1. Pioggia e Led Zeppelin

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Non aveva senso.

No che non l'aveva!!! Perchè il giudice mi aveva affidato alla tutela della donna che mi aveva messa al mondo e poi mi aveva abbandonata in un bar?
Ok che grazie a lei avevo conosciuto una delle persone più importanti della mia vita e che dovevo a lui tutto ciò che ora ero diventata, ma non avevo mai provato il desiderio di conoscerla e non l'avrei mai provato.
Avrei voluto rimanere a Los Angeles invece di trasferirmi a Seattle da quella sconosciuta. La mia scuola, i miei amici, la mia casa e la mia vita erano a LA.
Sospirai per la milionesima volta, seduta su una panchina fuori dall'aeroporto, per poi infilarmi gli auricolari e mettermi più comoda, appoggiando i piedi sulla panchina e volgendo la testa in alto. Il rumore degli aerei era assordante e un po' fastidioso, ma la musica era riuscita ad estraniarmi da tutto ciò che mi circondava...pace...
La prima goccia d'acqua che scivolò sul mio corpo mi sorpese ancora con gli occhi chiusi mentre canticchiavo, poi fu seguita da un'altra e un'altra ancora.
Sorrisi per un'attimo avvolta da un ricordo, ma improvvisamente smisi di sentire la pioggia.

Aprii un occhio e poi l'altro e mi ritrovai a fissare un ombrello rosso che m'impediva di vedere il cielo.
Una giovane donna mi sorrise appena muovendo la bocca e dicendo qualcosa che non udii...mi affrettai a togliermi gli auricolari: - Che hai detto?

- Sono i Led Zeppelin che stai ascoltando, vero?- mi chiese osservandomi con degli occhi castani dorati che somigliavano in modo incredibile ai miei.

- Sì... Tu sei Sara Highter?

- Bagnata fino all'osso, ma sì, sono io- guardò la mia sacca da viaggio e il mio zaino tutto consumato - Quelle sono le tue valige?

- Quanto siamo intuitive...

- Va bene. Che ne dici se carichiamo tutto nel taxi e ti porto a casa a sistemarti?

Mi alzai e buttai i miei "bagagli" nella macchina che ci attendeva proprio davanti a noi. Strano che non l'avessi visto prima.
Sara mi sorrise dando l'indirizzo della mia "nuova casa" al tassista. Seattle non era per niente simile alla città degli angeli... La pioggia continuava a cadere incessante e già mi faceva capire che avrei dovuto aggiungere qualcosa di pesante al mio guardaroba.

- Ti ho già iscritta al liceo, spero che tu ti travi bene qui, davvero. Non è molto lontano da casa puoi andarci a piedi, ma se vuoi faccio l'abbonamento al bus...

- No, no... Mi piace camminare - tagliai corto, guardando fuoiri dal finestrino.

Quando arrivammo a "casa" notai che era una villetta carina e curata, tutto l'opposto dell'appartamento in cui vivevo con Jhon sopra al suo locale... Mi mancava già casa. Entrammo e mi guidò al piano di sopra fino a una cameretta ampia e un po' vuota arredata in modo semplice: un letto a una piazza e mezza, un comodino un armadio, dei ripiano con su dei libri nuovi ancora inpacchettati, uno specchio e una porta che si apriva in un bagno dalle pareti rosate.
Odiavo il rosa, ma visto che era un bagno sopportai.

- Pensavo che ti sarebbe piaciuto un posto tutto per te... E poi per noi donne il bagno è essenziale, no?- mi fece l'occhiolino Sara, ferma sulla soglia della stanza.

- Ok - mi limitai a dire, appoggiando la mia roba a terra e iniziando a sistemare i mie vestiti nell'armadio, spalancando le ante.

- Allora ti aspetto giù per la cena... Va bene se ordino una pizza?

- Ok - ripetei senza guardarla.

Aspettai che chiudesse la porta e di sentire i suoi passi sulle scale per buttarmi sul letto e tirare fuori una foto di me e John. La guardai per un lungo istante, ma fu inutile.
Sospirai e nascosi la testa fra le braccia.
Sentivo che stava per succedere qualcos'altro, che la mia strada si stava affollando di ombre e che stava per arrivare qualcuno.
Qualcuno che mi avrebbe cambiata.
In meglio o in peggio non lo sapevo, ma avevo una strana sensazione...
Paura o eccitazione?

Non riuscivo ad identificarla, ma non avrei mai immaginato nulla di quello che sarebbe accaduto.

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