6. un incubo incandescente

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Fu una delle notti peggiori della mia vita.
la sera precedente mi addormentai posando i pensieri sull'immagine divina di Potter che si accoccolava sulle mie gambe, quando improvvisamente un incubo minaccioso macchiò il sonno immacolato che si stava impossessando della mia anima.

buio. solo buio.
per infiniti secondi quell'oscurità avvolse il mio corpo, quasi inghiottendolo, e poi delle voci.
sussurravano parole incomprensibili, riuscivo a distinguere frammenti di vocali e solo lunghe "s" come sibili di una serpe enorme.
quei suoni mi perforarono l'udito frantumandomi il cranio, e senza pause mi tormentavano facendomi contorcere su me stesso.

portai istintivamente le mani alle orecchie per alleviare il dolore ma ciò si rivelò un tentativo effimero.

«Draco...zia Bellatrix è qui e ti ha portato tanti bei amichetti!» esclamò una donna scoppiando in una risata malefica che mi provocò la pelle d'oca su tutto lo strato di cute che riveste le braccia.
presumo fosse stata mia zia, ma non avevo la possibilità di vederne il volto, e in più il dolore era troppo atroce per riflettere a riguardo.

ad un tratto ebbi l'impressione che mille aghi lunghi trenta centimetri mi trafiggessero i polsi e il punto in cui si trovava il Marchio Nero.

urlai, mi dimenai come uno psicopatico in preda ad una crisi epilettica, strinsi le palpebre con tale forza da farle lacrimare, e quando le aprii, era l'inferno attorno a me.

corpi ammassati bruciavano in un angolo dell'enorme edificio in cui mi trovavo.

una donna dalle pupille dilatate era intenta a mangiare qualcosa che spero non fossero state interiora umane.
non rimuoverò mai dalla memoria il suo sguardo folle.

voltai il viso dal lato opposto per non vomitare a quella scena, ma ciò a cui assistetti fu anche peggio.

Voldemort, il Signore Oscuro in persona, puntava la sua bacchetta di legno scuro contro quello che sembrava fosse...Potter.

quest'ultimo, disarmato, si era piegato sulle ginocchia con il capo tremante rivolto al suolo.

«uccidimi.» supplicò con un tono di voce che non avevo mai udito uscire dalla sua bocca.

«UCCIDIMI HO DETTO!» ora stava urlando tra le lacrime che gli rigavano il viso.

improvvisamente un forte bagliore mi accecò la vista e sentì uno strappo all'ombelico che mi fece barcollare, così alzai lo sguardo e mi ritrovai nella stessa posizione di Voldemort di pochi secondi prima.

adesso ero io che puntavo la bacchetta ad Harry.

«cosa aspetti Draco...uccidilo!» mi sibilò la voce terribilmente dolce di mia zia Bellatrix.

adesso ansimavo, l'aria faticava a raggiungere i polmoni, entrai in panico.

sembrava tutto così reale.

«Draco moltissime persone sono morte a causa tua...cosa aspetti a fare lo stesso con lui?» mi domandò una voce che mi parve lontana chilometri.
queste stesse parole si ripeterono una, due, tre ed infinite volte nella mia testa.

«basta...» biascicai reggendomi il capo tra le lacrime e i sussulti dovuti alla paura.

«basta...vi prego...»

«sei inutile Draco! vergognati! non dovresti appartenere alla nobile casata dei Malfoy! CRUCIO
un dolore lancinante mi investì di colpo il torace e poi tutti gli arti del mio corpo, non ero mai stato soggetto ad una sofferenza tale.
urlai con tutto il fiato ancora presente nei polmoni.
sentivo il cervello bruciare e quasi sciogliersi nella mia testa...
come in un videoclip tutti volti degli studenti morti durante la Battaglia di Hogwarts attraversarono la mia mente...

tutte per colpa mia.

morti a causa mia.

poi sentii una voce mostruosamente familiare: «ciao ciao Potty, salutami i tuoi genitori, Avada Kedavra!»

mi svegliai di soprassalto respirando a fondo tutta l'aria che riuscivo ad inserire nel corpo.

inizialmente vedevo delle macchie nere che mi offuscavano la vista, così passai i polpastrelli sulle palpebre umide e alzai la manica dell'avambraccio destro per scorgere quel maledetto tatuaggio che adesso bruciava come se Voldemort avesse richiamato tutti i suoi Mangiamorte.

quel tatuaggio.

era ciò che detestavo più al mondo.
un irremovibile, indelebile segno del passato.

così piansi, feci sgorgare quante più lacrime potessi per sfogarmi, piansi finché non mi stancai, piansi finché non udii dei passi muoversi fuori dal dormitorio.

mi alzai di scatto, mi infilai nel bagno e feci una doccia calda per distinguere un po' le idee.

avevo bisogno di parlare con qualcuno che mi ascoltasse, che comprendesse anche un minimo ciò che stavo provando.

qualcuno come Harry.

fortunatamente era domenica mattina e avevo tutto il tempo per esternargli le mie emozioni; mi recai in Sala Grande e cercai con lo sguardo quei capelli disordinati ma non li trovai in nessun angolo della sala.

mentre mi girai per cercarlo nella sua sala comune vidi la Granger e Lenticchia appartati in un angolo.

«Granger, hai visto Potter?»

«non lo vedo da stamattina presto. comunque perché vorresti saperlo?
Malfoy se cerchi di importunarlo giuro che io...»

«tranquilla perfettina, non ho intenzione di importunare nessuno.
lo stavo cercando per...per una ricerca di Pozioni.»

«ricerca di Pozioni...mh.»

la Granger pensierosa girò sui tacchi, Lenticchia dopo avermi fulminato con gli occhi la seguì.

ovviamente il mio sguardo era molto più fulmineo.

corsi per i corridoi di  tutta Hogwarts senza risultati, fui tanto disperato da domandare alla Preside se ne sapesse qualcosa.

dovevo parlare con Harry.
assolutamente.

«Potter? oh sì, ho sentito che il Professor Hawthorne l'aveva convocato nel suo ufficio.»

a questo punto percorsi cento trentacinque scalini, arrivai di fronte all'ufficio del professore e ne varcai la soglia.

«scusi stavo cercan-»

ancor prima di finire la frase,
fui fulminato da ciò che avevo di fronte.

avrete dedotto che l'incubo lo avessi già fatto, ma questo fu molto peggio.

chissà cosa avrà combinato Harry adesso!
volevo dirvi che mi sto cimentando tantissimo nella scrittura di questi capitoli e spero che voi lo apprezziate!
tanti saluti❤️❤️❤️

Malfoy, il ragazzo che non aveva scelta. (Drarry ff)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora