17. Tra baci arroganti e nuove sensazioni

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Il suono della fine della lezione mi fece sentire subito sollevata e pronta ad uscire da lì e a mettere maggior distanza tra me e il rosso.

Ma non avevo calcolato qualcun'altro...

- Aspetta.. Jade, giusto? Allora ci penserai?- mi bloccò la tipa con i codini, non che mia compagna di banco durante quelle due luuunghe ore di biologia.
Avevo dovuto sedermi accanto a lei per evitare le mani che il rosso avrebbe allungato quasi certamente sotto al banco nell'eventualità in cui mi sarei seduta di fianco a lui... Perciò non solo la lezione era stata noiosa, ma le mie orechie erano state intasate dal ronzio delle chiacchiere della cheerleaders bruna e dal suo sorriso splendido splendente.

Ne avevo abbastanza per quel giorno.

- Di che stai parlando?

- Delle selezioni! Per inserirti meglio all'interno dell'ambiente scolastico e tutte quelle robe lì, sai?

- Stop stop...- l'azzitii, tappandole la bocca, prima che potesse rimettersi a parlare e la guardai, incredula - Stai parlando delle selezioni per le cheerleaders?

Lei annuì forte con la testa.

- Cioè... Mi stai proponendo di far parte di quelle...- oche, che se la fanno con i giocatori, superficiali, senza un briciolo di rispetto, anarchiche, odiose, troie -...quelle ragazze?-

La sua risposta affermativa mi lasciò basita: - Ma dici sul serio? Ma mi hai vista?
La tipa si liberò, annuendo più forte di prima: - Certo! Sul tuo curriculum c'è scritto che...

- Hai letto il mio curriculum?- mi bloccai a guardarla, ma non più stupita o preoccupata per la sua sanità mentale, ero furiosa - Chi cazzo credi di essere per accedere ai miei dati personale, eh? Chi cazzo sei?-

La ragazza sorrise tirata e abbassò lo sguardo: - Lo dicevo solo perchè credevo che ti sarebbe piaciuto, insomma...

- Chi te l'ha chiesto?

- Arper aveva in mano i tuoi dati e..
Ha parlato di te dicendo che probabilmente avevano sbagliato a scrivere così ho dato un'occhiata...

- Chi è Arper?

La ragazza giocherellò con la catenina che aveva al collo e scosse la testa, prima di superarmi e uscire, tirando fuori ancor quel sorriso, che ora sapevo perchè mi desse così fastidio.

Era falso.

Mi sbrigai a raccogliere le mie robe, ma qualcuno si mise a giocherellare con il mio astuccio soppesandolo da una mano all'altra con fare da giocoliere.
Strinsi la presa sui libri prima di sbatterli violentemente sul banco e voltarmi per correre fuori. Avevo bisogno di stare sola, di rimettere ordine nella mia testa, di bere qualcosa di forte per farmi passare quel senso di pesantezza di cui la mia mente era stata pervasa. Le parole di quella ragazza avevano fatto accendere qualcosa nella mia testa che mi sarei levata di dosso solo con qualcosa di forte. Un tempo avrei saputo cosa fare, ma ora...

Ero sola.

Senza posti sicuri dove andare e con una "casa" che non mi poteva bastare.
Sentii i suoi passi dietro di me, voleva ragguingermi per dirmi chissà cosa, magari dopo quello che era successo io per lui sarei stata solo una di quelle puttane che si credono superiori, che fingono di non volerti, per poi cedere subito dopo...

Mi facevo incazzare da sola.
Ero arrabiata con me stessa per quello che avevo fatto...o, per meglio dire, quasi fatto. Non riuscivo a credere di avergli permesso di toccarmi.

Ero furiosa e quel tipo mi doveva stare alla larga.

Riuscii a raggiungere il giardino, ma la sua mano pallida mi afferrò un braccio e mi obbligò a fermari e a guardarlo.

- Che cazzo vuoi? - gli gridai contro, cercando di ribellarmi, ma senza esiti positivi.

- Vuoi sapere cosa voglio?- strinse di più la sua presa sul mio braccio prima di attirarmi a sè e baciarmi appassionatamente.

Sentii le sue labbra calde sulle mie, il suo respiro fondersi con il mio e la sua lingua introdursi con facilità tra le mie stesse labbra, senza incontrare alcuna opposizione. La sua mano libera mi accarezzò la guancia lasciando la mia pelle rovente, mentre con l'altra stringeva ancora il mio braccio. Avevo la testa annebbiata, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo al mio corpo e perchè sentissi la necessità di rispondere a quel desiderio con altra passione.

Perchè volevo sentire la sua stretta ancora più forte?
Perchè volevo che le nostre lingue s'incrociassero?
Perchè sentivo di volerlo anch'io?

Mi sforzai di non ricambiare, di raccogliere tutte le mie energie e di oppormi, tirarmi indietro, allontanarlo in qualunque modo.

Non doveva toccarmi.

Ma , prima ancora di riuscire a oppormi o a riuscire a fare qualsiasi altro gesto, si staccò da solo.

Lo vidi fare un passo indietro, guardarmi e lasciarmi andare il braccio con una carezza. I suoi occhi chiari indugiarno sul mio volto, per poi guardarmi intensamente negli occhi per un lungo istante. Avevano qualcosa di strano. Mantre i nostri sguardi si studiavano a vicenda, vedevo qualcosa infondo al
suo occhio, qualcosa di nascosto, di impetuoso, di terribile. Una profonda malinconia celata da una rabbia furiosa e una scintilla di pazzia.

Quel genere di scintilla che, però, era destinata solo ai migliori.

- Vuoi sapere cosa voglio, Jade?- un ghigno s'impadronì del suo viso perfetto da angelo dannato - Divertiti a scoprirlo...-

Poi fece un altro passo avanti, si chinò verso di me e mi sfiorò le labbra con le sue, prima di superarmi.
Rimasi ferma qualche istante, metabolizzando le sue parole e il suo gesto.
Mi sfiorai con la punta delle dita la bocca e poi corrugai le fronte. Imprecai furiosamente, rientrando a scuola per riprendere i libri.

Quello stronzo mi aveva morso le labbra!

§§§

Slash sbuffò, infastidito, sentendo qualcosa alla bocca dello stomaco.

Pensò che fosse perchè non aveva ancora nè bevuto nè fumato qualcosa, ma sapeva che non era così.

Era per la scena che gli si era parata davanti agli occhi come un pugno nello stomaco. Era dalla prima ora che aspettava fuori dall'aula di biologia, per parlare con Jade, non sapeva perchè, ma aveva aspettato senza schiodarsi di lì, neppure per andare al gabinetto.
Poi l'aveva vista correre via veloce seguita da una testa fulvia piena di cattive intenzioni.

Axl.

Li aveva seguiti e aveva spiato tutte le loro mosse e le loro parole.

Era stato come un pugno allo stomaco, chissà poi perchè vedere il rosso avventarsi in quella maniera sulle labbra rosse e delicate di quella sconosciuta gli aveva potuto procurare simili sentimenti...

Quelle labbra che a mala pena le sue avevano sfiorato, saggiandone la morbidezza e sentendo il desiderio di volere di più. Un desiderio irrefrenabile, che prima di quel momento aveva provato solo una volta...

Si portò le mani tra i capelli e si scompigliò i morbidi ricci neri, cercando di togliersi di dosso quella sensazione, quella stupida sensazione.

Si ripetè che era solo arrabbiato perchè Axl era in vantaggio, solo per quello...

Era solo per la scommessa, nient'altro.

Eppure il dolce sapore di quelle labbra, gli dicevano solo una cosa.

Lei doveva essere sua.




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