47. Responsabile o irresponsabile... Questo è il dilemma!

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Qualcosa mi solleticò la guancia e mi sforzai di non ridere, senza però riuscire a trattenere un sorriso.

Sì, lo ammetto, soffro terribilmente il solletico alle guance.
C'è chi non lo sopporta sulla pancia, chi sotto alle ascelle o alla pianta del piede... Io sulle guance, non so perché e così e basta.

Cercai di spostarmi su un lato per tornare a dormire, ma mi accorsi improvvisamente di essere bloccata da qualcosa e di non sapere neppure dove mi trovavo. Questi pensieri mi portarono ad aprire all'istate gli occhi per visualizzare una stanza, non troppo grande, avvolta nella semioscurità. Non sapevo neppure come ci fossi finita là dentro.

Voltai lo sguardo tutto intorno e mi soffermai a osservare delle braccia che mi avvolgevano per la vita con delicatezza, delle braccia indesiderate che mi immobilizzavano su quel maledetto letto. Scostai ancora di più il viso e mi ritrovai a fissare la causa del solletico: una massa ingrovigliata di ricci neri che ricoprivano per metà il volto addormentato di Slash.

Come c'ero finita nel suo letto?

Strabuzzai gli occhi a quella vista e tornai a guardare il soffitto, sforzandomi di rievocare i ricordi del giorno precedente che mi tornarono in mente in modo confuso e doloroso. Mi toccai la guancia ferita con le dita tremanti per poi farle scendere sulle mie labbra.

Sara.

Izzy.

Chiusi gli occhi e ricacciai tutta la rabbia e la delusione in un angolo della mia testa per evitare di scoppiare per l'ennesima volta. Mi ricordai delle braccia di Slash che mi avevano stretta a lui, delle ore che avevamo trascorso insieme ad aspettare che il temporale finisse, delle luci spente a casa mia, del mio rifiuto a tornare lì dentro, del suo invito a dormire da lui. Mi era parso sincero, e, inoltre, non avevo avute molte alternative, non sapevo dove altro andare.

Mi aveva dato una sua maglia asciutta e ci eravamo seduti in camera sua. Mi ero sdraiata su un fianco sul letto e lui a gambe incrociate per terra, fumando una sigaretta e spiando fuori dalla finestra. Non avevamo parlato molto, come solitamente succedeva le altre volte.
Poi mi ero addormentata e ora mi ero svegliata in quella posizione.
Tornai a guardare il viso del chitarrista posato sopra la mia spalla, incerta sul da farsi. Aveva in viso un'espressione distesa, dolce come quella di un bambino, con le labbra carnose leggermente piegate verso l'alto e socchiuse, le ciglia che gli accarezzavano le guance ambrate allungando una piccola ombra sui suoi zigomi.

Mi soffermai a guardarlo, persa negli ultimi avvenimenti e nello strano modo in cui proprio lui mi si era avvicinato nell'arco di una sola notte. Sospirai e poi mi chiesi tra me e me come avrei dovuto svegliarlo, iniziavo a sentire la spalla indolenzita. Mettermi a urlargli in un orecchio non sarebbe stata una cosa carina, soprattutto dopo che mi era stato così vicino, quindi dovetti scartarla a malincuore. Farlo rotolare giù dal letto fingendo di dormire? No, improbabile, era troppo pesante per me e poi mi era
praticamente avvinghiato addosso, quindi sarei caduta con lui... Scrollarlo dolcemente e in modo gentile per essere educata? Mai, pareva il classico tipo dal sonno profondo.
Emisi un sospiro, liberando lentamente un braccio e passandomi le dita tra i capelli.

Che cosa devo fare?

Mi voltai di nuovo a osservarlo, decisa a dargli una sberla per fargli aprire gli occhi e sussultai, sorpresa.
Lo sguardo assonnato e profondo del chitarrista mi stava studiando intensamente, quasi a perforarmi l'anima.

-'Giorno Jade...- Mormorò, immergendo la testa nell'incavo del mio collo.

Quella situazione era troppo intima per non infastidirmi e non sentirmi in imbarazzo.
Insomma quello era Slash, e anche se lo trovavo un ragazzo davvero bello e simpatico con delle mani magiche, riconoscevo in lui i tratti del coglione e dell'infedeltà fatta persona come in quasi tuttii componenti della sua band.

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