21. Bugie, nastri rossi e... Nessuno

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- Cosa ha detto Steven?

La domanda di Bella risuonò come un sibilo nell'atmosfera tesa del garage, mentre tutti trattenevano ancora il fiato.
Pure Axl se ne stava zitto, a fissare il vuoto continuando a pensare a chissà cosa.
Non era preoccupato della faccenda, la sua mente continuava a ronzare intorno ad un'unico pensiero: l'esibizione di quella sera. E il fatto che Izzy aveva abbandonato le prove per portare quella ragazzina ad appartarsi da qualche parte...sapendo che c'era di mezzo sia la band sia la scommessa.
Voleva una spiegazione.
E voleva riprendere a provare, ma nessuno in quella fottuta stanza sembrava avere il coraggio di mandare a cagare la tipa di Duff!

- Qualcuno mi vuole spiegare che cosa dovrebbe vincere Izzy? - riformulò la domanda Bella, portandosi le mani sui fianchi e fissandoli intensamente, fermandosi sopratutto a guardare gli occhi verdi del bassista.

- Io... Non ne so niente. Mi sembrava di aver già chiarito la faccenda...- balbettò Duff, lanciando un'occhiataccia sia al cantante sia al riccio che in quel momento osservava con improvviso interesse una macchia sul pavimento.

- Quale faccenda?- lo incalzò la ragazza, facendo un passo avanti - Mi vuoi spiegare?
Duff fece un passo indietro, preoccupato per la propria incolumità: - Ecco...non lo so neppure io...

- Duff non centra niente - Slash si sbrigò a difendere il suo migliore amico, attirando l'attenzione - E Steven è un coglione, perchè dovrebbe averlo capito che non se ne fa più niente. Stava scherzando, ma ovviamente non capisce che non c'è niente da ridere.-

Bella gli si avvicinò fino a che non si trovarono l'uno di fronte all'altra.
Axl constatò che erano strani insieme: sembravano quasi simili con quella catasta di ricci. Solo che Slash era una testa di cazzo, mentre Bella....be' in quel momento, con i ricci semiraccolti in modo disordinato e quell'espressione
severa sulle labbra piene era davvero sexy.
Il cantante fece una smorfia, peccato che fosse così seria.
E che non si sopportassero, ovviamente.
E che fosse la tipa di Duff...quindi era esclusa la possibilità di una bottarella.
Anche perchè il bassista le stava sempre appiccicato.

- Giuro che se scopro che mi hai mentito, torno qui e ti farò pentire di averlo fatto- scandì una per una ogni parola, prima di voltarsi e uscire -Vi lascio alle vostre prove, ci vediamo questa sera.-

E senza degnare di uno sguardo gli altri si allontanò con gli occhi di tutti puntati addosso.
Non sapeva se credere o meno ai ragazzi, tuttavia sapeva anche che Slash era un bugiardo nato.
Ma concesse loro la propria fiducia, per una volta.
L'importante era che Jade stesse bene e se gli anni che aveva vissuto in mezzo al loro casino le avevano insegnato qualcosa era proprio questo: Izzy aveva preso a cuore la sua amica, perciò se fosse successo qualcosa l'avrebbe protetta.

§§§

Sara alzò lo sguardo dal suo piccolo lavoro di giardinaggio per osservare il fuoristrada che si era fermato
esattamente davanti al cancelletto. Indossava un grembiule da giardino color verde prato, dei jeans sbiaditi sotto a una maglia color pesca e sembrava straordinariamente giovane. Per la prima volta mi chiesi quanti anni avesse avuto quando mi aveva partorita...

- Jade?- mi richiamò alla realtà la sua voce, un po' incerta ed esitante. Izzy mi lanciò un'occhiata, pensieroso, prima di sporgersi e passarmi la borsa:
- Devo aspettarti qui?

- Ehm...cosa?

- Mi hai detto che ti devi cambiare prima di tornare al locale, perciò vuoi che ti aspetto così ti do un'altro passaggio?

- Ok - annuii, scendendo e lanciandogli un'occhiata di sfuggita - Mi muovo.-

Lui scrollò le spalle mentre tirava fuori un sacchetto con dentro dell'erba e una cartina per rollarsi una canna con non chalanche. Scossi la testa chiudendo la portiera.
Attraversai il giardino chiudendomi la porta di casa alle spalle per sentirla aprirsi subito dopo, seguita dal rumore di altri passi e di guanti posati su un ripiano proprio lì vicino.

- Jade chi è il ragazzo che ti ha accompagnata qui?

- Un amico - presi a salire le scale.

- Perchè non se ne va?

- Perchè mi deve accompagnare a lavoro fra cinque minuti.

- Hai un lavoro? Ma...se hai bisogno di soldi me li puoi chiedere...

- Io non voglio chiederti niente- sbottai fermandomi e guardandola dritta negli occhi - E non voglio che tu mi chieda niente. Quel che faccio è affare mio e anche chi frequento, ok?

- Hai solo diciassette anni, non mi sembra che tu possa fare come ti pare.

- L'ho sempre fatto, nessuno mi ha mai fatto il terzo grado e sono cresciuta benissimo. Non credo di aver bisogno delle attenzioni di una madre, anche perchè non le ho mai avute e, sinceramente, non ne ho mai sentito la mancaza...- argomentai in tono piatto prima di chiudermi in camera mia.

Ma in realtà in quella casa non c'era niente di davvero mio. Io non appartenevo a quel posto.
Io appartenevo alla città degli angeli, alle strade affollate, al suono della musica che si spande in ogni dove con l'aria frizzante della sera...facevo parte di quegli spiriti liberi cresciuti per dominare e senza la minama voglia di sottostare ai desideri altrui, in mezzo a sbagli ed errori che erano solo nostri.
Forse quando Sara mi aveva abbandonata l'aveva fatto per riparare ad un errore e allora era destino, no?
Se io stessa ero uno sbaglio non dovevo giustificarmi da sola per gli sbagli che avevo fatto e per quelli che avrei fatto..in fondo da cosa nasce cosa.
M'infilai velocemente i vestiti che mi aveva dato Dave, il mio collega, dopo essermi fatta una doccia veloce: una minigonna rossa fiammante e un corpetto nero con i nastri abbinati alla gonna. Infilai gli stivali e mi legai i capelli in una coda alta per essere più comoda, prima di correre giù per le scale, prendere la mia borsa a tracolla nera e le chiavi di casa ed uscire.
Izzy mi accolse con un'occhiata non indifferente.

- Questa sarebbe la tua tenuta da lavoro?

Sospirai e scossi la tesa: - Cosa ti aspettavi da un locale notturno?

- Credo che tua sorella non approvi.

- Chi?- chiesi seguendo il suo sguardo e vedendo Sara fissarmi da una finestra - No, no... Quella non è mia sorella.

- E chi è?

- Nessuno - mi sbrigai a chiudere la portiera - Ora muoviamoci che tu devi ancora portare gli strumenti -

Lui annuì, accendendo la radio e partendo subito, con un'ultima osservazione:
- Visto che sta sera farai la barista, prepara già qualche bottiglia di Jack e della vodka per noi dopo l'esibizione, ok? Tanto è gratis. E non fare la tirchia, lo dico per i ragazzi.

Sorrisi e scossi la testa: - Ne ero certa...

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