza finire la scuola... Izzy lo aveva letteralmente obbligato a iscriversi per completare l'ultimo  anno, comportandosi per l'ennesima  volta più  da "mamma" che da migliore amico. Per la prima volta mi chiesi cosa sarebbe stato di me se anche mia madre mi avesse abbandonato, probabilmente uno dei miei fratelli più grandi si sarebbe preso cura di me o sarei finito tra le grinfie di mia nonna... Solo l'idea mi fece stringere il cuore. 

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