49. Confronti

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Le mie dita scivolarono lungo gli involucri di plastica trasparenti che avvolgevano tutto quel ben di Dio. I vinili erano una delle mie più grandi passioni, oltre alle cassette da infilare nei mangianastri, un bel vinile poteva farmi sorridere alla fine delle giornate più buie... E solo io sapevo quanto le ultime settimane erano state costellate da giornate del genere.

Con John alla sera ci mettevamo sempre ad ascoltarne qualcuno, prima che aprisse il locale e ci dessimo da fare dietro al bancone, io per gioco e lui per lavoro. Quanto mi mancavano le serate come quelle, da quando ero arrivata a Seattle i ricordi di quegli attimi mi si erano conficcati ancora più affondo nella mente e nel cuore, come mille spilli ficcati a forza in qualche bambola voodoo da una negromante malvagia e masochista. Tante schegge impossibili da levare, ma sempre più destinate ad affondare nella carne viva del mio cuore pulsante

Tutte che mi facevano sanguinare, ma nessuna a darmi il colpo di grazia.

Dopo quello che era successo prima con Axl e poi con Izzy mi sentivo completamente in balia di quei sentimenti indefiniti e dolorosi a un tempo, come lo erano i loro che gonfiano la vela strappata della barca su cui ero, mandandomi alla deriva, ancora di più di quanto mi aspettassi e di quanto credessi possibile.
Non li capivo e non capivo neppure me stessa.
Avrei solo voluto non sentire più niente, smettere di difendermi forzatamente da chiunque si facesse largo nella mia vita senza chiedere il permesso, portandosi via qualcosa di me e lasciandomi sempre senza niente, con una voraggine che si ingrandiva ad ogni nuovo venuto che se ne andava.

Izzy aveva distrutto la mia fiducia.
Axl si era impossessato delle mie lacrime, quelle mai versate e anche per questo le più importanti.

Non sapevo chi dei due fosse stato il peggiore, la mia fiducia era già stata tradita più volte, ma i miei occhi... Ora se li chiudevo vedevo ancora il suo viso, quell'espressione inaspettata, come se mi capisse e allo stesso tempo non volesse farlo davvero. Stufo di lottare, ma non ancora stremato per mettersi a nudo.

Strinsi tra le dita la barra di ferro che teneva separate due pile di vinili differenti e quasi il freddo del metallo mi fece rabbrividire. Novembre con i suoi giorni di nebbia allungava le dita sulla mia schiena, sotto il cappotto pesante e cercava di ghermirmi non capendo che chi ha il gelo dentro ne è da sempre abituato e non lo teme più.
Chiusi gli occhi accogliendo quella sensazione di vuoto, di smarrimento e di orgoglio ferito. Le parole di Izzy sulla somiglianza tra me e il rosso tornarono a farsi sentire e in quel momento di confusione pensai di correre fuori da lì e andarlo a cercare.

Volevo chiedergli come facesse.
Come diavolo faceva a sopportore quel gelo dentro? Io ora non sapevo più come marginarlo, non dopo aver visto il fuoco che animava Bella e Duff quando stavano insieme, non dopo aver conosciuto il vero animo di Slash, inaspettato e così diverso dal mio che mi faceva sentire ancora più fredda e in qualche modo fragile, una sensazione che non sopportavo.

Avevo una voragine e non sapevo più come affrontarla, non sapevo come riempirla o come chiuderla e ignorarla ormai mi risultava quasi impossibile. E forse proprio Axl era l'unico che poteva capirmi.
Lui era davvero simile a me?
Appena arrivai a questa ipotesi strinsi le labbra e scossi la testa, rimettendo a fuoco la lunga fila di vinili che mi si poneva davanti.

No, era stata solo una debolezza momentanea e io non ero debole, non mi sarei mai abbassata a chiedere aiuto al rosso. Mi rimaneva ancora un po' di orgoglio.

- Se rompi la pellicola poi devi comprarlo.

Quella voce.
Izzy era fermo a pochi passi di distanza da me, al termine dello scaffale, non mi guardava in viso. Stava tirando fuori dei pacchetti contenenti corde per chitarre e bassi da uno scatolone appena aperto, mettendoli in ordine, con una sigaretta sbilenca posata su un'orecchio e le mani piene di calli che accherezzavano gli involucri con delicatezza senza emettere alcun rumore. Quelle stesse mani che avevano accarezzato me, qualche settimana prima, con la medesima delicatezza...

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